Noi e voi
Nessun corpo è sbagliato: è questa la lezione di Botero
La morte dell'artista ha riacceso l'attenzione sulla grassofobia. E sull'ipocrisia contemporanea quando si parla (o si censura) l'obesità
Cara Rossini,
“Grasso è bello”, parafrasando il titolo di un musical di Broadway, sembra la giusta sintesi dell’opera di Fernando Botero. Il volume è positivo, il volume è vita, diceva con la sua opera l’artista colombiano. Un artista che non stava su un piedistallo, ma sapeva anche essere attivista. Quando, negli anni ’90, un attentato terroristico a Medellín (sua città natale) colpì oltre a civili innocenti la sua scultura, un pingue uccello, Botero non fece sostituire la statua. Ne fece un’altra che affiancasse la scultura ferita. E la chiamò «pájaro de la paz», uccello della pace. In tempi come questi, dove la guerra sembra l’unica soluzione, c’è bisogno di una pingue colomba che mostri una nuova via di riconciliazione e di pace. Una pace voluminosa come sarebbe piaciuta a Botero.
Daniele Piccinini
La risposta di Stefania Rossini alle vostre lettere
Fernando Botero ha avuto la buona sorte di raggiungere la fama prima che il volume di un corpo fosse la lente con cui si giudica l’intera persona e il grasso diventasse uno dei tabù della modernità. Sarebbe stato grande lo stesso, perché nessuno ha mai intravisto nelle sue opere un accenno di sarcasmo su quelle forme eccessive. Anzi, tutta quella pienezza è apparsa come un inno alla vita, rappresentata proprio dalla quantità: tanto grasso, quindi tanta vita e tanta sensualità. Ci sono stati tempi, secoli ormai, in cui un corpo pieno era garanzia di salute e bellezza, mentre oggi viene giudicato come uno sbaglio, un accidente da riparare al più presto, quasi che il peso sia un elemento morale che ci definisce. Essere grassi è come essere malati, con in più la vergogna perché la malattia arriva contro il nostro volere, mentre l’obesità è una colpa.
Ma siamo nell’epoca del politicamente corretto e lo sdegno per le persone grasse non è passato sotto silenzio, facendo nascere il reato (morale, ma non per questo socialmente meno esecrato) di grassofobia. I correttori della storia e del buon senso si sono messi all’opera cancellando la parola “grasso” da opere letterarie e persino da classici per ragazzi, come è accaduto ai romanzi di Roald Dahl, mentre la tv sforna a scopo velatamente educativo serie di successo con eroine obese o appena cicciottelle come nel caso della protagonista di “Girls”. Così va il nostro mondo, mentre i magnifici, carnali, seducenti ciccioni e ciccione di Botero ornano piazze di tutto il mondo continuando a testimoniare che nessun corpo è sbagliato.
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stefania.rossini@lespresso.it