Il 110% e il bonus facciate hanno portato alla nascita di migliaia di società per gestire lavori anche milionari. Il tutto perché mancava una norma che evitasse certi giochetti. Una dimenticanza davvero curiosa

Sul Sole 24 Ore del 27 febbraio scorso è apparso un articolo che sottolinea che dalla fine del 2020 alla fine del 2023 si sono cancellate dal registro imprese delle Camere di Commercio 10.009 imprese dell’edilizia sul totale di 10.924 nuove aperture. Un dato che rileva, in modo inequivocabile, che la normativa del Superbonus al 110% e del bonus Facciate al 90%, disciplinata dall’articolo 1 della legge di Bilancio 2020, ha fatto nascere dal nulla una moltitudine di imprese.

 

Per iscriversi nel registro era sufficiente che le nuove imprese dichiarassero di svolgere un’attività nei codici Ateco (classificazione delle attività economiche adottata dall’Istat per finalità statistiche) dell’edilizia, delle costruzioni e dell’impiantistica. La normativa non prevedeva alcuna prescrizione per l’esercizio di questa specifica attività edile, ma soltanto l’asseverazione della congruità delle spese dei lavori e il visto di conformità rilasciati da soggetti abilitati.

 

L’inesistenza di prescrizioni, tra l’altro in un settore di attività in cui ricorrono spesso drammatici incidenti sul lavoro, è stata la molla che ha spinto la nascita di migliaia di imprese dal nulla per gestire lavori edili, persino di importo rilevante. Risulta strano che il legislatore e l’ufficio legislativo del Parlamento abbiano “dimenticato”, come richiesto dall’Ance sin dall’inizio, di inserire nella legge il possesso dell’attestazione Soa. Un documento che le imprese devono possedere per partecipare a gare di appalto di pubblici lavori, rilasciato dall’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici (ora Anac) a seguito di una meticolosa istruttoria di validazione dei documenti delle imprese richiedenti, riguardanti gli ultimi 10 anni di attività.

 

Tale attestazione avrebbe dovuto essere la prescrizione validante per consentire alle nuove imprese di effettuare lavori edilizi pagati da “bonus fiscali”, di importo senza precedenti. Molto probabilmente avrebbe impedito frodi fiscali di notevole importo. Evidentemente nel legislatore è prevalso il laissez faire dei tempi ottocenteschi. È stato dato un impulso perverso all’economia bloccata dal Covid, dimenticandosi delle eventuali conseguenze negative. L’unico ravvedimento legislativo, infatti, ha riguardato il bonus Facciate (oggetto delle maggiori frodi fiscali) con la legge di Bilancio 2022 con la riduzione della detrazione fiscale dal 90% al 60% e non le regole. 

 

L’articolo 41 della Costituzione stabilisce che «l’iniziativa economica privata è libera», ma la  subordina alla «legge che ne determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e correlata ai fini sociali e ambientali».

 

Era facile immaginare che con il Superbonus e il bonus Facciate sarebbero state impegnate ingenti risorse finanziarie. Non credo, tuttavia, che ci potesse essere «un fine sociale superiore alla prescrizione dell’autorizzazione Soa per abilitare le nuove imprese a effettuare lavori del Superbonus a carico del bilancio pubblico». 

 

L’uso indiscriminato che ne è stato fatto, oltretutto, ha impedito il finanziamento di altri interventi di utilità sociale di cui il Paese ha tanto bisogno. Per il futuro il legislatore stia più attento.