Il futuro prossimo unirà auto a guida autonoma e reti di sensori. Con più sicurezza e meno emissioni. Perché contro traffico e inquinamento bisogna sovvertire l’approccio agli spostamenti

No, la proprietà non è un furto – come sostenevano i vecchi slogan marxisti – ma se parliamo di vetture comincia a somigliare a un reato contro l’ambiente. E la collettivizzazione resta l’unica speranza di salvarci da un traffico sempre più velenoso. Sono proprio le grandi case automobilistiche a interpretare quello che sarà il futuro prossimo, sovvertendo il nostro approccio alla mobilità alternativa. Non bisogna pensare agli strumenti condivisi come il car sharing: si prepara una vera rivoluzione, che unirà le automobili autonome con le reti immersive di sensori. Tutto nuovo, tutto razionale: migliorerà la qualità della vita e renderà più pulito il pianeta.

 

Il concetto base è che non si compreranno più le vetture, ma un servizio. La stessa auto la mattina presto andrà a prendere una persona e la porterà in ufficio; poi preleverà una mamma e la condurrà a scuola con i bambini, proseguendo verso il suo luogo di lavoro; quindi raggiungerà la stazione ferroviaria, dove un manager in trasferta è atteso in una riunione e così fino a notte, quando magari chiuderà la giornata con una ragazza che va in discoteca. Potete immaginare l’effetto dello sfruttamento intensivo: compirà lo stesso lavoro che oggi viene svolto da una decina di differenti mezzi privati. Ne circoleranno molti di meno e serviranno infinitamente meno parcheggi: grazie a questi veicoli autonomi le città avranno un volto diverso e – paradossalmente – più umano perché verrà sfoltita l’oppressiva onnipresenza delle macchine.

 

L’esperienza di Vidierre, grazie al sistema avanzato di Media Intelligence WOSM©, permette di monitorare i cambiamenti delle abitudini e le aspettative della popolazione a livello mondiale. Le indicazioni sono esplicite: in media oggi una vettura ha un utilizzo pro-capite pari al 20-23% e per il resto rimane ferma, occupando uno spazio di sosta: uno spreco colossale di risorse. L’auto del futuro invece sarà sostenibile perché intelligente: uno strumento di pura utilità, inserito in un sistema innovativo della mobilità sostenibile.

 

Gianni Prandi fondatore di Vidierre

 

Ovviamente la guida autonoma imporrà la creazione di reti capillari di sensori connessi via satellite, in uno scambio di dati continuo con le vetture: dovranno valutare le condizioni del traffico, segnalando i percorsi alternativi in modo da mantenere gli impegni pianificati. Le auto seguiranno piste marcate dai sensori in tutto simili ai binari, seppur invisibili. E le centrali che gestiranno questo via vai di droni a quattro ruote somiglieranno a quelle che adesso supervisionano i movimenti ferroviari, smistando i convogli sugli scambi, garantendo le distanze di sicurezza, affrontando gli imprevisti. Un compito affidato all’Intelligenza Artificiale, che elaborerà in tempo reale le informazioni raccolte dai sensori delle strade e da quelli delle vetture: veri e propri Big Data alimentati senza sosta per permettere la reazione immediata delle singole vetture, vigilando che l’agenda degli appuntamenti sia sotto controllo. 

 

 

Non è un futuro così lontano: le smart city sono dietro l’angolo. Uno studio di McKinsey Center for Future Mobility ritiene che nel 2035 il 57% delle nuove automobili autonome disporrà di guida automatica completa. In più i cervelli elettronici imporranno il rispetto dei limiti di velocità e delle distanze di frenata, tale – secondo l’ultimo rapporto UE sulla sicurezza stradale – da ridurre sensibilmente il numero di incidenti mortali già nel 2030.  

 

Questa rivoluzione copernicana della sostenibilità dei trasporti determinerà una svolta radicale anche dell’industria automobilistica. Cambieranno i criteri di progettazione: le prestazioni come velocità, consumi, tenuta di strada diventeranno secondarie rispetto alla robustezza, all’efficienza, alla sicurezza e alla comodità. Ci attendono sorti magnifiche e progressive, le uniche che potranno pilotare l’Europa fino al traguardo delle zero emissioni fissato per il 2050. 

 

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