Quatto ore sotto la pioggia "oltre ogni limite": una cerimonia d'apertura che ha voluto stravincere, senza però mai stupire veramente. Tra grandeur e momenti controversi. E che alla fine ha spazzato via ogni inquietudine della vigilia

A pochi minuti dall’inizio della cerimonia d’apertura, la signora Thérese – un piccolo negozio di abbigliamento in Rue de Rivoli – ha ricevuto l’ennesima visita di un paio suoi nuovi “amici”. Se li è fatti nell’ultimo mese. Sono due dei 22.000 agenti della sicurezza che passando ogni mattina chiedevano - a lei come ad altri residenti – se avesse visto qualche faccia “strana”. Piccole cellule sparse per tutta la città per scongiurare la grande paura. 

 

D’altronde la giornata era nata storta con gli attacchi vandalici sulle linee del TGV, traffico impazzito, dignitari nel panico, capi di Stato che hanno ripiegato in extremis sull’aereo, come il britannico Keir Starmer. Non sanno che da noi sul tratto Firenze-Roma è una giornata qualunque.

 

Ma tra le strade deserte di una Parigi spettrale, verso sera la tensione avvertita era seconda solo alla pioggia che s’è messa a cadere senza misericordia.

 

Politica
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Dopo qualche impaccio iniziale – la tettoia della tribuna autorità corta col Presidente Mattarella fradicio e in fuga molto presto – lo spettacolo è partito timidamente col primo di una serie di 85 battelli che è spuntato tra le brume della Senna con a bordo gli atleti greci. 

 

Ma per spazzare del tutto l’inquietudine ci è voluta una sontuosa Lady Gaga con la sua performance provocante in Mon truc en plumes di Zizi). Paura passata. Parigi ce l’ha fatta. La più insolita e coraggiosa cerimonia d’apertura della storia non ha avuto intoppi. Quattro ore di balli, canti, esibizioni circensi, richiami alla storia, omaggi ai grandi del passato e torrenti d’acqua. Era da 72 anni che la pioggia non si accaniva sulla festa inaugurale. Ma non sarà questo il solo motivo per cui ce la ricorderemo.

 

Tony Estanguet, ex canoista, tre ori olimpici e capo del comitato organizzatore, l’aveva detto: “Dobbiamo spingerci oltre ogni limite”. È stato di parola, al punto che forse si è fatto prendere la mano. Esclusa la baguette, dalle ballerine del Moulin Rouge fino alle nuvole a forma di cuore sopra il Pont-Neuf, la cerimonia è stata otturata con ogni possibile stereotipo dell’essenza francese. 

 

La sensazione non gradevole è che per la prima non sono i Giochi Olimpici a fare un favore a Parigi, quanto l’esatto contrario. Il Louvre, il Grand Palais, l’interminabile festa di luci della Tour Eiffel e persino le borse del prestigioso sponsor messe in bella – e di dubbio gusto – evidenza, volevano imporre Parigi e la Francia su tutto il resto al punto che gli atleti zuppi fino alle ossa evocavano orde di profughi desiderosi soltanto di essere accolti da questo luogo pieno di magia.

 

Certo, non è stata una serata solo a base di grandeur. Ci sono stati attimi commoventi (l’esecuzione mirabile di Imagine di John Lennon da parte di Juliette Armanet a bordo di una chiatta), e qualcuno controverso.

 

 

Ad esempio, se si voleva utilizzare l’evento per eseguire un sondaggio sul sentimento prevalente riguardo la questione israeliani e palestinesi, bastava ascoltare i fischi piovuti sui primi (coperti dalle grida festose degli italiani che condividevano il passaggio in barca), opposti all’applauso scrosciante che ha accolto i secondi.

 

È stata poi la cerimonia di apertura forse più inclusiva di sempre, persino trasgressiva, nessuno è rimasto fuori. Dalle grandi e vessate donne del passato, alle perone transgender, per finire coi disabili in generale, non solo quelli intesi come atleti paralimpici (a proposito, splendida Bebe Vio in versione modella da haute couture).

 

Anche la politica ha avuto il suo spazio. È arrivato con l’ingresso (ed ovazione) di Aya Nakamura, la cantante del Mali naturalizzata francese, che solo qualche settimana fa quelli della destra volevano escludere dallo show perché “poco francese”. Il voto del 14 luglio li ha calmati.

 

Con Zidane a portare la fiaccola in stile James Bond, Nadal che spunta dalla pioggia per prenderla dalle sue mani e Celine Dion che torna a cantare dal vivo (Edith Piaf) dopo quattro anni fuori causa per problemi di salute, si può dire che gli organizzatori hanno voluto stravincere, senza però mai stupire veramente. Parigi non vedeva così tante barriere e limitazioni dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Se anche non ci hanno lasciato di stucco, vanno capiti.