Il Comitato contro la normativa che spacca l'Italia adesso vuole raddoppiare: «Continua il nostro impegno nell'invitare le persone a firmare sia sul web che nelle piazze, nelle feste di partito, nei luoghi di lavoro»

«Un risultato straordinario contro il tentativo di dividerla non solo in due, ma in più parti. Mettendo il nord contro il Sud». Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde è più che soddisfatto per come sta andando la raccolta di firme contro l'autonomia differenziata che stamattina ha superato mezzo milione di firme. Il "quorum" fissato è stato raggiunto a meno di un mese dall’avvio della raccolta firme, avviata lo scorso 26 luglio. A queste andranno poi aggiunte le migliaia di firme raccolte fisicamente ai banchetti.

 

Festeggia il Comitato referendario per l'abrogazione della legge Calderoli. «Un risultato davvero straordinario, e per certi versi inaspettato per la sua rapidità, peraltro conseguito in pieno agosto, un mese per nulla favorevole a questo genere di iniziative». Una battaglia sopravvissuta al periodo delle ferie e che ha tenuto il campo malgrado la fretta con cui si è preparata la battaglia. Un referendum sostenuto anche da L'Espresso. «La legge - ha scritto su queste colonne il direttore Emilio Carelli - Rischia di accentuare le disparità tra le Regioni, mettendo a repentaglio l’unità nazionale e la solidarietà sociale che dovrebbero invece essere i pilastri della nostra Repubblica».

 

Ma cinquecentomila firme sono "solo il primo passo", sottolineano dal comitato referendario. Prossimo traguardo: sfiorare il milione di firme. «Abbiamo ancora un mese a disposizione e intendiamo utilizzarlo per intero. Proseguirà quindi il nostro impegno nell'invitare le persone a firmare sia sul web che nelle piazze, nelle feste di partito, nei luoghi di lavoro. Contemporaneamente, moltiplicheremo le iniziative per spiegare le ragioni della nostra mobilitazione e i pericoli che corriamo a causa di una legge profondamente sbagliata, che aumenterà inevitabilmente i divari territoriali e le diseguaglianze sociali, minerà alle fondamenta il nostro welfare universalistico, danneggerà allo stesso tempo lavoratori e imprese. Siamo convinti che, se adeguatamente informati, gli elettori respingeranno il tentativo di dividere e indebolire irrimediabilmente il Paese, compromettendone la coesione sociale e le prospettive di sviluppo. Decisioni di questa portata non possono essere assunte in una logica di scambio tra forze politiche e al riparo da una discussione e un confronto pubblici, che invece devono coinvolgere il numero più ampio possibile di cittadine e cittadini, nelle cui mani va restituito il futuro dell'Italia».