Gli Stati Uniti e la Russia in un braccio di ferro diplomatico sull'Ucraina. "C'è cauto ottimismo"

L'oblast del Kursk sul tavolo dei negoziati. Zelensky: "Sono certo che gli Stati Uniti abbiano la forza sufficiente per costringere Mosca alla pace". Putin esorta i soldati di Kiev a deporre le armi per avere salva la vita

Ottimismo, sì, ma “cauto”. Sia gli Stati Uniti che la Russia credono nella possibilità di una tregua in Ucraina, ma ancora non sciolgono le riserve. Il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, Mike Waltz, ha parlato ai microfoni di Fox News dicendosi, appunto, cautamente ottimista davanti all’ipotesi che Vladimir Putin possa accettare la tregua di 30 giorni proposta dagli Usa, già concordata con Kiev. A fargli eco, a margine del G7 Esteri in Canada, anche il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio: ”C’è molto lavoro che resta da fare, ma c'è motivo di essere cautamente ottimisti”. Putin, intanto, ha fatto sapere di aver accolto l'invito di Donald Trump a risparmiare i soldati ucraini nel Kursk e ha assicurato che a chi si arrenderà verrà garantita la vita e un trattamento dignitoso. L'esortazione agli ucraini del russo, adesso, è a deporre le armi nel territorio conquistato da Kiev. Putin ha anche dichiarato che "la nuova amministrazione americana sta facendo di tutto per ripristinare almeno qualcosa di ciò che è stato praticamente ridotto a zero e distrutto" da Joe Biden. "È un processo che non è facile, per non dire complicato", ha comunque precisato Putin. 

Il futuro dell'Ucraina nelle mani di Putin e Trump

Il colloquio notturno al Cremlino tra il presidente russo e l'inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff, ha prodotto dei risultati: anche il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov, nel sottolineare che il cessate il fuoco non deve diventare un’opportunità per l’esercito di Volodimir Zelensky di riarmarsi, ha comunque parlato di “ragioni che giustificano un cauto ottimismo”. Anche se “c'è ancora molto da fare. Ma Putin è solidale con la posizione di Donald Trump”, è stato il commento di Peskov alle dichiarazioni di Waltz. Lo stesso Putin sembra voler allentare la tensione, annunciando il ripristino delle relazioni tra Mosca e Washington: "All'ordine del giorno c'è una questione pianificata riguardante il ripristino delle relazioni russo-americane" ha detto, parlando al Consiglio di sicurezza nazionale, "nel complesso la situazione sembra iniziare a muoversi". 

In un post sul suo social, Truth, Trump ha detto che le discussioni con l’omologo russo sono state “molto buone e produttive” e che ci sono “ottime possibilità che questa orribile e sanguinosa guerra possa finalmente giungere alla fine”. Frasi concilianti nei confronti del Cremlino, che sembrano distendere il clima. Salvo, poi, rianimarlo con l’appello del presidente Usa a Putin: “In questo momento, migliaia di truppe ucraine sono completamente circondate dall'esercito russo - nel Kursk -, in una posizione molto difficile e vulnerabile. Ho chiesto con forza al presidente Putin che le loro vite vengano risparmiate”, ha scritto. 

La questione Kursk

La questione del Kursk, però, è delicata. L’oblast russo è una delle zone che più ha scandito le fasi della guerra. La scorsa estate le zone del Kursk occupate dagli ucraini avevano permesso a Kiev di avere una merce di scambio per i tavoli negoziali. Adesso, però, la situazione sul campo di battaglia sembra essere a favore di Mosca, tanto da attirare la richiesta di Trump a Putin di risparmiare i soldati con la bandiera gialla e azzurra, in condizione di svantaggio di fronte alla continua avanzata delle truppe russe. Quello che l’inquilino della Casa Bianca vuole (o sembra voler) scongiurare è il rischio, paventato dall’omologo russo, che gli ucraini vengano cacciati dall’oblast con la forza. E con la perdita di molte vite. Un’ipotesi credibile, se si pensa che un Kursk interamente in mano russa significherebbe per Putin avere una carta in più nelle mani da giocare sul tavolo delle trattative. Questo scenario, però, secondo Kiev sarebbe remoto e poco probabile. “Non c'è alcuna minaccia che le nostre unità vengano circondate”, ha scritto lo stato maggiore ucraino in una dichiarazione sui social media. Salvo poi essere almeno in parte smentito dallo stesso Zelensky: "La situazione nella regione del Kursk è ovviamente molto difficile", ha dichiarato ai giornalisti.

Non poteva mancare, in questo braccio di ferro diplomatico, la diffidenza del presidente ucraino, molto più “cauto” e molto meno “ottimista”. Il presidente russo “ora sta facendo tutto quello che può per sabotare la diplomazia, ponendo condizioni estremamente difficili e inaccettabili già dall'inizio, ancora prima di un cessate il fuoco”, ha accusato Zelensky. Che si dice, però, sicuro che gli Stati Uniti abbiano la “forza sufficiente” per costringerlo alla pace. "Servono iniziative forti", ha proseguito, "una forte pressione deve essere applicata all'unico che vuole continuare questa guerra”. 

Nel frattempo, Kiev non è rimasta a guardare: il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Sibiga, ha fatto sapere che l’Ucraina ha già formato una squadra per supervisionare un possibile cessate il fuoco con la Russia. "Per prevenire possibili provocazioni da parte russa, dobbiamo essere preparati. Pertanto, tutto sarà ora diretto a garantire che la nostra parte sia preparata”. Necessario, dunque, che ci sia “una visione per il futuro, per un accordo o un piano d'azione per raggiungere una pace giusta e sostenibile per l'Ucraina", ha sottolineato il capo della diplomazia di Kiev. E, naturalmente, ha aggiunto, sono cruciali i parametri e la portata di un pacchetto di garanzie di sicurezza per l'Ucraina. "Questo lavoro è già in corso e il team ci sta lavorando attivamente", ha affermato Sibiga.

L'Ue assente ai tavoli negoziali

L’Unione europea continua ad avere un ruolo marginale nelle trattative di pace. L’Alta rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell'Ue, Kaja Kallas, ha twittato dal Canada, dopo la riunione del G7 Esteri. Le conclusioni non aggiungono molto a quanto è già noto: “Abbiamo ribadito il nostro sostegno all'Ucraina nella difesa della sua integrità territoriale” e “l'impegno di Kiev per un cessate il fuoco immediato”. La Russia “deve ora ricambiare a parità di condizioni. In caso contrario, potremmo imporre ulteriori sanzioni e limiti ai prezzi del petrolio”, ha concluso Kallas.

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