Contatti con i servizi segreti, dossier su politici, fughe di notizie. C’è questo e tanto altro nei verbali di Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto morto improvvisamente lo scorso 9 marzo (per infarto, dicono i primi esiti dell’autopsia) al centro dell’inchiesta della procura di Milano su Equalize, l’agenzia di investigazione che, secondo chi indaga, avrebbe svolto per anni attività illegali di spionaggio. Su Enrico Pazzali, presidente (autosospeso) di Fondazione Fiera Milano e al vertice di Equalize pende una richiesta di domiciliari da parte della procura Equalize e mercoledì 19 marzo si esprimerà il Tribunale del riesame. Intanto tra i nomi finiti al centro dei presunti dossieraggi è uscito anche quello di Matteo Renzi, che nella sua ENews del 17 marzo ha attaccato: “Che aspetta il governo a fare chiarezza sui rapporti tra questa agenzia e i servizi segreti?”
Renzi, La Russa, Santanché
Gallo, prima di morire, ha raccontato agli inquirenti di essere rimasto contrariato quando Pazzali ha fatto delle ricerche su Renzi. “Lì mi sono incazzato – ha spiegato l’ex superpoliziotto ai pm milanesi –. Ma che fa questo? Ma perché?”. “Ogni giorno c’è una notizia che riguarda le intercettazioni e lo spionaggio – ha scritto il leader di Italia Viva –. Oggi si scopre che Equalize aveva il compito di 'pedinare Jacobs e controllare Renzi'. Dopo che mi hanno arrestato i genitori, indagato mezza famiglia, perquisito gli amici, pubblicato i conti correnti, disintegrato la vita personale vogliono ancora continuare?”. Poi l’attacco ad Alfredo Mantovano: perché l’“autorità delegata, già responsabile nella vicenda Almasri e nella vicenda Paragon, non fa chiarezza su questa storia? Mentre questa agenzia cercava di mettermi sotto controllo, Mantovano cercava di togliermi la scorta”.
Ma il leader di Italia viva è solo l’ultimo dei politici menzionati nelle carte della procura. Lunghi passaggi sono dedicati a Ignazio La Russa per alcune chiamate ricevute da Pazzali a cavallo del 7 luglio, quando è uscita la notizia del presunto stupro in cui sarebbe coinvolto il figlio del presidente del Senato. Quando sono stati i controlli su Leonardo Apache La Russa, Gallo spiega come le richieste, al presidente della Fondazione Fiera, arrivavano da una persona a cui “non poteva dire di no”. L’ex superpoliziotto, si legge nelle carte, “a un certo punto si è interrogato sulla possibilità che la richiesta di Pazzali di effettuare gli Sdi di La Russa e del figlio potesse essere correlata alla nota vicenda relativa al presunto abuso sessuale oggetto di una denuncia/querela presentata proprio nei confronti di uno dei figli del presidente del Senato". Tra i dossieraggi di cui ha parlato Gallo ce ne sono alcuni sulla ministra del Turismo, Daniela Santanchè: “C’erano le indagini in corso sul gruppo Visibilia, (Pazzali, ndr) mi ha fatto fare tutte le indagini su Visibilia. Però le ha fatte Calamucci (Samuele, l’hacker del gruppo ndr) e io non… l’ho saputo perché l’ho sentito. Credo – ha aggiunto – che abbia fatto una ricostruzione di tutte le società riconducibili a Visibilia”, una “mappa societaria”.
I contatti con i servizi segreti
Le parti più rilevanti dei verbali di Gallo sono quelle in cui le sue dichiarazioni si intrecciano con le attività degli 007, su cui la procura di Roma – proprio per scavare sui rapporti con esponenti dell’intelligence – ha aperto un fascicolo parallelo sulla cosiddetta “squadra Gallo”. “Enrico Pazzali fu informato delle indagini dal generale Carlo De Donno”, il vicedirettore dell’Aisi, i servizi segreti interni. Tra i due sono comprovati “accertati e acclarati contatti ricorrenti”. “Non mi dice a Roma da chi va – spiega l’ex superpoliziotto – ma c’è un motivo perché non me lo dice, perché io so che lui è molto amico, ma amico amico amico di Carlo De Donno”. Secondo quanto emerge, Pazzali era ossessionato di finire sotto indagine: “Si preoccupava che il dottor Storari stava facendo un’inchiesta su di lui”. Dei servizi, spiega Gallo, "non mi fido, non mi fido assolutamente. Io ho fatto tanti anni in amministrazione e so come lavorano i servizi. L'ho detto anche a Enrico (Pazzali, ndr): 'Fin quando voi vi circonderete di ex generali dei servizi, di quadri e viavoi, farete sempre buchi dappertutto. Perché questi appena vengono qua fanno indagini su di voi'".
Nel capitolo legato ai servizi segreti, Gallo ha parlato anche di Piefrancesco Barletta, ex componente del cda di Leonardo e indagati nell’inchiesta su Equalize, di cui all’inizio è stato socio di minoranza. Barletta – che ha deciso di autosospendersi dalla carica di vicepresidente di Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi – aveva un ufficio nella sede del gruppo di via Pattari 6. “Era “sempre circondato da uomini dei servizi segreti”, spiega l’ex superpoliziotto, il “suo ufficio” era “sempre pieno di questa gente qua”.
La nascita di Equalize
E poi c’è tutta una parte dedicata alla nascita di Equalize. “Nasce nel 2018 da un'idea mia e di Pazzali. Io conosco Pazzali quando ero dirigente del commissariato, lui era amministratore delegato di Fiera Milano e ci siamo conosciuti in quel contesto. Il commissariato di Rho era competente anche per Fiera, ci siamo conosciuti, è nata un'amicizia”, ha spiegato Gallo. “Lui stava per andare via da Fiera Milano e abbiamo pensato di fare un qualcosa insieme (...). Lui ha costituito una società, lui da solo (...). Io ero ancora in polizia, ma mancava un mese per pensionamento", ha messo a verbale l'11 dicembre. Inizialmente non c’era "per niente l'aspetto investigativo", era "una società informatica". Nel 2019 Pazzali assume Gallo, che poi diventerà ad della società. "A me piaceva fare... lavorare con Enrico Pazzali, perché mi ero affezionato", ha raccontato. Nel 2019, ha spiegato ancora, "ho fatturato quasi 450 mila euro con le mie conoscenze. Ovviamente nel 2019 ho avuto la riabilitazione e ho chiesto la licenza investigativa". I clienti "per Equalize li ho sempre esclusivamente procurati io - ha continuato -. Enrico Pazzali non ha mai procurato un cliente".
Prima di partire con la pratica degli accessi abusivi, l’ex superpoliziotto si muoveva così: "Fonti aperte e facevo il report. Valutavo, guardavo le relazioni Dia, Dna, che sono pubbliche, se non c'erano collegamenti, ad occhio e croce, guardavo magari qualcosa del mio archivio personale se erano soggetti che mi dicevano qualcosa".