I due politici si insultavano fino a pochi anni fa. Ma nelle ultime mosse dell’ex 5 Stelle pare ci sia stata proprio l’influenza del centrista con cui ormai si sentono quotidianamente

«Dici sciocchezze…dilettante». Correva l’anno 2018 e Pier Ferdinando Casini si rivolgeva con questi toni a Luigi Di Maio, l’allora barricadero leader del Movimento 5 stelle che si era appena insediato al ministero dello Sviluppo economico nel primo governo Conte, sostenuto anche da Matteo Salvini. I due, Di Maio e Salvini, a Casini non piacevano proprio. E il sentimento era reciproco: come dimenticare l’intemerata di Di Maio durante la campagna elettorale delle scorse Politiche proprio nella città del fondatore dell’Udc, Bologna, contro «quel Casini che ha affossato la commissione sulle banche e ora viene candidato non a caso dal Pd»?

Scenari
Grande centro, chi ci mette i soldi? Ecco gli imprenditori alla finestra
14/2/2022

Ma se con il segretario della Lega anche oggi, a quattro anni di distanza, i rapporti sono a dir poco freddi, specie dopo il “tradimento” di Matteo che non ha più sostenuto la corsa al Quirinale dell’eterno democristiano, tra Casini e Di Maio qualcosa è cambiato. I due adesso si sentono giornalmente e di solito la discussione va così: uno parla (Casini) l’altro ascolta e prende appunti ( Di Maio). Per molti, le mosse del ministro degli Esteri da un anno a questa parte sono di «puro stampo casiniano». Lo scorso novembre Di Maio ha aperto all’ingresso del Movimento 5 stelle nel gruppo del Partito socialista europeo: «Una grande intuizione di Luigi», diceva entusiasta il suo (ex) delfino, Giancarlo Cancelleri. Ma chi è sempre stato un forte sostenitore dell’aggancio dei partiti nazionali a famiglie storiche del Parlamento Europeo? Lui, Casini. Poi sono arrivati il sostegno al governo Draghi e all’atlantismo, diventati da mesi due tasselli fondamentali della politica del ministro degli Esteri. E chi c’è dietro questo cambio di rotta? Sempre lui, Casini.

Dopo Quirinale
Grande centro, si apre il cantiere con due tappe fondamentali: legge proporzionale ed elezioni in Sicilia
31/1/2022

Resta una domanda: come ha fatto l’ex presidente della Camera a prendere il ruolo di gran suggeritore politico di Di Maio? La risposta sta tutta in un luogo: la Farnesina. Un palazzo nel quale Casini è sempre stato di casa e che conosce stanza per stanza, dirigente per dirigente, diplomatico per diplomatico. Tanto che una funzionaria di peso oggi è anche la sua fidanzata, Maddalena Pessina, responsabile della promozione culturale del ministero. È stata lei la chiave di volta per ammorbidire certe rigidità del ministro nei confronti del fidanzato eccellente. Di certo anche grazie a lei i rapporti tra i due sono migliorati fino a diventare idilliaci. Sembra passata un’era geologica rispetto al dicembre del 2019 quando Casini, proprio grazie ai suoi buoni uffici alla Farnesina, portava a segno un colpo mediatico che metteva a dir poco in ombra il titolare del dicastero, cioè Di Maio, facendolo infuriare: Casini in quei giorni era volato a Caracas per parlare direttamente con il comunista Maduro e liberare dei deputati dell’opposizione venezuelana che rischiavano il carcere a vita perché accusati di un fallito colpo di Stato. Missione compiuta con tanto di complimenti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma non di Di Maio, che però aveva già capito che se voleva fare strada, soprattutto in quelle stanze, doveva per forza avvicinarsi a Casini.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso