Diecimila persone muoiono ogni anno in Italia per questa malattia. Ora due nuovi farmaci aumentano le possibilità di guarigione. Ma in molte regioni non sono disponibili, perché mancano i soldi per i rimborsi

L'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di persone affette da epatite C, con oltre un milione di malati e 10 mila decessi ogni anno. Oggi esistono due nuovi farmaci, il boceprevir e il telaprevir, in grado di aumentare di circa il 30 per cento le possibilità di guarigione, ma sebbene l'Agenzia europea che regola l'immissione dei farmaci abbia dato l'autorizzazione nel luglio del 2011, in molte regioni del nostro Paese ancora non sono disponibili. A lanciare l'appello è Ivan Gardini, presidente dell'associazione di malati Epac Onlus.

Dottor Gardini, perché l'allarme?
«Dopo l'autorizzazione a livello europeo, l'agenzia italiana (Aifa) ha impiegato ben 18 mesi per approvare il rimborso in Italia. Poi, due mesi fa, la palla è passata alle regioni, e si sono accumulati ancora nuovi ritardi».

Perché?
«Essenzialmente per mancanza di fondi. Spesso sulla carta è tutto a posto, il prodotto è stato inserito nei piani di prescrizione regionali, ma poi le singole Asl non ordinano abbastanza farmaci per tutti i pazienti, perché la regione non assicura i tempi dei rimborsi. In molti casi il trattamento non è garantito neanche per i pazienti più gravi».

Che effetti ha tutto questo sui malati?
«Si stanno formando delle liste di attesa. Molti pazienti però hanno uno stadio avanzato della malattia, la cirrosi, e non possono aspettare. Qui parliamo di guarire persone che rischiano seriamente di morire, e che, ricordiamolo, in molti casi sono state infettate con le trasfusioni».