Attualità
26 novembre, 2015

L’imam in moschea: rispettate il Paese che ci ospita

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Il sermone del venerdì nel quartiere di Centocelle, a Roma, dopo i fatti di terrorismo che hanno sconvolto l'Europa. Con un invito a riconoscere il valore dei 'patti' con l'Italia e una raccomandazione 'Siate all'altezza dell'Islam'

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È venerdì ed è mezzogiorno. Il muezzin sta recitando l’adan, il richiamo alla preghiera. Alla moschea di Centocelle in tanti hanno risposto. Oltre ottocento i fedeli al primo turno. Più di trecento quelli al secondo. Molti con gli abiti da lavoro. Approfittano della pausa pranzo per assolvere l’obbligo da musulmano. In mezzo a loro i giornalisti per raccontare questo sermone. Il primo dopo la strage di Parigi.

L’imam, Mohamed Ben Mohamed, invita chi è ?lì per pregare a non sentirsi a disagio. «Sono qui per trasmettere il nostro messaggio», spiega, «dobbiamo esserne felici. La gente deve sapere. ?Le persone non conoscono la nostra religione, che Allah ha definito mediana perché è contro gli estremismi». ?Il sermone è dedicato ai fatti che ?hanno sconvolto l’Europa. Non poteva essere altrimenti. È stato così in buona parte dei centri islamici. «Uccidere una persona innocente è uno dei peccati ?più gravi», ha subito sottolineato l’imam. «L’Islam ci ordina la misericordia e la clemenza, non ?solo verso gli umani ma anche verso ?gli animali. Il messaggero raccontò ?di una donna castigata perché tenne segregato un gatto. Questo è l’Islam. 
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Islam, quel mondo sconosciuto delle periferie
26/11/2015

Il profeta affermò che chi uccide una persona che gode di protezione, quindi con cui sono in vigore dei patti, non potrà sentire il profumo del paradiso». Ancora: «Chi uccide un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o diffuso la rovina sulla terra, è come se avesse ucciso l’umanità intera. Si parla sempre di uomo, senza specificare ?la sua religione. Vale quindi per chiunque». I riferimenti riportati sono diversi. «Se siamo in questo paese ?è perché ci sono dei patti tra noi e ?lo Stato», ricorda la guida spirituale. «Patti rappresentati, ad esempio, ?dal visto d’ingresso e dal permesso ?di soggiorno. Non vanno traditi. Allah ?ha reso illecito il tradimento persino durante la guerra, e quindi ancor di più in periodo di pace. Il giorno del giudizio saremo tutti interrogati sui patti che abbiamo preso. Il musulmano ha degli obblighi da rispettare, deve seguire ?la legge del paese che lo ha ospitato». ?

Un Paese a cui l’imam esprime riconoscenza. «Lo dobbiamo ammettere, qui abbiamo diritti che nei nostri Stati musulmani non abbiamo. Possiamo professare la nostra religione, pregare e digiunare ?in assoluta libertà, grazie anche ?alla nostra bellissima Costituzione. Abbiamo la possibilità di lavorare ?e vivere in pace». Manca però ancora qualcosa. «L’Islam non è riconosciuto come religione ufficiale da parte dello Stato. Anche questo è un nostro diritto perché noi facciamo parte a tutti gli effetti di questo paese. Se la gente ha paura di noi è anche perché la maggior parte delle moschee si trova nascosta sotto terra. Non abbiamo luoghi ?di culto degni di rappresentare nel modo giusto la nostra religione».

?Le raccomandazioni più importanti l’imam le ha per i fedeli. «Siate all’altezza dell’Islam», ammonisce. «Dovete dimostrarlo ogni giorno, nel quotidiano, essendo fedeli a questo Paese, onesti nel vostro lavoro, rispettosi del prossimo. L’Islam raccomanda l’unione nel bene ?e di non prendere parte al male. ?Non siamo venuti qui per togliere ?nulla a nessuno. Non lo vogliamo ?e non accettiamo che qualcuno ?lo faccia. Loro possono avere paura, ma voi avete il dovere di fare in modo che questa paura venga vinta, rassicurandoli con le buone parole ?e le buone azioni».

E poi bisogna avere pazienza. «In questo periodo i musulmani sono sotto processo, continuamente sotto pressione. Dovete resistere e cercare di rispondere sempre con il bene. Così faceva il nostro profeta. Le persone ?vi devono capire e molti lo stanno facendo. Diversi italiani, tra cui alcuni nostri vicini, sono venuti a trovarci nei giorni scorsi per esprimerci solidarietà e vicinanza. Loro ci conoscono». ?Dopo la preghiera, l’invito alla manifestazione nazionale, ?sabato 21 novembre in centro ?a Roma, per condannare l’attentato ?di Parigi e dissociarsi dall’ideologia dell’Is: «Dobbiamo essere in tanti ?per non lasciare nessun dubbio».

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