Il governatore della Campania ?si ricandida e, per racimolare voti, allarga il programma Garanzia Giovani anche al settore pubblico. Tremila euro per sei mesi: tanto paga l'Unione Europea
Doveva essere la porta d’ingresso al mercato del lavoro, tra il mondo produttivo e i giovani neet (“not in education, employment or training”), sempre più allo sbaraglio. Ma la cosiddetta
Garanzia giovani rischia di diventare una trovata elettorale senza nessuno sbocco per chi ne usufruirà: giusto una mancia di 3.000 euro complessivi, in sei mesi: proprio quelli in cui si tengono le elezioni. Poi di nuovo a casa.
Succede in
Campania, dove da qualche mese un bando regionale ha aperto la corsa ai tirocini finanziati appunto da Garanzia giovani, ammettendo alla gara anche le pubbliche amministrazioni. Così Comuni, tribunali, procure, scuole e università si sono messi in coda per avere i nuovi tirocinanti, pagati con i fondi del programma europeo della Youth guarantee. Il cui scopo è dare un training e la speranza di un’occupazione ai giovani neet, quelli tagliati fuori dalla scuola (perché l’hanno finita o abbandonata) e dal lavoro. Peccato che, al termine del tirocinio pubblico, nessun posto di lavoro sia in vista per loro: nelle amministrazioni dello Stato è infatti in vigore da anni un blocco del turn-over e, anche qualora si riprendesse ad assumere, per entrare nel pubblico si dovrebbe vincere un concorso. Insomma, dopo il “tirocinio” niente.
Cinquecento euro al mese, per sei mesi. A tanto ammonta l’assegno messo a disposizione dalla Regione Campania, ai suoi neet. Non c’è da arricchirsi, ma non è neanche poca cosa, in una regione con un tasso di disoccupazione superiore al 20 per cento e dove la percentuale di neet (giovani tra i 15 e i 29 anni a spasso) arriva fino al 36,4 per cento: un dato che sfiora il record italiano (detenuto dalla Sicilia, arrivata a quota 40 per cento tondo). È proprio ai neet che è rivolto Garanzia giovani, uno dei più ricchi programmi di spesa messi in campo dalla Commissione europea (1,5 miliardi è la dote per l’Italia), mirato alla occupabilità.
Da quando è partito (all’inizio dello scorso anno), il piano arranca dietro le inefficienze degli uffici del lavoro, il ritardo di molte Regioni, e la latitanza delle imprese che, nonostante gli incentivi, non si stanno certo mettendo in fila per accogliere tra le loro braccia i giovani neet e i relativi fondi europei.
Finora, i ragazzi che si sono registrati nei portali regionali per accedere alla Garanzia giovani sono un po’ più di 400 mila. Dall’altro lato, le offerte di lavoro complessive per lo stesso programma sono state, dall’inizio del programma, meno di 50 mila. E nel mezzo c’è un percorso lungo e complicato: tant’è che dei 422.433 giovani registrati nel programma meno della metà (169.033) è stata presa in carico dagli uffici del lavoro: cioè, ha avuto il primo colloquio. Nessuna fretta insomma: anche perché ad attendere i neet dall’altra parte dello sportello non c’è una folla di aspiranti datori di lavoro o formatori. Al momento sono attive, sul portale della Garanzia giovani, solo 7.350 offerte di imprese. E nella stragrande maggioranza ( il 72,8 per cento) concentrate al Nord.
Al Sud, dove risiede il maggior numero di neet, c’è anche il minor numero di offerte (solo il 14,2 per cento) e le Regioni sono più indietro nell’attuazione del programma. La Campania, che ha il record degli iscritti (56.954, solo 16.493 dei quali presi in carico) registra sul suo portale appena 5.314 offerte di imprese private.
In questo quadro, la giunta del governatore
Stefano Caldoro, in vista delle elezioni regionali, ha dato un’accelerata, emanando una serie di bandi grazie ai quali i giovani potranno essere presi come tirocinanti nelle pubbliche amministrazioni. Il tutto, con 30 dei 191 milioni di Garanzia giovani che spettano alla Campania, ai quali la Regione aggiunge, di suo, altri 300 milioni. Già tre di questi bandi sono stati assegnati, per un totale di circa 2.500 posti: si va dai 150 “tirocinanti” che entreranno nelle stanze del municipio di Torre del Greco, ai circa 70 della Corte d’Appello di Napoli, fino ai 22 della Comunità montana Ufita. E ancora: l’università di Salerno, il tribunale di Nola, diversi licei e tanti comuni, grandi e piccoli. Tutte pubbliche amministrazioni dove il blocco del turn-over e i vincoli di bilancio degli enti locali impediranno qualsiasi assunzione.
Perché allora impiegare i soldi della Garanzia giovani così? «Il piano si può realizzare anche nel pubblico, nessuno lo vieta», dice il giuslavorista Michele Tiraboschi, che con la sua associazione
Adapt ha un osservatorio molto critico su Garanzia giovani, «ma i tirocini servono solo se sono finalizzati a qualcosa, se c’è un percorso che continua e non finisce con la campagna elettorale».
Il programma Garanzia giovani, com’è noto, non deve assicurare un posto di lavoro, ma una formazione, un percorso, facendo in qualche modo da ponte verso l’occupazione. «E invece tirocini di questo tipo, fatti senza un programma, sembrano più che altro finalizzati a dare dei lavoretti, dopo i quali però non c’è niente», dice ancora Tiraboschi. Meglio sarebbe stato, conclude il giuslavorista, mettere le risorse della Garanzia giovani nel servizio civile universale, con un programma finalizzato alla messa in sicurezza e bonifica del territorio. Ma il legame tra i fondi europei e il servizio civile, va detto, è rimasto al palo in tutte le regioni.