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Attualità
novembre, 2016

Addio Umberto Veronesi, l'oncologo dalla parte delle donne

Si è spento a 91 anni nella sua casa di Milano. Una vita dedicata all'impegno per la prevenzione dei tumori

Si è spento nella sua casa milanese l'oncologo Umberto Veronesi. Avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 28 novembre. Fondatore e guida fino all'ultimo della Fondazione che porta il suo nome, divenuta negli anni punto di riferimento per la cura dei tumori a livello internazionale, si era laureato in medicina nel 1950, entrando subito dopo all'Istituto dei Tumori. E' stato ministro della Salute fra il 2000 e il 2001. 
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Sarà ricordato per le battaglie in nome dell'umanizzazione delle cure (sognava ospedali più belli, dove i parenti potessero stare al fianco dei malati senza limiti orari e si mangiasse bene, come a casa), ma anche per l'impegno sul fronte della prevenzione per il tumore al seno, in nome della «mortalità zero», obiettivo «possibile da raggiungere entro il 2020».

Premiato negli anni con 14 lauree Honoris causa e una lunga lista di riconoscimenti internazionali, si è impegnato nella la battaglia per istituzionalizzare gli screening di massa e attraverso un'opera di sensibilizzazione delle donne sull'importanza di sottoporsi ai controlli con regolarità per 'stanare' eventuali noduli quando sono ancora di pochi millimetri e le chance di salvarsi sono altissime.
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Ha fondato, nel 1991, ed è stato direttore scientifico dell’IEO - Istituto europeo di oncologia una prima volta dal 1994 al 2000 e, successivamente, dal 2001 al 2014. Nel 1993 è stato nominato dall’allora ministro della Sanità Raffaele Costa membro della commissione nazionale incaricata di redigere un piano contro le malattie tumorali. Nel 1998 è stato membro della commissione che dovette giudicare gli effetti della cura anti-cancro nota come «terapia Di Bella», da lui fortemente contrastata.
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Il 25 aprile 2000 è stato nominato Ministro della sanità nel governo Amato II, fino all’11 giugno 2001. In qualità di ministro si è battuto in particolare per una legge antifumo, che sarà poi varata dal suo successore Girolamo Sirchia.

Dal 2008 al 2011 è senatore per il Pd. oltre al grande lavoro scientifico, di Veronesi, soprattutto negli ultimi anni, si ricordano le battaglie civili: la legalizzazione delle droghe leggere (già nel 1995), la difesa di testamento biologico e consenso informato (anche nei drammatici giorni della morte di Eluana Englaro nel 2009), la difesa degli alimenti Ogm. Inoltre da decenni l’oncologo si era convintamente lanciato nella battaglia contro il consumo di carne, essendo lui stesso vegetariano convinto. Sia per motivi salutistici che etici. Lucido e attivissimo fino alla fine, in una delle ultime interviste aveva detto: "Non mi interessa la fine, ma di fare una brutta fine". Un rischio che non ha mai corso.

“Umberto Veronesi faceva parte di una generazione di medici che hanno fatto la storia della medicina in Italia e che sono cresciuti all’interno dell’Istituto Tumori di Milano, il primo luogo di cura che ha approcciato la malattia oncologica con l’occhio della modernità”, ricorda Pier Giuseppe Torrani, Presidente AIRC e FIRC. “Tutti i malati oncologici, e AIRC in particolare, devono molto alla sua lungimiranza di medico e scienziato e alla sua instancabile tenacia nel perseguire l’obiettivo di terapie più umane, efficaci e accessibili a tutti”.

E' stato un personaggio eclettico e che ha lasciato il segno in vari campi, legando il suo nome agli studi contro il cancro ma anche all'appoggio di campagne sociali al centro di accese polemiche come, ad esempio, quella a favore dell'eutanasia. Diceva spesso di non avere paura della morte ma di essere anche forte sostenitore di ogni lotta alla sofferenza fisica e psichica del malato.

A Veronesi si deve la nascita della Giornata per la Ricerca sul Cancro nel 1998, una delle attività più qualificanti di AIRC, che ancora oggi ogni anno informa la cittadinanza sui risultati raggiunti per la cura del cancro e sull’importanza di sostenere il lavoro dei ricercatori.

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