Il sistema realizzato dall'Espresso per inviare segnalazioni sulle violazioni dei diritti umani in Egitto ha già registrato oltre mille accessi. E la redazione è già al lavoro sulla verifica delle informazioni

Oltre mille accessi in pochi giorni: le prime segnalazioni, alcune documentate, con precisi riferimenti inediti, ?sono arrivate sulla piattaforma RegeniLeaks, lanciata sul sito de “l’Espresso” per fare luce sulla morte di Giulio e sulle sistematiche violazioni ?dei diritti umani nell’Egitto ?di al-Sisi.

Materiale inviato ?da whistleblower e sul quale ?la redazione sta lavorando con tutte le verifiche e i riscontri giornalistici che la delicatezza del caso richiede. La piattaforma, tradotta anche in arabo e inglese, consente l’invio di testimonianze, documenti, foto e video, anche in forma anonima e protetta se si seguono le istruzioni senza commettere errori.

L’iniziativa ha avuto un’ampia diffusione anche nel mondo arabo, dove è stata ripresa dai principali media. La versione araba dell’Huffington Post ha dedicato al progetto l’apertura del sito, mentre la televisione Al Jazeera ha rilanciato l’iniziativa con ampio spazio nei tg e sul sito dove ha titolato: «Una piattaforma italiana in tre lingue per monitorare le torture in Egitto». Di RegeniLeaks hanno parlato anche i siti egiziani indipendenti, mentre gli attivisti l’hanno condivisa sui social media: «Si facciano avanti ?i familiari delle persone scomparse». Silenzio invece, ma era prevedibile, da parte ?di giornali e emittenti filogovernative.

“L’Espresso” ha ricevuto anche l’appoggio di molte organizzazioni che si battono per i diritti umani: «Nell’ultimo anno in Egitto si è registrata un’ondata di sparizioni forzate: centinaia di persone sono state catturate da personale armato delle forze di sicurezza, hanno trascorso lunghi periodi di tempo senza contatti col mondo esterno e sono state torturate per “confessare” reati ?di terrorismo. La tortura, ?a sua volta, è diventata prassi quotidiana», ha dichiarato ?il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.

RegeniLeaks
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«A fronte di questo, l’impunità per le gravi violazioni dei diritti umani commesse durante e dopo la rivolta del 2011 è costante: le autorità egiziane non hanno mai condotto indagini efficaci, indipendenti e imparziali sulle centinaia di casi di sparizioni forzate, torture e uccisioni illegali documentate dalle organizzazioni per i diritti umani. Chi le denuncia rischia il carcere. Per questo, RegeniLeaks può rivelarsi uno strumento di grande importanza per far sapere ciò che le autorità egiziane non vogliono ?si sappia. Sappiamo che quello italiano è uno dei governi europei che ha autorizzato l’invio alle autorità egiziane ?di sofisticata tecnologia per ?la sorveglianza, forse usata contro dissidenti pacifici e dunque contro i diritti umani. RegeniLeaks è una risposta: uno strumento protetto ?al servizio della protezione ?dei diritti umani».
L’iniziativa
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Da Amnesty International è partita anche una richiesta formale all’Unione europea perché sospenda la fornitura ?di armi che favoriscono omicidi e torture. Secondo un report dell’organizzazione, 13 Stati membri - tra i quali Italia, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna - hanno violato la sospensione dei trasferimenti di armi all’Egitto decisa dalla stessa Ue dopo l’uccisione ?di centinaia di manifestanti nell’agosto del 2013. Solo nel 2014 l’esportazione di forniture militari all’Egitto ha raggiunto un valore di oltre sei miliardi ?di euro.

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