Il 'j'accuse' di Natalia Aspesi: «Così il popolo può odiare tutto ciò che lo inquieta con un improvviso bisogno di sangue, di guerra, di trincea. Dopo i cosiddetti Poteri Forti, gli immigrati e l’Europa eccoli lì i nuovi nemici, anzi i nemici di secoli: i gay, o meglio le facili vittime di sempre»  

Natalia Aspesi
«Tollerare l’omosessualità equivale ad accettare la pedofilia e il satanismo». Mah, povera signora, Silvana Mari, scrittrice fantasy, l’hanno condannata a pagare una multa neanche troppo salata, 1500, euro per questa stupidaggine. «Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay». Tipico pensiero sgangherato di Vittorio Feltri, diventato il titolo di prima pagina del suo Libero: vero tra l’altro, ma per quel che riguarda l’economia chieda al governo e per i gay si vede che non deve essere male. Ai miei tempi gli omosessuali non esistevano: tutti gli uomini che conoscevamo erano fidanzati o si fidanzavano con noi, erano mariti devoti e padri affettuosi; non c’era nemmeno la parola per eventualmente definirli, al massimo una criptica nube di silenzio oscurava certi giovanotti amanti dell’opera e soprattutto del balletto, fedeli alla loro fidanzata morta vent’anni prima e che piacevano pazzamente alle mamme di zitelline incollocabili. Quando nel 1937, mentre abbondavano i pestaggi fascisti a gruppi di misteriosi giovanotti, uscì “La contessa di Parma” di Blasetti, si pensò che Umberto Melnati facesse gestolini e avesse l’erre moscia, simbolo perverso di chic da ridere, in quanto sarto per ricche dame e non altro.
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Poi si sa i tempi cambiano, cambia tutto e adesso, difficili e pericolosi decenni dopo, sono migliaia le persone che lacrimando di commozione, hanno la gioia patriottica e democratica di assistere tra decorazioni di fiori bianchi, assessore con striscia tricolore, testimoni eleganti, alle unioni civili di cari amici, due donne, due uomini anche ottantenni. Finalmente sposi! Persino nella vecchia Italia peccatrice e sessuomane è accaduto: di colpo, dopo mezzo secolo di terrorismo omofobo non si sa se più democristiano o più semplicemente maschile nella difesa cieca della coppia mai abbastanza procreatrice, il povero Renzi premier riuscì a far approvare una legge di riconoscimento delle unioni omosessuali, mentre già in molte nazioni il vero matrimonio era esteso a tutti: e forse anche per questo suo successo civile Matteo, quello democratico, è tuttora inesorabilmente detestato.

Recente manifesto a Verona: “Zona altamente inquinata da immondizia abbandonata e infestata da finocchi molesti”. Pochi giorni fa nel giro elettorale in Abruzzo, il vice premier e ministro dell’Interno: «Fin che campo difenderò il diritto dei bimbi ad avere una mamma e un papà e combatterò contro utero in affitto e adozioni gay».
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Ci si poteva aspettare che questo altro Matteo, per ora adorato dal Popolo, proseguisse promettendo di difendere anche il diritto dei bimbi a non essere ammazzati da babbo o mamma o privati dalla mamma ammazzata da babbo. Sono momenti duri questi, di incattivimento nuovo, irragionevole e passivo, che impedisce di sopportare oltre la convivenza, la pace che dura da troppi decenni.

Riaffiora questo improvviso bisogno di sangue, di guerra, di trincea, di assalto alla baionetta, meglio ancora di atomica, per i fortunati paesi che ce l’hanno. Solo che non si sa più bene chi infastidire, chi far soffrire, chi umiliare, chi escludere, e perché no chi ammazzare. E siccome odiare i cosiddetti Poteri Forti assicura la sconfitta, e odiare gli immigrati non dà risultati di strage promessa e innesca nuove paure o addirittura nuovi rimorsi, e odiare l’Europa pare una impresa pericolosa e odiare i cosiddetti radical chic sa un po’ di muffa, eccoli lì i nuovi nemici, anzi i nemici di secoli, o meglio le facili vittime di sempre: questi froci, questi culattoni, questi rottinculo, questi anormali, questi malati, che si nascondono dentro un aspetto qualsiasi, professioni qualsiasi, convivenze qualsiasi, anche famiglie qualsiasi, quindi difficili da stanare.
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E quelle sporcaccione che appaiono anche nel nuovo film di Eastwood, “The mule - Il corriere”? Una masnada di motocicliste grasse, muscolose, rapate e in completo di cuoio nero, le famose lesbiche degli incubi maschili? La nostra tivù, anche di Stato, causa audience, ha sdoganato in fretta l’omosessualità, con una serie di cronache sui matrimoni gay con interviste a genitori estasiati; in certe trasmissioni molto seguite come Portobello, è capitato che si aiutasse un ospite gay a trovare il suo partner, e fu un grande successo, mi pare a un Festival di Sanremo, invitare una signora con barba e baffi, dove in altra occasione aveva trionfato una coppia malauguratamente etero con sedici figli.

Poi una sera il presidente del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi chiese inutilmente che la Rai non trasmettesse un film con Ornella Muti, in cui due uomini si baciavano senza essere mafiosi, il che invece è consentito far vedere. Sempre in difesa “dei nostri bimbi”, che se davvero piccini a quell’ora dovrebbero essere a letto e se decenni sui loro telefonini ne vedono di ogni colore.

Non si sono ancora sentite proteste rilevanti per quel che si vede al cinema forse frequentati dagli omo ma non dagli omofobi, e neanche per le piattaforme streaming, come sul diffuso Netflix; dove per esempio nella serie “Le Regole del Delitto Perfetto” due bei ragazzi maschi innamorati passano tutto il tempo a togliersi le mutande e a saltarsi addosso contentissimi.

I siti gay confermano che stanno aumentando l’odio, il disprezzo, la voglia di menare, sul web, nelle lettere ai giornali, nelle parole di molti personaggi antichi del nuovo parlamento e governo. Tra le tante lettere di insulti a me e al mondo, che il signor Gianluca Bovi mi scrive da un paese alle porte di Salerno, ce ne è una più illuminante delle altre: «Sono anche dichiaratamente e orgogliosamente omofobo. Mi scusi, siete voi di sinistra a voler far girare il mondo alla rovescia con le vostre teorie sul gender. E ci tocca a noi “omofobi” subire tale epiteto con l’intento di essere giudicati duramente e negativamente…». È omofobo, il signor Bovi, 47 anni, ma è pure razzista, «una persona che se ne vuole stare con la propria etnia, nel mio caso quella caucasica…». Ma soprattutto odia le donne: «Che le donne facciano schifo è un fatto oggettivo… Si chiede se sono misogino? E come può un uomo non esserlo, visto quanto siete viscide e subdole e rompiballe…le ho espresso il sentire del popolo…».

Anni fa ricevevo lettere di maschi orripilati dal femminismo, adesso è tutto il genere femminile che odiano: e credo che tutti questi nemici vengano intrecciati tra loro: stranieri, neri, gay, donne. Non si è mai visto un governo più razzista, omofobo, misogino di questo, neppure ai tempi dei democristiani più vaticani, e può essere questo uno dei richiami più forti per il consenso del Popolo; che può finalmente ribellarsi a tutto ciò che lo inquieta, e prima di tutto le donne, che non sono come dovrebbero essere secondo il pensiero di chi non vuole rinunciare al solo potere sicuro, quello di qualsiasi maschio su qualsiasi femmina. Molto frequentato è il sito Sexodus, dedicato «agli uomini che rinunciano alle donne e si ritirano dalla società» con previsioni apocalittiche, il crollo delle istituzioni perpetrato dalle donne dette femministe, il rifugio degli uomini nel porno, nel feticismo, nella dipendenza dalle droghe e dai videogiochi…

Qualche giorno fa si è riunita una commissione della Lega per intervenire sulla legge che consente l’interruzione della gravidanza: tutti uomini maturi e un paio di signore. Un muro compatto di donne con cartelli gridava contro la tavolata horror, e allora un tipo grassottello si è alzato furibondo e si è scagliato contro le manifestanti: ancora non si era mai visto un attacco fisico contro le donne che difendono la loro libertà e la loro vita.