Il caso di una donna di 72 anni, dimessa dopo esito negativo al coronavirus. Ma in realtà era stata data una comunicazione errata. E ora la figlia e i nipoti minorenni temono in contagio (ma non vengono a loro volta tamponati)

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L’ospedale le ha rimandato a casa la mamma di 72 anni, malata di Covid-19, con un referto sbagliato: tampone negativo. Invece il risultato era positivo. E ora la signora Maria M. vive nel terrore di essere stata contagiata insieme ai suoi due figli minorenni. Segregata in casa con la madre immobilizzata, aspetta da più di una settimana di poter fare il tampone con tutta la sua famiglia, ma il controllo non arriva mai.

Indignata, la signora ha raccontato all’Espresso la sua vicenda, documentata dai referti sanitari e dagli audio delle telefonate con i medici. Un caso grave, perché mette i dubbio l’unico strumento di controllo del virus: probabilmente l’ospedale ha sbagliato a registrare i risultati. Un errore allarmante, anche perché riguarda un grande ospedale privato del Veneto, la regione modello per i test sul virus.

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«Mia madre è sempre stata autosufficiente: ha cominciato a stare male la sera del 7 marzo», spiega la signora Maria. «Ha avuto la febbre altissima per due settimane: 39,9. Ho chiamato cinque volte l’ambulanza, mi dicevano solo di darle la tachipirina, ma la febbre non scendeva sotto i 38,5. È stata ricoverata il 22 marzo, dopo una sospetta ischemia. Ed è risultata positiva al virus. Alla vigilia di Pasqua mi chiama un medico dell’ospedale: dice che mia mamma ormai respira bene, il tampone è negativo, quindi ce la rimandano a casa in ambulanza, senza mascherina perché risulta guarita. Ma il 15 aprile mi chiama un altro dottore, non dell’ospedale: dice che deve controllare come sta mia madre, perché è positiva. Io mi sento svenire: ma come, l’ospedale ce l’ha riportata a casa scrivendo che il tampone è negativo. Il dottore insiste che l’ultimo test, eseguito il 13 aprile, risulta positivo. Rispondo che è impossibile: mia mamma era già tornata a casa da due giorni. Il dottore non sa cosa dire: c’è stato un errore. Quindi chiamo l’ospedale e riesco a parlare con un medico, che non sa spiegare cosa sia successo. Dice che bisogna rifare i tamponi, ma a questo punto voglio un test anche per me e per i miei figli. Dopo una settimana, mi chiama un’altra dottoressa dell’ufficio igiene. Ma anche lei dice che mia madre è risultata positiva al tampone del 13 aprile, che sicuramente non era il suo. Stiamo ancora aspettando che ci facciano i tamponi giusti. Sono disperata».

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