DemoCrazy: L'Espresso in edicola e online da domenica 17 gennaio
DemoCrazy: L'Espresso in edicola e online da domenica 17 gennaio
La democrazia in crisi negli Usa e in Italia. I pericoli dell'accordo sugli investimenti tra Europa e Cina. Il ricco feudo della destra nella sanità lombarda. Ecco cosa trovate sul numero in arrivo. E gli articoli in anteprima per gli abbonati digitali
L'Urlo di Munch su uno sfondo di bandiere: l'immagine di copertina del nuovo numero dell'Espresso è una rielaborazione dell'icona dell'angoscia firmata da Ivan Canu. Il titolo "DemoCrazy", gioca con le due parole del momento: democrazia e pazzia. Mentre in tutto il mondo peggiorano epidemia, economia e allarme sociale, Stati Uniti e Italia sono in balìa della crisi politica: assurda quella che mina il governo Conte, allarmante quella che accompagna l'uscita di scena di Trump. Entrambe, a loro modo, una follia.
È questo il tema del giorno, a cui l'Espresso dedica un lungo focus. Marco Damilano nel suo editoriale indica i termini del problema: il dramma americano e la farsa italiana nascono dallo stesso male della democrazia, una fragilità di fondo che si supera solo aprendo le porte del Palazzo alla partecipazione della società.
"L'ultimo Conte" è quello che racconta Susanna Turco, un avvocato del popolo capace di mascherarsi prima da lupo, poi da Cappuccetto Rosso. Carlo Tecce invece fa i conti in tasca al prestigio perso dal premier per colpa del suo feeling con l'America di Trump. Lorenzo Pregliasco misura il duello di popolarità tra Conte e Renzi. Mauro Biani profetizza l'algoritmo che soppianterà la democrazia. Mentre una dei protagonisti della crisi, l'ex dalemiana Teresa Bellanova, aiuta Carmine Fotia a ricostruire un nuovo capitolo della storia dei comunisti italiani a cent'anni dal congresso di Livorno.
L'attacco al Campidoglio di Washington, spiega Ezio Mauro, è una ferita al cuore dell'intero Occidente, mentre Massimo Cacciari invita ad affrontarne le cause senza nascondersi dietro l'alibi del "popolo cattivo". La storica Jill Lepore, conversando con Damilano, spiega da dove nasce l'odio che dilania gli Stati Uniti. Fabrizio Barca elenca gli errori, ancora irrisolti, che hanno portato al successo di Trump. Luciano Floridi spiega a Marco Pacini come e perché si deve sorvegliare il potere dei social. Ci fa sorridere, alla fine, Michele Serra, che trova una chiave satirica per smitizzare l'elmo dello sciamano che ha guidato l'assalto a Washington.
L'Europa intanto firma un accordo che apre agli investimenti cinesi senza abbastanza garanzie per le nostre aziende (ne scrive Federica Bianchi). In Lombardia Letizia Moratti succede a Gallera ma l'industria della salute resta saldamente nelle mani di Berlusconi "and friends": Gianfrancesco Turano spiega quali sono gli interessi in gioco per la sanità privata. Ma non solo in Italia. Grazie al Covid i proprietari delle cliniche stanno facendo affari d'oro in tutto il mondo, come ci racconta Andrea Palladino nel drammatico reportage dall'Amazzonia, disastrato cuore del Brasile.
Altan ride amaro sul rito serale dei numeri della pandemia. Giorgia Loschiavo, liceale e blogger, conferma con la sua esperienza personale la copertina sul "Disagio A Distanza". Marco Perduca denuncia lo stallo tutto italiano nell'apertura alla cannabis. Andrea Segre invita a meditare sulla parola della settimana: piattaforma. Infine Roberto Saviano saluta i lettori della sua rubrica.
E L'Espresso chiude con un ritratto di Erico Mattei, il ricostruttore d'Italia (di Alessandro Aresu), un focus sulla riscoperta letteraria di appartamenti e condomini (con articoli di Giulia Villoresi e Sabina Minardi), un'intervista di Francesca Mannocchi a Renata Colorni sul mestiere del traduttore. E una brutta storia: quella della miniera siciliana di Pasquasia, chiusa da trent'anni ma ancora al centro di una rete di misteri (di Alan David Scifo). Mentre Patrizio Ruviglioni apre una inquietante finestra sul mondo post-covid: dove i palcoscenici saranno il regno di artisti-avatar pronti a passare dai concerti ai videogame.
L'edicola
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