Hanno investito tempo e denaro. E coinvolto professionisti per realizzare una piattaforma digitale e un progetto, utile ad avvicinare i giovani italiani in Belgio alle istituzioni italiane. Risultato? «Molta amarezza», rispondono i ragazzi del direttivo Rete Giovani Italiani in Belgio, Regib, rappresentati dal presidente Lucrezia Scarapicchia e dal vicepresidente Andrea Castagna. Si tratta di
settanta italiani che vivono, studiano e lavorano in Belgio, che hanno creato un network per tessere una rete con l'Italia e le sue istituzioni. «A parole ci dicono che “Il futuro è dei giovani”. Ma quando si impegnano per fare qualcosa di concreto, allora i giovani danno fastidio».
Nel 2019 la nascente Regib scrive un progetto per supportare le proprie attività che prevede la realizzazione di una piattaforma digitale per arrivare a tutti gli italiani che risiedono in Belgio, e il programma Job Fairs, ovvero incontri di networking fra giovani italiani e realtà europee e internazionali, fra cui aziende associazioni e l'intero mondo economico, per sostenere la carriera dei giovani.
In totale i due progetti costano 15mila euro e il Comites di Bruxelles, ovvero l'organismo rappresentativo della collettività italiana a Bruxelles, eletto direttamente dai connazionali residenti all'estero, aveva promesso di sostenere quella spesa dal momento che era stato approvato dal Ministero degli Affari Esteri, da cui dipendono i Comites internazionali.
«Era l'autunno del 2019 quando i nostri progetti vengono approvati dal ministero per un valore di 15 mila euro», spiegano i ragazzi della rete Regib, che continuano: «A distanza di quasi un anno tali fondi rimangono inspiegabilmente nelle casse del Comites, benché previsti per le iniziative da noi proposte. Nonostante i numerosi incontri, sia informali che istituzionali, talvolta mediati anche dall'Ambasciata Italiana a Bruxelles, dal Cgie (il Consiglio Generale degli italiani all'Estero) e dal ministero stesso, il Comites continua a rifiutarsi di erogare tali fondi per gli scopi per i quali erano stati assegnati», rivendicano Scarapicchia e Castagna, convinti che i ritardi siano tutt'altro che casuali.
«Questa situazione è particolarmente grave per due ragioni. In primis, contando sull’impegno preso dal Comites,
l’associazione ha avviato prestazioni, svolte da giovani professionisti italiani sul territorio belga, che attendono di essere remunerati da ormai nove mesi in un periodo di crisi sanitaria ed economica. In secondo luogo, la Rete ha appreso la volontà del Comites Bruxelles di voler utilizzare i fondi destinati al progetto Regib per creare una nuova rete parallela di associazioni giovanili in Belgio. A nostro avviso, questo cambio di direzione sull’allocazione di tali fondi risulta essere poco trasparente e irrispettoso, specialmente considerato il fatto che il progetto è stato riconosciuto e approvato come meritevole di finanziamento dal Ministero stesso», raccontano i giovani di Regib all'Espresso.
Non è un caso isolato, anche Fabrizio Venturini, della rete Nomit, The Italin Network of Melbourne, racconta un caso simile: «La nostra associazione, durante la crisi economica provocata dal Covid, ha approntato un'iniziativa di mutuo soccorso che ha raccolto e distribuito agli italiani precari presenti in Australia oltre 100mila dollari. Ad iniziativa in corso abbiamo pubblicamente fatto notare come l'Ambasciata e i Comites australiani avrebbero potuto fare di più, nonostante il governo, con il Decreto Cura Italia, avesse stanziato 4 milioni di euro per aiutare i connazionali in difficoltà, molti giovani italiani in Australia con visti temporanei hanno rischiato di finire nella più completa indigenza. Non solo sono arrivate risposte piccate alla nostra affermazione, ma poco dopo, per “questioni logistiche” il Consolato Generale di Melbourne ci revocava l'uso gratuito del locale dove da anni gestivamo lo Sportello Welcome, uno dei progetti più conosciuti dalla comunità italiana che vive qui. Un gesto certamente lecito, ma che appare in controtendenza alla volontà di supportare le nuove reti associative di italiani all'estero».
Da qui l'amarezza delle associazioni: «A parole dicono di voler puntare sui giovani, nei fatti non è così. Non c’è da stupirsi della mancanza di fiducia dei giovani nei confronti di alcuni organi e istituzioni adibiti alla rappresentanza italiana all’estero. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile che non esistano linee guida ministeriali per l’allocazione dei fondi. Per i molti giovani che compongono la nostra associazione questi fatti hanno portato ad una
totale delusione e disillusione rispetto agli organismi rappresentativi degli italiani all’estero, che hanno fallito nel supportare delle iniziative volte a fare rete fra i giovani, preservando anacronistiche divisioni e insensati campanilismi. Il futuro è dei giovani? Quando non danno fastidio! Infatti, questo è il muro contro cui molti giovani italiani all’estero si scontrano quando si impegnano per rendere le nostre comunità più forti, e quando ‘osano’ addentrarsi in certi meccanismi istituzionali tradizionali, non inclini a nuove energie», commentano i ragazzi della rete Regib di Bruxelles.
Aggiornamento: la replica del Comites al nostro articolo