Siamo in edicola dal 2 ottobre 1955. Con la nostra natura di giornale libero e critico, un confine mobile, aperto, accogliente, che si lascia attraversare da ciò che succede. Ogni generazione ha la sua sfida. La nostra è quella di custodire questo patrimonio e di farlo vivere nei tempi nuovi

L’Espresso, da 66 anni dentro la realtà

Su una parete di vetro della nostra redazione, tra le tante copertine dell'Espresso esposte a vista, c’è la prima pagina del numero datato 21 dicembre 1969, all’indomani della strage di piazza Fontana, 17 morti, l'inizio della stagione del terrorismo. Una foto di due donne in primo piano ai funerali delle vittime a Milano, sotto il titolo in rosso: “La Repubblica è più forte”. È la testimonianza della profonda identificazione che c'è tra L'Espresso e la storia del nostro Paese, nelle sue pagine più dolorose e nelle sue grandi conquiste democratiche. La vedo ogni mattina, quando si aprono le porte dell’ascensore, e penso al senso del nostro lavoro. Di noi giornalisti che lavoriamo qui dentro, all'edizione settimanale di carta, all'edizione online quotidiana, ai social. Dei tantissimi collaboratori, con la loro ricchezza di idee, reportage, racconti dall'Italia e dal mondo. E mi vengono in mente i lettori che incontriamo e che ci scrivono. Lettori attenti, esigenti, mai superficiali. L'Espresso non ti lascia neutrale.

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Il 2 ottobre 1955 uscì in edicola il primo numero dell’Espresso, diretto da Arrigo Benedetti, fondato da Eugenio Scalfari e Carlo Caracciolo. Da 66 anni il nostro settimanale prende posizione, racconta la politica e l’economia, si batte per i diritti civili e sociali, illumina con le sue inchieste le ferite invisibili della società italiana e chi si batte per curarle, denuncia le mafie e le massonerie che con la loro presenza intorbidano la nostra democrazia, partecipa al dibattito culturale e intellettuale nel senso più ampio, in Europa e nel mondo, dà voce all’Italia migliore, come l’ha definita Claudio Rinaldi, senza superiorità o alterità, con un laico disincanto e con una passione civile mai spenta.

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L'Espresso, formidabili questi anni
30/9/2015

Noi siamo qui, dentro la realtà, dentro questa Storia. Con la nostra natura di giornale libero e critico, un confine mobile, aperto, accogliente, che si lascia attraversare da ciò che succede. Con il nostro mestiere, il giornalismo. Con il nostro dna, riconosciuto e garantito da tutti gli editori che si sono alternati in quasi settant’anni, l’indipendenza dai poteri: i poteri politici, i poteri economici, oggi si sono aggiunti il potere della Rete e il potere delle agenzie di comunicazione. A volte, dobbiamo cercare di essere almeno un po' indipendenti anche da noi stessi. Dai nostri pregiudizi, dalle nostre inerzie, dai nostri recinti, dalla tentazione di trasformare un giornale in uno specchio in cui contemplarsi.

 

Questo dna è ancora più prezioso in una stagione di crisi dei media tradizionali, in cui tutto sta cambiando, ma non questo imprinting che ci accompagna nel presente e che ci lancia nel futuro. I ragazzi e le ragazze che ci hanno spedito i loro auguri per il nostro compleanno rappresentano una spinta a fare meglio e la conferma di un patto cominciato sessantasei anni fa. Ogni generazione ha la sua sfida. La nostra è quella di custodire questo patrimonio e di farlo vivere nei tempi nuovi. Per citare quel titolo di cinquant'anni fa: L’Espresso è più forte.

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