La sentenza definitiva è stata presa all’Aja dai giudici delle Nazioni Unite. Rigettato il ricorso in appello dell’ex generale serbo: è colpevole del genocidio di Srebrenica e di diversi crimini di guerra

Niente assoluzione, niente rinvio, niente ripetizione del processo. Ratko Mladic è stato condannato all’ergastolo anche in appello. È questa la decisione presa oggi 8 giugno nei confronti dell’ex generale serbo o, come viene chiamato da molti, del “macellaio di Bosnia”. Una sentenza emessa dalla giuria, composta da cinque giudici e guidata da Prisca Matimba Nyambe, dell’International Residual Mechanism for Criminal Tribunals, che dal 2018 ha sostituito il posto del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY). L’accusa principale mossa a Mladic è di aver ordinato il genocidio di Srebrenica nel 1995, la più grande strage in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, dove furono giustiziati più di 8mila bosniaci musulmani (o bosgnacchi). 

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Srebrenica 1995, cronaca di un massacro
21/2/2020

Ma la lista dei crimini per cui era stato già condannato in primo grado, nel novembre 2017, è lunga. Mladic è stato al comando dello Stato maggiore dell’esercito della Repubblica serba di Bosnia (Republika Srpska) dal 1992 al 1996, proprio nel periodo della terribile guerra in Bosnia ed Erzegovina. Sulle spalle dell’ex militare gravano le violenze commesse durante i 43 mesi dell’assedio di Sarajevo, la persecuzione di croati e musulmani, gli stermini, gli omicidi, le deportazioni, i trasferimenti forzati, gli attacchi violenti contro i civili e il rapimento di ostaggi.

Dopo le accuse di quegli anni da parte dell’ICTY, cominciò la sua latitanza, durata 16 anni. Solo il 26 maggio del 2011 venne fermato nel piccolo centro di Lazarevo, a nord di Belgrado, nascosto a casa di un suo cugino e pochi giorni dopo fu estradato all’Aja. Un passaggio imprescindibile richiesto più o meno direttamente da Bruxelles, per venire incontro alle aspirazioni della Serbia di Boris Tadic di integrazione nell’Unione europea. Ci vollero sei anni e mezzo per giungere alla condanna in primo grado, con Mladic che poi ricorse in appello.

 

Una parabola simile a quella dell’altra figura simbolo della guerra in Bosnia: il presidente dell’entità serba Radovan Karadzic, catturato a Belgrado nel 2008 dopo anni di fuga ed estradato. Anche Karadzic viene condannato per crimini di guerra nel 2017 e per essere stato il vero e proprio ideatore del genocidio e pianificatore della pulizia etnica.

La società serba, al momento dell’arresto di Mladic e della sua prima condanna, si spaccò. Ancora oggi una rilevante fetta di popolazione, soprattutto nella Repubblica Srpska lo osanna, reputandolo un eroe, «un combattente per la libertà» come lo definì il figlio Darko dopo il suo arresto. A Banja Luka, capoluogo dell’entità serba, è stato esposto uno striscione in queste ore che recita: «Non riconosciamo le sentenze del Tribunale dell’Aja, tu sei l’orgoglio della Repubblica Srpska». Di tutt’altro umore l’opinione pubblica in Bosnia ed Erzegovina che ha aspettato con ottimismo la sentenza.

 

SERBIA JUSTICE MLADIC WAR CRIME TRIBUNAL APPEAL

Alla vigilia del verdetto dell’8 giugno erano emerse le speranze del suo legale, Branko Lukic: «Mi aspetto l’assoluzione o almeno la ripetizione del processo, se i giudici in appello avranno esaminato le nostre argomentazioni. Se sarà così non ho dubbi che la decisione verrà cambiata», aveva detto l’avvocato. E dello stesso parere era il figlio di Mladic, Darko, volato nei Paesi Bassi per assistere alla seduta in diretta e per avere un breve incontro con il padre. Il 51enne si era augurato «una maggiore integrità professionale dei giudici». 

Dall’altra parte, anche diversi familiari, madri e mogli delle vittime di Srebrenica hanno presenziato durante la fase finale del processo. L’accusa ha chiesto che Mladic fosse condannato anche per genocidio per alcune atrocità avvenute in sei zone bosniache, capi di imputazione da cui nel 2017 era uscito innocente. Ma la sentenza, arrivata con mesi di ritardo a causa delle condizioni di salute di Mladic e delle restrizioni pandemiche, ha confermato la condanna di primo grado di quattro anni fa rigettando il ricorso. L’ex militare rimarrà in carcere a vita.