Un senatore del Movimento 5 stelle, in partenza da Roma, ha appena ricevuto l’indicazione dallo staff di Giuseppe Conte sulla comunicazione da dare all’esterno dopo il mancato voto di fiducia in Senato al governo Draghi sul ddl aiuti: «La linea che deve emergere è che non usciamo dal governo, né faremo dimettere i nostri ministri, abbiamo solo dato un segnale politico in attesa di risposte che il presidente del Consiglio ci darà entro luglio, in particolare sul salario minimo».
Il mittente, indiretto, è lo stesso presidente del Movimento Giuseppe Conte, che in queste ore vuole evitare strappi o fughe in avanti da parte, soprattutto, dei suoi deputati e senatori che da settimane spingono per rompere con Mario Draghi: «Non è il momento, non possiamo dire al Paese che facciamo cadere un governo per il termovalorizzatore di Roma inserito nel ddl Aiuti, sul salario minimo è la vera partita anche comunicativa», dice un senatore di lungo corso nel cerchio magico di Conte.
Il presidente del Movimento ha poi chiamato Enrico Letta ribadendo la linea. Insomma, una strategia che prevede accelerazioni e frenate e che da qui a settembre dovrà far saltare i nervi non solo a Draghi ma anche alla Lega di Matteo Salvini, oggi di nuovo in sintonia con Conte sul tema del voto a breve e della fine di questo esecutivo.