La grande tentazione del Pd: mollare i 5 stelle e provare la corsa in solitaria

Dall’area Orfini a base riformista di Guerini passando per i giovani dem: pressing sul segretario Enrico Letta per aprire una riflessione immediata dopo lo strappo di Giuseppe Conte in vista del voto 2023

Il telefono del segretario del Partito democratico era già rovente nei giorni scorsi, quando ormai si andava delineando la linea dello strappo di Giuseppe Conte sul ddl Aiuti al Senato. Ma da ieri, a strappo avvenuto, è diventato incandescente. Tutti i capi corrente del Pd gli hanno mandato messaggi per aprire subito una riflessione sull’alleanza con il Movimento 5 stelle, al di là del campo largo.

 

Già nei giorni scorsi alcuni dem di area di sinistra (ma non quelli legati ad Andrea Orlando che restano convinti dell’alleanza con i 5 stelle) avevano detto a Letta che «a questo punto, nonostante la pessima legge elettorale, meglio tentare una corsa alle prossime elezione incentrata tutta sul Pd e provare a superare Fratelli d’Italia come primo partito nel Paese per essere comunque un soggetto di riferimento per governi istituzionali». Il segretario aveva risposto a questi ambasciatori a muso duro. Si narra in via del Nazareno anche di liti dentro la segreteria su questo punto, perché il segretario non ne voleva assolutamente sentire parlare, lui che era impegnato sul campo largo con perno i 5 stelle.

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Ma dopo quello che è successo ieri, anche dall’area di base riformista guidata dal ministro Lorenzo Guerini arrivano richieste di “riflessione” immediata al segretario letta sull’alleanza con Conte: «Come spieghiamo al Paese che andiamo al voto con chi ha fatto cadere un governo che noi sosteniamo e abbiamo sostenuto con forza?», dice un componente di peso della segreteria, che non può al momento andare oltre perché, formalmente, già per le prossime regionali è iniziata sui territori la campagna elettorale e si sta andando nelle città insieme ai 5 stelle a fare proseliti, o almeno a provarci.

 

Con scene imbarazzanti, come quelle che si stanno vedendo in Sicilia dove sono in corsa le primarie per la scelta del governatore tra la 5 stelle Barbara Floridia, l’autonomo della sinistra Claudio Fava e Caterina Chinnici per il Pd. Oggi a Trapani ci sarà il vicesegretario del Pd Giuseppe Provenzano, che dovrà dire che nell’Isola si resta alleati (al momento) con i 5 stelle e che l’esito delle primarie sarà rispettato. Mentre a Roma nel suo partito si inizia la riflessione sul chiudere definitivamente a Giuseppe Conte.

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Riflessione chiesta anche dall’area di Matteo Orfini. Ragiona un esponente molto vicino allo stesso Orfini: «Ormai tutte le aree, e soprattutto la nostra, si stanno interrogando sulla possibilità di andare da soli per massimizzare il risultato del Pd. E lo stanno facendo  anche i sostenitori del campo largo».

 

Il vero problema è la legge elettorale: con quella attuale significherebbe sì provare a diventare primo partito ma con un bagno di sangue e tutti, o quasi, i collegi uninominali che andrebbero praticamente al centrodestra. Uno scenario che renderebbe inutile per il Pd essere il primo partito senza toccare palla. Ma la riflessione in casa dem su Giuseppe Conte e i 5 stelle da ieri è più che aperta.

 

E Letta non a caso ha lanciato messaggi di apertura a un ripensamento, come quando nel pieno della crisi di ieri ha rilasciato la seguente dichiarazione alle agenzie per lanciare un messaggio anche ai suoi: «Quello che è successo a Roma e la decisione del M5s di non votare la fiducia al decreto Aiuti cambiano lo scenario politico. Prendiamo atto di questa scelta, non è la nostra: è una scelta che ci divide. Noi oggi voteremo convintamente la fiducia». La frase chiave è: «Una scelta che ci divide», e vale per ieri, oggi e soprattutto domani.

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