I costi degli alloggi sempre più cari. Ma anche discriminazioni di genere, razzismo e contratti in nero. La ricerca dell'Udu segnala tutte le storture del mercato. Ma le risposte della politica latitano

“Senza casa, senza futuro”. Sono 20 mila i fuorisede che hanno partecipato all’indagine realizzata dal sindacato Unione degli universitari, con il sostegno di Cgil e Sunia sul caro-affitti in Italia. Su un totale, secondo i dati del Mur, di circa 830 mila studenti che frequentano l’università in una città diversa da quella in cui hanno la residenza. 

 

La maggior parte racconta di aver trovato un posto letto con fatica oppure - dichiara il 60 per cento degli intervistati - «con molta fatica». Il costo medio per una camera è di 430 euro, incluse le spese. La città peggiore è Milano: qui uno studente paga in media 650 euro per una singola. Seguono Bologna e Roma dove una stanza costa sui 500 euro. 

 

La protesta
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«Sono cifre assurde, dovute a un’offerta che non regge il passo con la domanda. Sono costi quasi impossibili da sostenere per una famiglia media», commenta Simone Agutoli, responsabile Udu per la questione abitativa: «Così da una parte, molti studenti rinunciano a studiare per i costi eccessivi, le condizioni degli alloggi e la carenza di soluzioni. E chi decide di trasferirsi lo stesso, si orienta sempre di più verso la camera doppia». Il 36 per cento degli studenti, infatti, lamenta l’impossibilità di riuscire a trovare qualsiasi tipo di alloggio. Il 53 per cento spiega come sia a causa dei costi troppo alti, inaccessibili. Quasi la metà di chi ha risposto al questionario sottolinea come sempre più spesso le condizioni degli appartamenti siano poco dignitose: case vecchie, scarsamente manutenute, con servizi o elettrodomestici non funzionanti, ad esempio.

 

Il caso
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Dalla ricerca emerge anche il peso delle discriminazioni nella ricerca di un posto letto. Più frequenti quelle di genere: i proprietari preferiscono le studentesse. Ma non mancano gli episodi di razzismo: per il 4 per cento degli intervistati i locatori scelgono a chi affittare una stanza anche in base alla nazionalità. «Ci preoccupa anche il nero. Circa il 5,5 per cento degli studenti non ha alcun contratto, con il primato negativo di Napoli dove un rapporto su quattro risulta essere privo di contratto scritto», aggiunge Agutoli: «Seguono Catania, Benevento e Palermo sopra al 15 per cento. Se però aggiungiamo anche le irregolarità parziali, come cifre non concordate espressamente dal contratto, stimiamo che la percentuale nazionale di contratti irregolari superi il 10 per cento a livello nazionale». 

 

L’Udu e altre organizzazione studentesche, come Sinistra universitaria e Cambiare Rotta, da mesi tentano di portare la questione del caro affitti all’attenzione del Governo, spiegando come nella pratica si traduca in una limitazione grave del diritto allo studio perché rende impossibile, per le persone con redditi più bassi, l’accesso all’università. Contraddicendo quanto sancito dall’articolo 34 della Costituzione secondo cui: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». E, come conseguenza, rendendo sempre più marcate le disuguaglianze che segnano l’Italia portando da un lato i giovani a trasferirsi all’estero. Dall’altro impedendo la mobilità sociale.

 

«Negli ultimi mesi noi studenti ci siamo mobilitati. L’abbiamo fatto con le tende, l’abbiamo fatto riempendo di libri le scale del ministero, l’abbiamo fatto denunciando i costi dell’istruzione in Italia. Perché studiare in questo paese è sempre più impossibile», denuncia Camilla Piredda, coordinatrice nazionale Udu. Non solo per i costi degli affitti ma delle tasse, dei libri di testo dei trasporti, delle borse di studio che non arrivano mai: per studiare alle superiori servono circa 2 mila euro all’anno, all’università più di 12 mila.

 

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Così, seppure fino ad ora sono rimasti inascoltati, anche dopo aver piantato le tende di fronte a Montecitorio, gli studenti non demordono. E hanno elaborato quattro proposte da presentare alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini durante un’incontro previsto per il 30 ottobre. «Relative non solo al  tema abitativo, ma più in generale il diritto allo studio, i trasporti, la salute mentale, la tassazione studentesca e la precarietà giovanile. Chiediamo -spiega Piredda - in questa legge di bilancio, uno stanziamento immediato di 100 milioni per un fondo a sostengo degli studenti fuorisede. Ma anche intervenire sulle borse di studio con almeno 300 milioni, per aumentarle e garantirle a tutti gli idonei. E di intervenire sulla leva fiscale e sulla regolamentazione, limitando e disincentivando le locazioni brevi turistiche, il canone ordinario e lo sfitto. L’ultima richiesta, collegata al tema abitativo è di prevedere un serio piano di investimenti in alloggi pubblici, stanziando almeno 3 miliardi sul bilancio pluriennale e rivedendo il Pnrr. Abbiamo già denunciato come i finanziamenti europei stiano andando principalmente su alloggi privati, i quali possono arrivare a costare anche mille euro al mese. Crediamo invece che debbano essere garantiti posti letto accessibili anche agli studenti più bisognosi. Su questo non ci arrendiamo e chiederemo conto del lavoro svolto dal Governo».