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L'Emilia-Romagna regolamenta il fine vita: ma la Destra non ci sta. Le notizie del giorno

di Simone Alliva   12 febbraio 2024

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Israele libera due ostaggi e bombarda Rafah. Biden contro le parole di Trump sulla Nato. Duello Schlein-Meloni sulle parole di Vincenzo De Luca. I fatti da conoscere

Scontro in Emilia-Romagna sul fine vita, verso il ricorso al Tar 
Il suicidio medicalmente assistito in Emilia-Romagna ha ora un percorso ben preciso, definito nei modi e soprattutto nei tempi: 42 giorni al massimo dovranno trascorrere dalla richiesta all'esecuzione del trattamento. La Regione lo stabilisce con due atti: una delibera ad hoc, approvata lunedì scorso, e linee di indirizzo per le Ausl comunicate venerdì. Di fatto anticipando la discussione in consiglio sulla cosiddetta proposta di legge Cappato - in calendario il 13/2 - e, soprattutto, bypassando un voto difficile con annesse spaccature interne sulla scia del caso veneto. Le opposizioni non ci stanno e martedì compatte presenteranno una risoluzione per un parere dell'Avvocatura di Stato mentre Forza Italia lavora a un ricorso al Tar.

Nemmeno l'Associazione Coscioni è soddisfatta e chiede a Bonaccini di avere il coraggio di discutere il fine vita in aula. Il caso scoppia nel weekend dopo l'atto, annunciato venerdì sera dalla Regione, con cui si dettano linee guida precise alle aziende sanitarie sul suicidio medicalmente assistito. Dispositivo, nelle parole dell'assessore alla Sanità Raffaele Donini, che recepisce la sentenza n.242 del 2019 della Corte costituzionale, rendendo di fatto "esigibile" il diritto di "persone che versano in condizioni terminali con sofferenze enormi sul piano fisico e psicologico, ovviamente capaci di intendere e volere".

Per l'Associazione Coscioni - che ha raccolto le firme per la proposta di legge di iniziativa popolare - non è questa la strada più giusta. «Sarebbe grave se un consiglio regionale non si assumesse la responsabilità di" votare la legge "per paura di perdere», dice all'ANSA Marco Cappato. Il problema, sottolinea, è «non tanto la delibera, con cui si istituisce il Comitato Corec» ma il fatto che «ciò che noi realizziamo con la proposta di legge è tradotto solo nelle linee di indirizzo alle Asl».

Un atto che ancor più facilmente può essere cancellato. «Ciò che cambia è la natura giuridica dell'atto - precisa - La legge crea un diritto alla persona che soffre, le linee di indirizzo no». L'opposizione regionale si scaglia invece contro la delibera che istituisce il Corec, il Comitato regionale per l'etica nella clinica che, stante le successive indicazioni trasmesse alle Asl, è il soggetto che esprime un parere, seppur non vincolante, sull'istruttoria che la Commissione di valutazione territoriale fa su ogni richiesta di suicidio medicalmente assistito. Una «delibera totalmente illegittima», tuona la più agguerrita, la consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini, «perché Bonaccini e l'assessore Donini creano un comitato ad hoc, fatto di persone che hanno scelto loro, per decidere sulla vita dei cittadini».

L'obiettivo di Bonaccini per Castaldini è stato quello di evitare un nuovo caso Veneto (dove la consigliera dem Bigon si era astenuta nel voto sul fine vita contribuendo ad affossare la norma): «Nella maggioranza sono contrari 27 a 23 sul fine vita, chiaro che sarebbe stato difficile convincere così tante persone». Sulla delibera "il centrodestra compatto", sottolinea Castaldini, presenterà martedì una risoluzione per chiedere il parere dell'Avvocatura di Stato. La "stranezza" è la creazione del Corec dal momento che «esistono già i comitati etici territoriali, che avrebbero potuto essere magari implementati, che devono fare il loro lavoro. Invece Bonaccini e Donini per dire di essere arrivati prima fanno un pasticcio», dice Castaldini.

 

triscia di Gaza, macerie nella città meridionale di Rafah. Il bilancio delle vittime palestinesi degli attacchi israeliani in corso contro la Striscia di Gaza è salita a 26.422 dal 7 ottobre 2023. L'esercito israeliano ha ucciso 165 palestinesi e ne ha feriti altri 290 nelle ultime 24 ore.

 

Israele libera 2 ostaggi, e intanto bombarda Rafah
Israele bombarda pesantemente l'area di Rafah, in preparazione dell'operazione di terra. Biden e Netanyahu sono ai ferri corti. Ma intanto un'operazione dell'esercito israeliano ha consentito la liberazione di due ostaggi, che sono in buone condizioni: un'operazione notturna condotta proprio nella città nel Sud dell'enclave. Fernando Simon Marman (60 anni) e Norberto Louis Har (70 anni) sono stati tratti in salvo grazie a un'operazione congiunta realizzata dall'esercito, lo Shin Bet e la polizia israeliana; erano stati rapiti dal Kibbutz Nir Yitzhak il 7 ottobre, si tratta della seconda operazione di questo tipo da allora.

Intanto Biden e Netanyahu appaiono ai ferri corti. Il presidente Usa giudica "esagerata" la campagna militare a Gaza e preme sul premier che si prepara a invadere Rafah, perché "protegga i civili". Israele però non si ferma, nonostante nell'area della città, un fazzoletto di terra, abbiano trovato rifugio migliaia di palestinesi in fuga dai combattimenti nel resto dell'enclave. I bombardamenti della notte hanno causato la morte - secondo fonti palestinesi - di almeno una cinquantina di persone. Biden e Netanyahu, che non si parlavano da più di tre settimane, sono stati al telefono per tre quarti d'ora. Non è stato un colloquio facile. La Casa Bianca è sempre più in allarme per i piani di Israele e gran parte della conversazione, durata 45 minuti, si è concentrata sulla proposta di una pausa umanitaria prolungata che consentirebbe il rilascio degli ostaggi ancora detenuti.

Biden chiede la protezione dei palestinesi, ma non è chiaro, lo ha ammesso la stessa Casa Bianca come i civili - 1,3 milioni, ammassati in rifugi di fortuna, tenuti in vita da un rivolo di aiuti, sempre più scarso - potrebbero essere risparmiati. Il presidente e il primo ministro hanno avuto un botta e risposta piuttosto serrato, Biden ha detto a Netanyahu che gli Usa non sosterranno una tale operazione a meno che Israele non abbia un piano per i civili «che sia stato effettivamente pianificato, preparato e attuabile».

Intanto l'Egitto ha minacciato di sospendere il suo trattato di pace con Israele se invierà truppe a Rafah. La minaccia di sospendere gli accordi di Camp David, una pietra miliare della stabilità regionale da quasi mezzo secolo, è arrivata dopo che Netanyahu ha detto che l'invio di truppe a Rafah è «indispensabile, è la chiave per piegare Hamas» che nella città avrebbe ancora quattro battaglioni. Anche Hamas ha minacciato di far saltare i colloqui in caso di invasione. La speranza è infatti appesa ai colloqui che potrebbero riprendere martedì al Cairo con l'arrivo di William Burns, il direttore della Cia.

Burns è la persona di riferimento di Biden negli sforzi per garantire un accordo: inviarlo al Cairo mette pressione sui mediatori del Qatar e dell'Egitto affinché convincano Hamas e il movimento islamista a firmare un accordo che Israele possa considerare accettabile. Al Cairo martedì dovrebbe arrivare anche una delegazione israeliana: il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, il militare ai vertici della Difesa a cui è affidato il negoziato. Prevista la partecipazione anche del primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, e del capo dello spionaggio egiziano Abbas Kamel. 

 

Usa: Biden condanna parole Trump su Nato: «Spaventose e pericolose» 
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha attaccato l’ex presidente Donald Trump per i suoi commenti in cui ha detto che incoraggerebbe Putin a 'fare quello che vuole» contro i Paesi membri che non spendono abbastanza per la difesa comune. Biden ha definito queste osservazioni «spaventose e pericolose» e ha sottolineato che un secondo mandato di Trump distruggerebbe le relazioni americane all’estero e incoraggerebbe i nemici del Paese. «Se il mio avversario, Donald Trump, riuscirà a riconquistare il potere, sarà chiaro come il giorno in cui abbandonerà i nostri alleati della Nato se la Russia attaccherà e permetterà alla Russia di 'fare quello che vuole' con loro», ha detto in un'intervista. «Servire come comandante in capo è la responsabilità ultima e dovrebbe gravare pesantemente sulle persone che ricoprono questa carica», ha continuato. «L’ammissione di Donald Trump di voler dare a Putin il via libera per ulteriori guerre e violenze, per continuare il suo brutale attacco contro un’Ucraina libera ed estendere la sua aggressione al popolo della Polonia e degli Stati baltici è spaventosa e pericolosa». Anche la rivale repubblicana, Nikki Haley, ha criticato Trump per i commenti, avvertendo l’ex presidente di non «prendere le parti di un delinquente», riferendosi a Putin. Haley ha aggiunto che, se eletta presidente, sarebbe «assolutamente» dalla parte della Nato.   

 

Luca Ciriani: «Difficile fare di più per gli agricoltori» 
«Quello che potevamo fare in Italia lo abbiamo fatto. Siamo sempre stati a fianco del mondo agricolo. Se ora troviamo risorse per coprire il 94% degli imprenditori agricoli abbiamo fatto un buon lavoro. Nessun governo ha fatto tanto per l'agricoltura. E lo abbiamo fatto a nome di tutta la maggioranza, qui non si tratta di mettere bandierine di partito». Lo dice in una intervista a La Stampa Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento. «Per innalzare la soglia dell'esenzione a 30mila euro bisogna trovare le coperture, bisogna chiedere al ministro Giorgetti» e proprio con Giorgetti spiega: «Ho parlato venerdì e con la franchigia a 10mila euro, secondo quanto ha detto, viene esonerato il 94% degli imprenditori agricoli. Mi pare già un risultato molto, molto buono. Dico anche che noi facciamo parte dello stesso governo, siamo sulla stessa barca ed è importante che si remi nella stessa direzione. Va bene fare annunci, chiedere sempre qualcosa in più... Però alla fine bisogna avere concretezza. Le risorse sono poche e vanno concentrate sulla fascia più debole dell'impresa agricola». «Fibrillazioni con la Lega? Io credo che tutti siamo assolutamente consapevoli che l'elettorato non perdonerebbe mai al centrodestra se si separasse o se mettesse in discussione il governo. Non credo proprio che accadrà, anzi credo che il governo uscirà rafforzato dopo le elezioni europee», conclude Ciriani.

 

Meloni-Schlein duello continuo e scontro su De Luca e il Sud
I veri obiettivi sono l'autonomia e le politiche per il Sud, una priorità per il governo e un cavallo di battaglia per le opposizioni. Ma il nuovo duello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein si consuma sulle intemperanze verbali di Vincenzo De Luca, che da settimane si scaglia contro l'esecutivo e in particolare contro il ministro Raffaele Fitto che proprio sui fondi di coesione starebbe compiendo un atto di "delinquenza politica". A sorpresa la premier, dopo giorni di attacchi, sceglie domenica mattina di chiamare in causa direttamente la segretaria che non "prende le distanze" dalle "intollerabili violenze verbali, autentiche intimidazioni, espresse da parte di un rappresentante delle istituzioni e del suo partito", il messaggio che Meloni affida ai social.

Proprio nel giorno in cui Schlein, dalle colonne del Corriere della Sera, chiede invece alla presidente del Consiglio uno sforzo per "la pace a Gaza". Meloni non raccoglie l'invito e, anzi, apre tutt'altro tema, e partendo dalle "elaborate analisi" di De Luca a suon di "imbecilli, farabutti, delinquenti politici", sottolinea che senza un segno di "dissociazione e condanna" non resterebbe che "prendere atto del fatto che questi sono gli impresentabili metodi democratici del Pd".

Parole forti, e inusuali, da parte di un presidente del Consiglio nei confronti di un'altra carica istituzionale. Ma il pungolo quotidiano di de Luca - che venerdì sarà a Roma con i sindaci e l'Anci Campania proprio per manifestare contro l'Autonomia e il "blocco" dei fondi di coesione per la Regione - fa spazientire la premier che tanto ha puntato sul Sud affidando la materia al fidatissimo Fitto e che sta facendo tappa nelle Regioni per siglare quei nuovi Patti di coesione che dovrebbero segnare la svolta nell'utilizzo dei fondi. 

"Non si finga turbata, sblocchi i fondi per il Sud" e "vediamoci" proprio il 16 a Roma, l'invito che arriva dal governatore dem, che peraltro non è il solo governatore del Mezzogiorno a esprimere dubbi sui rischi dell'autonomia differenziata, che dovrebbe riprendere il suo cammino in Parlamento questa settimana, dopo che la commissione Affari costituzionali della Camera avrà licenziato il decreto Milleproroghe.

«Come al solito Meloni sposta l'attenzione dalle vere questioni», il commento di Schlein che non cita esplicitamente De Luca, salvo sottolineare che «non c'è bisogno del turpiloquio per attaccare le disastrose scelte del governo» e che «certi toni non mi appartengono». Ma, ricorda la segretaria dem, non è che il tenore degli "insulti del suo capogruppo Foti" siano tanto diversi, o dei "Donzelli e Delmastro che ci hanno accusati addirittura di stare coi mafiosi" - e che oggi in batteria accusano il Pd, ma anche i 5 Stelle, di non avere proferito parola sulle Foibe. 

«Fossi in lei sarei più preoccupata del giudizio degli italiani sulle politiche scellerate del suo esecutivo, che vuole spaccare l'Italia con l'autonomia differenziata», aggiunge Schlein, che pure si era detta pronta a chiamare la premier per affrontare insieme la crisi del Medio Oriente. Contatti al momento non ce ne sarebbero stati, e certo la diatriba su De Luca non aiuta a stemperare i clima, che si potrebbe accendere ancora di più con l'avvicinarsi del famoso duello tv. Ancora non ci sarebbero date anche se gli staff si starebbero confrontando. L'idea è quella di un faccia a faccia in tempo prima che scatti la par condicio (che imporrebbe un confronto tra tutti i candidati alle europee), prima del quale, in ogni caso, entrambe dovrebbero sciogliere la riserva su una candidatura che da entrambe le parti si dà sempre più per scontata.

 

Strage in famiglia: i complici dell'omicida sono fanatici religiosi 
Oltre a Giovanni Barreca, le due persone fermate ieri dai carabinieri con l'accusa di aver partecipato all'omicidio della moglie e dei due figli dell'uomo, sono Sabrina Fina e Massimo Carandente, due fanatici religiosi. Come per il muratore 54enne reo confesso dei delitti, le accuse sono di omicidio plurimo e soppressione di cadavere. La coppia- entrambi sono palermitani - avrebbe conosciuto Barreca durante incontri di preghiera in una chiesa evangelica. Un rapporto, quello tra i due fermati e l'uomo, che ha alimentato l'ossessione mistica del muratore, anche lui un fanatico religioso.

Sarebbero stati i due palermitani a istigarlo a uccidere i familiari - Angela Salamone e i due figli di 15 e 5 anni Kevin ed Emanuel - per liberare la casa da presenze demoniache e poi a partecipare materialmente ai delitti. L'unica sopravvissuta alla strage è stata la figlia 17enne di Barreca, ora affidata a una comunità. La notte tra sabato e domenica è stato il muratore a chiamare i carabinieri. «Ho ucciso la mia famiglia - ha detto - Venite a prendermi». Nell'abitazione dell'uomo ad Altavilla Milicia i militari hanno trovato i cadaveri dei bambini, probabilmente strangolati. Uno era legato a una catena. In un'altra stanza, sotto choc, c'era la superstite in stato confusionale. I resti della terza vittima sono stati trovati bruciati e sepolti a poca distanza dall'abitazione. Secondo i primi rilievi - ma l'autopsia darà risposte più precise - la moglie sarebbe stata assassinata giorni fa, i figli venerdì. Barreca e la superstite, dunque, sarebbero stati giorni con i cadaveri in casa. Alla coppia accusata di complicità nei delitti i carabinieri sono arrivati grazie alle analisi dei cellulari del muratore e ad alcune testimonianze.

 

Israele contro Sanremo: «Vergognoso diffondere odio»
Cala il sipario sulla città dei fiori ma non sulla scia di polemiche innescata dalle tante dichiarazioni che gli artisti hanno fatto all'Ariston, soprattutto sulle parole che hanno dedicato alla guerra. "Ritengo vergognoso - dice oggi l'ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar - che il palco del Festival di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c'erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi".

Per l'ambasciatore il festival «avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto». «Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano - e continueranno a farlo - la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta» risponde l'amministratore delegato della Rai Roberto Sergio.

In particolare ad innescare la polemica è una frase, 'Stop al genocidio', pronunciata ieri sera da Ghali sul palco. Lo ringrazia il presidente dell'associazione palestinesi di Italia Mohammad Hannoun «per le sue parole chiare contro lo sterminio». Ma quello di Ghali non è stato l'unico appello sul palco dell'Ariston in questi giorni di festival, dove bandiere palestinesi e cartelli che inneggiano allo stop al genocidio e invitano al cessate il fuoco sono apparsi tra il pubblico durante l'esibizione di Tedua, in collegamento dalla nave al largo di Sanremo. «Basta sangue, basta guerre. Pace!», ha detto Eros Ramazzotti. Ben due volte è tornato sul tema invece Dargen D'Amico con un appello al cessate il fuoco: «Ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua senza cibo. Il nostro silenzio è corresponsabilità». Appello condiviso da Diodato. «Il sole della cultura è l'ultimo spiraglio di luce prima del buio», ha sottolineato Edoardo Leo. «Viva la musica, viva la libertà, viva la pace», ha chiosato Giuliano Sangiorgi nell'ultima sera quando gli appelli si sono moltiplicati. «Viva le differenze e la libertà di pensiero sempre e comunque» ha sintetizzato Mahmood.

«Ho sempre parlato di questi temi da quando sono bambino. Non dal 7 ottobre», spiega ancora Ghali a Domenica In parlando delle dichiarazioni dell'ambasciatore. «Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c'erano tante cose da dire. Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista prima di salire su questo palco: ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino». L'artista ha poi commentato: «Il fatto che l'ambasciatore parli così non va bene, continua la politica del terrore, la gente ha paura di dire stop alla guerra, stop al genocidio, stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace». Per la presidente delle Comunità ebraiche Italiane, Noemi Di Segni «Dispiace che questo palco non sia stato l'occasione per lanciare parimenti, un appello per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas, lasciando all'unilateralità la legittimazione alla distorsione, con uso di termini che ancora una volta offendono la storia del nostro Paese e dell'Europa tutta».

La politica chiede alla tv pubblica «interventi riparatori - dice Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia - tenuto conto delle giuste proteste dell'ambasciatore di Israele. La Rai non può vivere fuori dalla realtà». Il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan, sottolinea che «una rassegna musicale non è il luogo giusto per parlare di una crisi internazionale, specialmente se lo si fa a senso unico». Esprimono invece «coraggio e verità» le parole di Ghali per Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana. Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra sostiene che «chi attacca Ghali dovrebbe interrogare la propria coscienza. Ghali non deve chiedere scusa, ma deve essere applaudito».