Diritti negati
La Destra ora usa il Pnrr per limitare il diritto all'aborto. E la guerra al corpo delle donne continua
Un emendamento di Fdi autorizza le Regioni a usare per le organizzazioni anti-scelta una parte dei fondi destinati alla Sanità. Ma è solo l'ultima strategia messa in atto di una campagna che prosegue da anni
Come avevano raccontato a L'Espresso un mese fa i collaboratori della ministra alla Famiglia e alle Pari Opportunità Eugenia Roccella, «Genia è da sempre convinta che per ridurre gli aborti, fino a eliminarli, nella situazione attuale non sia opportuno esprimere contrarietà manifesta alla 194. Serve preparare un terreno affinché l’aborto sia contrastato senza un passaggio legislativo atto ad abrogarla, basta usare gli articoli a tutela del concepito».
Detto, fatto. Grazie a un emendamento al dl Pnrr su cui il governo ha messo la fiducia: le Regioni, nell'organizzare i servizi dei consultori, possono "avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità". Il testo, a prima firma di Lorenzo Malagola di FdI, passa tranquillamente in commissione bilancio benché stigmatizzato dalle opposizioni: il coinvolgimento delle "associazioni pro-life" nei consultori "rappresenta l'ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione", è "vergognoso", puntano il dito M5s e Pd. Dopo il voto finale, il decreto passa al Senato per la seconda lettura.
Ma i militanti anti-scelta lo difendono: «L'emendamento al Pnrr ricalca esattamente quanto è previsto dall'articolo 2 della Legge 194, che già affida ai consultori il ruolo primario di aiutare la donna a superare le cause che potrebbero indurla ad abortire e che già prevede la possibilità di collaborazioni con associazioni di sostegno alla maternità». Afferma il portavoce Pro Vita & Famiglia onlus Jacopo Coghe. «È ripugnante che il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle - aggiunge - non vogliano aiutare le donne in difficoltà che non vorrebbero abortire ma che si sentono costrette da povertà o abbandono».
Proprio questo intendeva la squadra della ministra Roccella con «basta usare gli articoli a tutela del concepito». Un artificio: infilare negli ospedali associazioni anti-abortiste mentre i consultori diminuiscono. Ma la notizia è che non è una novità. L'assedio delle associazioni anti-aborto nelle stanze delle ospedale è un fatto. Qualcosa che è già successo. L'emendamento di Fratelli d'Italia nazionalizza qualcosa che da anni le forze di centrodestra attuano di Regione in Regione attraverso progetti di legge ad hoc: il Piemonte quest’anno ha deciso di destinare un milione di euro per “Vita Nascente”, il fondo della Regione destinato alle donne che decidono di non abortire. Un modo per finanziare le associazioni Pro Vita.
Stessa misura voluta in Umbria. Mentre In Lombardia passa la mozione 112 proposta dalla Lega che ha con oggetto il “Sostegno alla vita e alle donne in stato di fragilità” che invece di favorire il sostegno ai consultori pubblici sempre più depotenziati, promuove i CAV (Centri di Aiuto alla Vita) per valorizzare le cosiddette “culle per la vita”. E poi nel Lazio la giunta di centrodestra guidata da Francesco Rocca ha approvato una delibera sul “Bonus Mamme” che apre alle associazioni Pro Vita ed esclude i consultori famigliari dall’assistenza alle donne per la presentazione delle domande per il voucher. La Liguria valuta una proposta di legge per inserire in ogni struttura ospedaliera in cui si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza degli sportelli Pro Vita gestiti dalle associazioni di volontariato. Adesso, come fa notare il segretario di +Europa Riccardo Magi, il governo potrà fare un uso politico dei fondi del Pnrr «Mentre il Parlamento europeo chiede che l'interruzione di gravidanza entri nella carta dei diritti fondamentali dell'Ue, il governo Meloni si mette alla guida dei Paesi Ue che vogliono cancellare questo diritto».
Non è un caso che a firmare l'emendamento anti-aborto sia stato proprio Lorenzo Malagola, 39 anni approdato a Fratelli d’Italia dal mondo anti-scelta. “Famiglia e natalità” è uno degli ultimi incontri realizzati all’Aquila insieme proprio a Jacopo Coghe di Pro Vita & Famiglia. Eletto in Lombardia, è segretario generale della Fondazione De Gasperi, in campagna elettorale ha promesso di portare alla Camera: «Un’antropologia positiva, che riconosce nella persona un punto di intangibilità e anche di trascendenza. Di fronte a tutto questo, dunque, il valore della vita dal concepimento alla morte naturale è un valore non negoziabile». Niente aborto, niente fine vita. Ma un avvertimento: «La stessa Unione Europea, se vuole sopravvivere, dovrà finalmente ripartire da un’agenda antropologica positiva, nel rispetto della vita, della persona e, soprattutto, nel rispetto della natura così com’è».