Bangladesh: quasi 1.200 arresti e 173 morti nelle proteste. L'incontro tra Meloni e Costa. Scontri tra Forza Italia e Lega sul nodo autostrade. Identificato il gruppo neofascista che ha aggredito il giornalista a Torino. I fatti da conoscere

Kamala Harris attacca subito Trump: "Truffatore e predatore"
"So che tipo di persona è Donald Trump, ne ho conosciuti quando facevo la procuratrice in California e ho messo sotto inchiesta truffatori e predatori sessuali": sbarcata a Wilmington al quartier generale della campagna Biden che ora porta il suo nome e lavora per lei, Kamala Harris sferra un attacco durissimo al tycoon nel suo primo evento elettorale dopo il ritiro del presidente dalla corsa. Un evento al quale il commander in chief, in isolamento nella sua residenza al mare per il Covid, ha voluto essere presente in video collegamento, rilanciando l'endorsement alla sua vice: "Non sarò nel ticket ma sarò pienamente impegnato nella campagna e farò qualunque cosa Kamala Harris voglia o necessiti. Abbiamo preso la decisione giusta, lei è la migliore", ha detto allo staff, invitando ad abbracciarla e sostenerla. Lei lo ha ringraziato, celebrando l'eredità senza pari di un "leader visionario".

"So che la campagna ha fatto l'effetto delle montagna russe ma abbiamo ancora 106 giorni e vinceremo, voglio meritarmi la nomination e battere Donald Trump, quando combattiamo vinciamo", ha esordito Harris dopo essere stata accolta con una standing ovation dallo staff e dai vertici della campagna, Jen O'Malley Dillon e Julie Chavez, che ha subito riconfermato in una linea di piena continuità. Presente anche il marito, che ha baciato. Dopo il colpo basso a The Donald, la vicepresidente ha osservato che la campagna non è solo contro Trump ma tra due visioni diverse dell'America. "In questa elezione, ognuno di noi affronta una domanda: in quale tipo di Paese vogliamo vivere? In un Paese di libertà, passione e rispetto della legge, o in un Paese di caos, paura e odio?", ha detto. Quindi ha promesso di mettere al centro della sua campagna i diritti riproduttivi, a partire dall'aborto, e la stretta sulle armi, con controlli universali sugli acquirenti, leggi 'red flag' (contro le persone ritenute pericolose) e il bando delle armi d'assalto.

A fine discorso è trapelata la notizia che ha rifiutato di presiedere il Senato quando il premier israeliano Benjamin Netanyahu parlerà mercoledì al Congresso a camere riunite. Una decisione già presa prima del ritiro di Biden, anche se dovrebbe vedere 'Bibi' in un altro momento della sua visita. "Aveva un precedente impegno a Indianapolis", ha cercato di minimizzare un assistente della Harris, che sembra però voler prendere una posizione più intransigente verso Israele e la sua gestione della guerra a Gaza, anche sullo sfondo delle proteste della base dem. 

 

Trump spiazzato. Ora è il candidato più anziano di sempre
L'addio di Joe Biden era atteso, quasi scontato vista la pressione a cui era ormai sottoposto da settimane. Eppure Donald Trump è rimasto comunque spiazzato dall'annuncio comparso a sorpresa su X - la piattaforma di Elon Musk, ormai in piena campagna per l'ex presidente - con il quale è improvvisamente diventato il candidato alla Casa Bianca più anziano della storia. Dopo mesi trascorsi con i riflettori puntati su Biden perché troppo vecchio per un secondo mandato, tocca ora a The Donald convincere gli elettori di essere in grado di governare il Paese nonostante i suoi 78 anni. Un compito non facile e sul quale aleggia lo spettro della profezia di Nikki Haley che in gennaio, quando era ancora in corsa alle primarie repubblicane, disse: "La maggior parte degli americani non vuole un nuovo scontro fra Biden e Trump. Il primo partito che manderà in pensione il suo candidato ottantenne vincerà le elezioni".

Parole diventati virali sui social da ieri, così come i media liberal continuano a rievocare in queste ore le donazioni - in tutto 6.000 dollari - effettuate da Trump a favore di Harris nel 2011 e nel 2013, quando l'attuale vicepresidente era in corsa come procuratrice generale della California. Forse perché colpito dalle modalità di comunicazione, forse perché iniziava a sperare che il presidente resistesse, forse perché non si attendeva una pioggia così forte e rapida di consensi per Kamala Harris, Trump ha reagito nervosamente al ritiro di Biden intravedendo una campagna elettorale improvvisamente in salita quando si sentiva ormai la vittoria già in tasca.

L'ex presidente ha prima attaccato Harris - "è peggio di Biden" -, poi ha sfoderato la minaccia di azioni legali per "frode" contro i democratici. I repubblicani "dovrebbero essere rimborsati delle spese elettorali finora sostenute" visto che "ora dobbiamo iniziare da capo", ha tuonato il tycoon, chiedendo che il prossimo dibattito presidenziale in calendario a settembre non sia su Abc, come precedentemente accordato con Biden, ma su Fox, network che gli è più amico. Trump si prepara comunque a lanciare attacchi feroci verso Harris, espressione, nel suo passato da procuratrice, di quel sistema giudiziario che lo ha condannato per i soldi alla pornostar.

Il tycoon è consapevole che la rivale potrebbe impostare la sua campagna proprio sull'idea della procuratrice contro il condannato. Una prospettiva che l'ex presidente intende evitare a tutti i costi con l'aiuto del suo vice J.D. Vance, laureato in legge nella prestigiosa università di Yale e con una moglie avvocato. Dopo aver esordito nei comizi sabato in Michigan insieme al suo capo, Vance è atteso alla sua prima uscita pubblica da solo da quando è stato nominato. E i suoi toni su X dopo il ritiro di Biden ne lasciano immaginare il tenore. "Io e Trump siamo pronti a salvare l'America, qualunque sia il ticket democratico", ha detto dopo il passo indietro del leader dem. Poco prima dell'annuncio aveva sollevato dubbi sulle possibili giustificazioni del presidente per completare il suo mandato pur ritirandosi dalla corsa alla Casa Bianca. "Se non si può correre, non si può neanche servire la presidenza. Dovrebbe dimettersi subito", aveva sostenuto cavalcando la linea dei repubblicani che, compatti, si preparano a dare battaglia sulla semplice sostituzione di Biden con Harris in tutti gli Stati. "Ogni stato ha un suo sistema e in molti non è possibile semplicemente cambiare il candidato", ha avvertito lo speaker della Camera Mike Johnson. I conservatori però hanno le armi spuntate visto che Biden non era ancora ufficialmente il candidato democratico quando si è ritirato. Questo comunque non li scoraggerà dal perseguire tutte le strade per fermare Kamala, divenuta in poche ore il loro incubo peggiore.

 

Bangladesh: quasi 1.200 arresti e 173 morti nelle proteste
Il numero di arresti nelle proteste sulle quote di occupazione che hanno scatenato disordini diffusi in Bangladesh sfiora la soglia dei 1.200. Secondo un conteggio dell'Afp delle vittime riportato dalla polizia e dagli ospedali, sono morte almeno 173 persone, tra cui diversi agenti di polizia. Quelle che erano iniziate come manifestazioni contro le quote di ammissione politicizzate per gli ambiti posti di lavoro governativi, la scorsa settimana si sono trasformate in alcuni dei peggiori disordini del mandato del primo Ministro Sheikh Hasina.

Il gruppo studentesco che guidava le manifestazioni ha sospeso le proteste lunedì per 48 ore, con il suo leader che ha affermato di non volere riforme "a costo di tanto sangue". È stato imposto il coprifuoco e i soldati sono stati dispiegati in tutto il paese dell'Asia meridionale, mentre un blackout internet a livello nazionale da giovedì ha drasticamente limitato il flusso di informazioni. Domenica, la Corte Suprema ha ridotto il numero di posti di lavoro riservati a gruppi specifici, compresi i discendenti dei "combattenti per la libertà" della guerra di liberazione del Bangladesh contro il Pakistan del 1971. Le restrizioni sono rimaste in vigore dopo che il capo dell'esercito ha affermato che la situazione dell'ordine pubblico è tornata "sotto controllo"

 

Meloni riparte con Costa: "A Roma il ruolo che merita"
La delicata trattativa per il commissario da assegnare all'Italia. E le continue frizioni tra i due partiti suoi alleati, che rischiano di avere ripercussioni sull'attività di governo. Che non può subire rallentamenti, soprattutto in queste settimane in cui il Parlamento deve lavorare a pieno ritmo per chiudere tutti i decreti prima della pausa estiva. Giorgia Meloni è divisa tra Bruxelles e Roma anche se il dossier che le sta più a cuore è quello che dovrà discutere con Ursula von der Leyen. In attesa di indicazioni da parte della riconfermata presidente della Commissione Ue la premier riceve - nella sua "prima visita" come rimarca Palazzo Chigi - il nuovo presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa.

Un segnale "molto positivo", un incontro che è andato "molto bene", racconta chi ha parlato con lei dopo il faccia a faccia di circa un'ora tra i due. Costa lascia la sede del governo sottolineando che l'Italia "è paese fondatore" mentre Palazzo Chigi fa sapere che la premier ha apprezzato la volontà del portoghese di "assicurare una leadership condivisa e pragmatica" del Consiglio. Perché anche di "metodo" si è parlato. Proprio quello che aveva portato la premier, giusto un mese fa, a votare contro la nomina dell'ex primo ministro socialista. Il colloquio sarebbe stato l'occasione per la premier anche per ribadire che l'Italia punta a "una delega importante", come si "merita". Ma ancora, dicono i bene informati, non si sarebbe conclusa la negoziazione.

La Coesione (magari abbinata al Bilancio e al Pnrr) è il portafoglio a cui si guarda da Roma, cucito addosso al ministro Raffaele Fitto, che ha le stesse deleghe in casa. Ancora meglio, come ripete Antonio Tajani, se ci fosse anche "una vicepresidenza". Il nuovo commissario per il Mediterraneo sarebbe considerata una diminutio, non è un segreto, anche se lo stesso Fitto glissa ed evita di rispondere a una domanda esplicita sul punto. Assicurando anzi che non ci sono rischi di "problemi" sui temi su cui Roma è più esposta, dal Pnrr alle infrazioni ai conti pubblici, come effetto collaterale del voto contro il bis di von der Leyen a due su tre dei partiti che sostengono il governo italiano.

Ma i giochi non sono fatti e anche per questo l'esecutivo non starebbe scoprendo ufficialmente la candidatura. Che dovrebbe vedere appunto il ministro pugliese come primo nome, accanto a quello di una donna che potrebbe essere una personalità di area ma non espressione di partito. In ogni caso serve "un commissario che conosca le segrete stanze di Bruxelles, il Consiglio, il Parlamento europeo", ripete il vicepremier di Fi. Con cui Meloni ha parlato nelle ultime ore, come ha parlato con Matteo Salvini ("si vedono sempre, è normale dialettica politica", minimizzano a Palazzo Chigi). La premier avrebbe chiesto ai suoi vice di "abbassare i toni" perché va bene la competizione e la ricerca di differenziarsi, il ragionamento, ma ci deve essere un limite. Ovviamente a Bruxelles ciascuno appartiene a una famiglia diversa. Ed è altrettanto chiaro che ciascuno ha le sue questioni interne: Tajani stretto tra i suggerimenti della famiglia Berlusconi e le differenze dentro al Ppe tra chi ha sponsorizzato l'accordo con i Verdi e chi, come gli azzurri, si appresta a "non votare" i nomi per le presidenze delle commissioni dell'Eurocamera proposti dai Greens. Salvini che spinge invece sempre sullo scontro, anche con Bruxelles (da ultimo anche sulle concessioni autostradali). Ma tutto questo non deve incidere, il messaggio inviato da Meloni agli alleati, sull'azione di governo. Altrimenti, sussurra più di un esponente della maggioranza, potrebbe diventare non solo una provocazione quella di proporre di "andare a vedere gli italiani cosa ne pensano".

 

Slitta il ddl concorrenza. Ancora tensioni tra Lega e Fi
Continua l'attesa per il disegno di legge sulla concorrenza, che all'ultimo non arriva sul tavolo del consiglio dei ministri dopo un pre-consiglio infuocato. Ci sarebbe stato, secondo quanto riferiscono fonti di governo, un confronto "acceso" sul provvedimento tra i funzionari del ministero per gli affari europei, la coesione e il Pnrr, guidato da Raffaele Fitto, e quelli del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti che fa capo al vicepremier Matteo Salvini. Oggetto del contendere sarebbe il nodo autostrade, che è al centro di un confronto con Bruxelles. Nel ddl concorrenza rientra infatti la riforma delle concessioni autostradali, che prevede lo stop ai rinnovi automatici e interviene anche sui pedaggi.

L'obiettivo indicato da Salvini "è evitare eccessivi aumenti e garantire che ci siano i lavori di manutenzione". Si andrebbe verso una tariffa unica nazionale e un intervento dello Stato sulla manutenzione straordinaria. Questo meccanismo non convincerebbe la Commissione europea, preoccupata del possibile impatto sui conti pubblici. Su questo, spiegano fonti di governo, è nato il confronto in pre-Cdm: il timore dei rilievi di Bruxelles avrebbe spinto i funzionari del ministero degli Affari europei a chiedere la frenata. Una situazione di standby che potrebbe sbloccarsi in pochi giorni, visto che l'obiettivo è portare il provvedimento all'esame del Cdm venerdì o lunedì prossimo. Senza entrare nel merito specifico ma parlando in generale del ddl concorrenza, Fitto ha sottolineato: "Il lavoro che abbiamo sempre fatto è quello del confronto con la Commissione Ue, spesso preventivo per evitare di creare situazioni polemiche e problemi, e proseguiamo anche su questo con questo metodo". Il ministro degli Affari europei si è detto comunque fiducioso ricordando che ci siano "ancora due cdm" prima della pausa estiva. È questione "di pochi giorni", ha assicurato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e il ddl "sarà un provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri". La legge per la concorrenza è tra i 69 obiettivi da raggiunge entro il 31 dicembre per incassare la settima rata del Pnrr e secondo il ministro delle Imprese "siamo perfettamente in linea per raggiungere questo obiettivo". In particolare sarebbe stato raggiunto l'accordo con sindaci, ministero della Cultura e sovrintendenze per rendere strutturali le norme sui tavolini all'aperto di bar e ristoranti, i cosiddetti dehors. E risulterebbe "assolutamente completa", con le parole di Urso, tutta la parte di competenza del Mimit, che prevede anche la portabilità delle scatole nere delle auto per le polizze Rc. Intanto il consiglio dei ministri ha approvato i primi tre testi unici previsti dalla delega fiscale: sulle sanzioni penali e amministrative in materia tributaria, sui tributi erariali minori e sulla giustizia tributaria. "Si tratta di una svolta per il nostro sistema fiscale, che, grazie al governo Meloni, continua a percorrere con determinazione il sentiero della semplificazione, andando incontro alle esigenze di cittadini e imprese", ha dichiarato il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Maurizio Leo.

 

Identificato il gruppo di neofascisti di Casapound che ha aggredito il cronista de La Stampa
Sono stati identificati tutti gli aggressori del giornalista de La Stampa, Andrea Joly, vittima di un pestaggio da parte di attivisti di estrema destra. Dopo i primi due militanti di CasaPound Torino, un 45enne e un 53enne riconosciuti poco dopo i fatti, la digos della polizia di Stato ha identificato altre persone. Si tratta di un 46enne e un 35enne. Questa mattina gli investigatori hanno perquisito le abitazioni dei quattro, sequestrando capi di abbigliamento che avrebbero avuto addosso sabato sera, quando durante la festa dell'Asso di Bastoni, Joly è stato malmenato dal gruppo perché scattava delle fotografie.

Gli indumenti sequestrati sarebbero, per l'accusa, gli stessi indossati dal gruppo, sabato e immortalati in almeno tre video dell'aggressione al giornalista. Sempre questa mattina è stato perquisito anche 'Asso di Bastoni, in via Cellini, nel quartiere di San Salvario. All'interno del pub gli investigatori della digos, guidata dal dirigente Carlo Ambra, non hanno però trovato nulla di utile alle indagini e non ci sono stati sequestri, a quanto si apprende. I quattro al momento sono accusati di violenza privata e lesioni personali. L'inchiesta è affidata al pm Paolo Scafi.