Attualità
17 ottobre, 2025I fatti contestati risalgono al 7 gennaio del 2024, quando decine di attivisti (la maggior parte di CasaPound) hanno ripetuto, come ogni anno, il rito delle braccia tese e del "presente" di fronte all'ex sede del Movimento sociale italiano
Il prossimo 9 dicembre si saprà se i saluti romani andranno a processo, quando il gup di Roma dovrà decidere se rinviare o meno a giudizio 31 indagati (la maggior parte di CasaPound) per le braccia tese ad Acca Larentia, durante l’evento commemorativo — l’appuntamento principale, insieme all’anniversario della morte di Sergio Ramelli a Milano, del neofascismo italiano — che si svolge ogni 7 gennaio di fronte all’ex sede del Movimento sociale italiano.
I fatti risalgono al 2024 — quest’anno le scene sono state pressoché le stesse — e la richiesta di rinvio a giudizio allo scorso maggio. Ma ora c’è una data da cerchiare sul calendario, che dirà di più sula questione, annosa, della configurabilità come reato del saluto romano. Che, per la Cassazione — che aveva disposto un nuovo processo per una decina di militanti neofascisti —, non basta che sia semplicemente “commemorativo” ma deve integrare l’apologia di fascismo prevista dalle leggi Scelba e Mancino. Anche se le incertezze normative non mancano.
“L'integrazione del reato richiederà — scrivevano gli ermellini nelle motivazioni delle Sezioni Unite depositate nell'aprile di un anno fa — che il giudice accerti in concreto alla stregua di una valutazione da effettuarsi complessivamente, la sussistenza degli elementi di fatto (esemplificativamente, tra gli altri, il contesto ambientale, la eventuale valenza simbolica del luogo di verificazione, il grado di immediata, o meno, ricollegabilità dello stesso contesto al periodo storico in oggetto e alla sua simbologia, il numero dei partecipanti, la ripetizione insistita dei gesti, ecc.) idonei a dare concretezza al pericolo di 'emulazione' insito nel reato secondo i principi enunciati dalla Corte costituzionale”.
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