Attualità
7 novembre, 2025Per i giudici amministrativi dell'Emilia-Romagna prevale il diritto del minore a mantenere un'identità anagrafica coerente con quella validamente formata all’estero. I legali: "Passo verso l'uguaglianza e il pieno riconoscimento delle famiglie omogenitoriali"
Il bambino era nato nei Paesi Bassi da due donne unite civilmente e aveva il cognome di entrambe. Ma quando hanno richiesto di aggiornare in Italia l’atto di nascita, dopo la riforma della legge olandese che consente di attribuire al figlio il doppio cognome materno, le due donne si sono scontrate con il diniego della prefettura di Ferrara.
Ora il Tar dell’Emilia-Romagna annulla quel "no" e accoglie il ricorso della coppia, che aveva avuto il figlio tramite procreazione medicalmente assistita all’estero. Le due donne — assiste dagli avvocati Francesco Leone e Simona Fell, insieme a Cathy La Torre, Silvia Gorini e Giuseppe Spiezia — si erano viste respingere l’istanza perché, questa la tesi della prefettura, l’ordinamento italiano non riconoscerebbe un diritto alla genitorialità delle coppie dello stesso sesso.
Posizione ora smentita dal Tar, che ha ritenuto che, in questo caso, la richiesta non riguardava lo status di filiazione — già pienamente riconosciuto — ma il diritto del minore a mantenere un'identità anagrafica coerente con quella validamente formata all’estero.
Nella sentenza del giudice amministrativo si richiama anche l’importante pronuncia dello scorso maggio della Corte costituzionale, che dichiarava l'illegittimità del divieto di riconoscimento della madre intenzionale nelle coppie omogenitoriali, ribadendo che l'interesse del minore deve prevalere su qualsiasi rigidità normativa.
"È una vittoria che restituisce dignità e coerenza giuridica alle famiglie omogenitoriali — osservano gli avvocati Leone e Fell — ma soprattutto riafferma il diritto dei bambini a vedersi riconosciuta la propria identità familiare senza discriminazioni”.
Questa pronuncia, aggiungono le legali La Torre e Gorini, "dimostra che la tutela dei minori non può e non deve dipendere dall'orientamento sessuale dei genitori: si tratta di un passo concreto verso l'uguaglianza e il pieno riconoscimento delle famiglie omogenitoriali, in linea con i principi della Costituzione italiana e dell'Europa dei diritti, che respinge ogni forma di discriminazione ancora tentata nei confronti di queste famiglie”.
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