Dazi, guerre e riarmo sono stati al centro anche della terza e penultima giornata di LetExpo 2025, la fiera internazionale della logistica e dei trasporti in corso a Verona. Temi che interessano e impattano sul settore – e che sono stati affrontati dai diversi stakeholder che stanno partecipando all’evento organizzato da Alis e dal suo presidente, Guido Grimaldi – ma che hanno inevitabilmente dominato gli interventi più politici di giornata: quello del ministro della Difesa, Guido Crosetto, e quello del capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza.
Crosetto: "Vediamo se Putin vorrà la pace"
Intervistato a distanza da Massimo Giletti, nel suo intervento Crosetto si è concentrato sul piano da oltre 800 miliardi proposto dalla Commissione europea e approvato ieri, 12 marzo, dal Parlamento europeo con una risoluzione su cui i partiti italiani, d’opposizione ma anche al governo, si sono spaccati. “L’Europa deve pensare alla propria sicurezza e lo deve fare ogni Nazione perché non esiste un’Europa della Difesa – ha detto il ministro –. E pure noi dovremo fare la nostra parte, non solo con le armi ma anche con difesa cyber e così via, per difendere le nostre imprese, i nostri cittadini, il nostro sistema di valori. Ripeto: non è un riarmo, è la difesa del Paese”. Poi Crosetto ha garantito che “questo governo manterrà la promessa” di raggiungere il 2 per cento del Pil di spese per la Difesa, come chiesto dalla Nato. “Il mio compito – ha continuato il titolare della Difesa – è chiedermi ogni giorno: ‘Se accadesse qualcosa di negativo per la mia popolazione, sono in grado di difenderla? Se subissimo un un attacco non come quello dell’Ucraina, ma mille volte inferiore, sarei in grado di fermarlo?’ In un mondo che è profondamente cambiato, questo è il mio compito”.
Il tema, inevitabilmente, s’intreccia con le trattative in corso tra Kiev, Mosca e Washington sull’ipotesi di cessate il fuoco in Ucraina. “La situazione è di attesa – ha spiegato il ministro della Difesa – perché Putin in questi tre anni non ci ha indicato molte volte la volontà di finire questa guerra, ma siccome ora pace voglia finirla, ora tocca a lui. Vediamo se veramente vorrà interrompere questa guerra, cosa che è molto facile: basta che smetta di bombardare perché, mentre noi stiamo parlando, sull’Ucraina stanno cadendo bombe e droni”.
Fidanza: "L'Ue non può fornire garanzie di sicurezza a Kiev"
Prima di Crosetto, sul palco di Casa Alis è salito il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza. Per il meloniano è stata l’occasione per spiegare i motivi dietro al duplice voto di ieri alla plenaria dell’Europarlamento di Strasburgo: il sì al piano ReArm Europe e, soprattutto, l’astensione su una mozione in cui si chiedeva il “sostegno incrollabile e incondizionato” a Kiev, ma con accenti antiamericani. “Ci siamo differenziati nel voto, astenendoci, perché dall'inizio Giorgia Meloni prese una posizione, da leader dell'unico partito d'opposizione, a sostegno della posizione italiana e a sostegno dell'Ucraina, cosa che non è in discussione nemmeno oggi – ha sottolineato Fidanza –. In questi tre anni noi abbiamo votato tantissime volte al Parlamento europeo a sostegno dell'Ucraina. Che cosa è successo ieri? È successo che, invece di votare una risoluzione di sostegno dell'Ucraina, siamo stati costretti a votare una risoluzione di attacco agli Stati Uniti d'America".
Nel testo “c’era scritto he si condanna la decisione americana di interrompere le forniture militari, di intelligence e satellitari all’Ucraina – ha continuato il capodelegazione di FdI –. Con la firma di Gedda sono state ripristinate le forniture. Allora perché fondare un voto importante del Parlamento europeo su un presupposto che nel frattempo non c’era più? Evidentemente – ha sottolineato – qualcuno aveva un'intenzione di attacco politico nei confronti dell'amministrazione americana che io credo non faccia oggi l'interesse di una soluzione negoziale che inevitabilmente dovrà arrivare. E non faccia nemmeno l'interesse degli ucraini, motivo per cui, secondo me, su questo si sta inseguendo una strada sbagliata e che dovremmo riportare alla razionalità. La razionalità ci dice che, se noi vogliamo garanzie di sicurezza stabili e durature per l'Ucraina, non possiamo pensare che sia l'Europa da sola a poterne fornire, perché non siamo in grado oggi, militarmente, di poter offrire queste garanzie di sicurezza senza gli Stati Uniti d'America e senza la Nato. Non è una questione di essere amici o non amici di Trump, è una questione oggettiva, è un dato di realtà – ha concluso –. Chi pensa di fare da solo, mandando i carri armati o i soldati inglesi e francesi, racconta ai cittadini una menzogna”.