L’uso delle parole non dovrebbe essere mai casuale. E per i Pro Vita & Famiglia, i medici che praticano l’aiuto al suicidio sarebbero come “sicari”. "Ci auguriamo – dice il presidente dell’associazione cattolica e antiabortista, Antonio Brandi – che la Corte costituzionale non entri per l'ennesima volta a gamba tesa scavalcando i poteri legislativi del Parlamento e dunque non apra ulteriormente le maglie, già purtroppo larghe, del suicidio medicalmente assistito in Italia”. Il riferimento dell’associazione è all’udienza che il prossimo 8 luglio si terrà nella Consulta e che riguarda il caso, sollevato dal tribunale di Firenze, di “Libera” (nome di fantasia), completamente paralizzata e affetta da sclerosi multipla, che avrebbe avuto accesso al suicidio assistito ma non può autosomministrarsi il farmaco letale. L’unico modo finora previsto per il fine vita previsto dalle precedenti pronunce della Corte costituzionali.
Per i Pro Vita, “dare a un medico la possibilità di somministrare un farmaco letale significa trasformarlo in un sicario, significa fare in modo che egli possa tradire l'etica e la professione medica procurando la morte. Questo caso conferma che 'decidere' di morire non riguarda solo una persona perché la vita è anche un bene sociale, non solo personale, e legalizzare il suicidio assistito non è un atto neutro poiché cambia la cultura, crea precedenti, apre a derive. Dalla Consulta – continuano – ci aspettiamo una sentenza in linea con la tutela e il rispetto della Vita, della sua dignità e della professione medica, perché una società giusta non elimina il sofferente, ma allevia e cura le sofferenze”.
La polemica intreccia anche la bozza di un futuro disegno di legge del governo sul fine vita, anche se il testo ancora non c’è. Secondo le indiscrezioni, infatti, il prossimo 17 luglio dovrebbe essere calendarizzata al Senato una proposta – come sollecitato da anni dalla Corte costituzionale – che metta al centro le cure palliative, ma che preveda anche un comitato etico nazionale di personalità nominate dal governo che dovrebbe decidere di caso in caso, oltre che l'esclusione del Servizio sanitario nazionale dalle procedure.
Sul dibattito intorno al fine vita è intervenuta anche la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, intervenendo nella Sala Berlinguer di Montecitorio al convegno Fine vita tra libertà e limiti. "Metto a disposizione il Pd per questa sfida nazionale. Il parlamento deve approvare una legge sul fine vita - ha detto la segretaria dem -. Non si può più attendere. Siamo disponibili a un dialogo, non a passi indietro rispetto alla sentenza della Corte costituzionale. Il ruolo del Servizio sanitario nazionale - ha aggiunto Schlein - è imprescindibile. Andremo avanti su questo tema per arrivare a un risultato che è un passo avanti per il Paese e per tutti".