La denuncia dell'associazione Luca Coscioni dopo l'ennesimo diniego dell'Asl locale, l'Asugi, nonostante sia totalmente dipendente da terzi. Filomena Gallo: "È una forma di tortura"

Terzo no al suicidio assistito per Martina Oppelli, malata di sclerosi multipla: "Basta soffrire, valuto la Svizzera"

Il primo diniego al suicidio assistito è arrivato tra dicembre del 2023 e gennaio del 2024. A Martina Oppelli la sclerosi multipla le è stata diagnosticata nell’aprile del 2002, quando aveva 28 anni. Attualmente, scrive l’associazione Luca Coscioni, vive con una “gravissima limitazione motoria con dolori e spasmi diffusi poco controllati dalla terapia che la rendono totalmente dipendente da terzi per la conduzione di ogni attività”. A distanza di un anno e mezzo dalla prima richiesta, Oppelli si è vista negare altre due volte la domanda d’accesso al fine vita, “nonostante la sua completa dipendenza da una assistenza continuativa e da presidi medici”, denuncia ancora l’associazione.

"Una forma di tortura"

Lo scorso 4 giugno è arrivato l’ultimo “no” dall’Asl locale, l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi). “Basta soffrire, valuto di andare in Svizzera”, ha detto Oppelli. Per Filomena Gallo, che coordina il team legale dell’associazione Luca Coscioni, “l’azienda sanitaria infligge a Oppelli un trattamento disumano, una forma di tortura” perché - ha continuato - vive una condizione di totale dipendenza da caregiver per lo svolgimento di ogni singola attività quotidiana, comprese le funzioni biologiche primarie, utilizza quotidianamente la macchina della tosse per evitare il soffocamento ed è sottoposta a una terapia farmacologica con innegabile funzione salvavita”. Lo scorso 19 giugno, Oppelli ha presentato un’opposizione al diniego, accompagnata da una diffida e messa in mora nei confronti della azienda sanitaria. Alla diffida, che invitava Asugi a riesaminare la posizione di Oppelli alla luce delle indicazioni fornite dalla Corte costituzionale, l'azienda sanitaria ha risposto che sarà "avviata immediatamente una nuova procedura di valutazione" da parte della commissione medica.

"Adoro la vita fino a succhiarne l'ultima goccia"

“Ammetto di non aver considerato di essere obbligata a subire l'ennesima insostenibile estate. Eppure, ho tutti i requisiti previsti dalla norma e dalle sentenze a ora presenti in Italia per poter usufruire di questo diritto - ha commentato Oppelli, come riferito dalla stessa associazione Luca Coscioni -. Un diritto al quale avrei preferito non dovermi mai appellare io, quella della resistenza a oltranza con un po' di esuberanza. Io che, come altre creature con diagnosi nefaste, adoro la vita fino a succhiarne anche l'ultima goccia di linfa vitale”. "Ciò che mi rimane - ha proseguito - è solo una grande stanchezza e lo sconforto per aver creduto nel senso civico di uno Stato laico che dovrebbe concedere al cittadino consapevole, autodeterminato, allo stremo delle proprie forze, di porre fine a una sofferenza per la quale nessuno è in grado di proporre soluzioni plausibili che io non abbia già sperimentato. Probabilmente saranno altri a poterne usufruire, a poterne gioire. E io, chissà - ha concluso - dovrò intraprendere un ultimo faticosissimo viaggio verso un Paese non troppo lontano che ha già recepito la supplica di compassione di chi è stato condannato a soffrire a oltranza".

Il video appello del 2024

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Disordine mondiale - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 27 giugno, è disponibile in edicola e in app