Attualità
4 luglio, 2025La donna: "Significa che ero legittimata a parlare di genocidio, termine che anche l’Onu adotta per quanto accade a Gaza”
Non è frutto di antisemitismo parlare di genocidio in riferimento a quanto sta accadendo a Gaza e all’operato dell’esercito israeliano ai danni della popolazione palestinese. O almeno, secondo la magistratura, non lo è nel caso di Nives Monda, la ristoratrice napoletana che il 3 maggio scorso fu protagonista di un’accesa discussione con due cittadini israeliani al termine della quale questi ultimi, che ripresero la scena con i telefoni, furono allontanati dalla Taverna Santa Chiara, in pieno centro storico di Napoli. Una vicenda che fece presto il giro del web, assumendo rilievo mediatico internazionale, con centinaia di attestati di solidarietà a Monda e la denuncia da parte dei due turisti che hanno accusato la ristoratrice di istigazione all’odio razziale.
Enrica Parascandolo, pubblico ministero della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, aveva chiesto l’archiviazione, confermata pochi giorni fa dal gip Michaela Sapio. E così stamattina - 4 luglio -, Monda ha voluto incontrare la stampa nel suo locale per fornire aggiornamenti sulla questione, assistita dai legali Domenico Ciruzzi e Stella Arena: “Voglio sottolineare la piena concordanza tra la richiesta di archiviazione e il decreto del gip: significa che ero legittimata a parlare di genocidio, termine che anche l’Onu adotta per quanto accade a Gaza” dichiara la donna. “Sono passati due mesi esatti: complicati e bellissimi allo stesso tempo. Ringrazio i lavoratori della taverna che più di me sono stati esposti alla gogna mediatica ma anche al duro lavoro di dover continuare a gestire l’attività sotto attacco. Io almeno ho avuto la solidarietà da parte di tante persone, gente che ha preso treni da Centro e Nord Italia, ma anche dall’estero, solo per stringermi la mano” dice ancora Monda.

E aggiunge: “Noi siamo lavoratori che si occupano di cibo, e chi si occupa di cibo sa dove sono le ingiustizie: molte di queste sono proprio dietro la produzione degli alimenti. Per questo ci siamo schierati accanto al popolo palestinese diventando uno Splai - Spazio libero dall’apartheid israeliana -. Conoscevamo le storie dei soprusi che subiscono i contadini e le contadine palestinesi, quindi se siamo contro le ingiustizie legate allo sfruttamento del lavoro non possiamo non condannare il genocidio di Gaza”. La ristoratrice riflette un sentimento piuttosto condiviso in città – ricordiamo che a Napoli sono state organizzate le prime iniziative a favore del popolo palestinese dopo il 7 ottobre 2023, come i concerti “Life for Gaza” – e ha voluto ringraziare tutta la comunità partenopea: “Ora a Napoli finalmente il vento è cambiato. Il consiglio comunale ha approvato la mozione che impegna l'amministrazione a rescindere gli accordi con le imprese e le università complici con lo stato di Israele”.
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