Scuola

Sconti, promozioni e truffe: il mercato dei crediti per docenti è un caos in cui va avanti chi paga

di Chiara Sgreccia   28 giugno 2024

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Gli insegnanti precari non possono fare a meno di accumularne per non perdere posti in graduatoria. Così la mercificazione dei cfu va già avanti da anni. Ma con i percorsi abilitanti ha toccato un nuovo picco. A scapito della qualità

Il 10 per cento di sconto per chi porta un amico. O un buono Amazon da 30 euro per chi si iscrive al corso da 30 cfu. Oppure perché, invece, non partecipare direttamente alla full immersion abilitante? Un «percorso senza numero chiuso per i docenti di ruolo e specializzati sul sostegno» - si legge su una locandina sponsorizzata sui social. Così 17 giorni di formazione a dir poco intensa (visto che, come denuncia anche Cgil scuola, secondo i parametri delle Università un credito corrisponderebbe a 25 ore di lavoro) diventano sufficienti per ottenere l’abilitazione. Previo, ovviamente, il pagamento di circa 2mila euro.

 

Come spiega anche Manuela Calza, segreteria generale di Flc Cgil, gli esempi sopra riportati non sono casi isolati. I percorsi di abilitazione previsti dal dpcm del 4 agosto 2023, connessi con l’attuazione della riforma del reclutamento prevista dal Pnrr, necessari (ad oggi) per partecipare ai concorsi e essere assunti come docenti di ruolo, si stanno trasformando in una compravendita di titoli «a scapito della qualità della scuola. Abbiamo più volte chiesto ai ministeri dell’istruzione e dell’Università di istituire una cabina di regia che funga da organo di controllo per la formazione dei professori. Al fine di garantire loro pari opportunità per l’accesso ai corsi. Ma anche uniformità nella qualità dei percorsi abilitanti su tutto il territorio italiano».

 

Nella realtà del Paese la situazione è molto più confusionaria: tutti percorsi abilitanti sono partiti in ritardo rispetto a quanto prospettato dal Dpcm di agosto 2023 causando incertezze e problemi nella formazione delle graduatorie per l’insegnamento. Probabilmente perché l’intesa tra il ministero dell’Istruzione e del Merito e quello dell’Università ha avuto qualche intoppo. E se da un lato le università telematiche sono riuscite a organizzarsi per prime proponendo corsi (che sono stati accreditati come validi) completamente online e concentrati in periodi brevi, solo per i docenti già abilitati in un’altra materia oppure specializzati nel sostegno, i percorsi abilitanti per tutti gli altri insegnanti stanno iniziando proprio in questi giorni negli atenei pubblici, che in molti casi hanno chiesto ai docenti di iscriversi senza dare loro alcuna certezza su orari e programmi: «Percorsi che stanno partendo a macchia di leopardo, non per tutte le classi di concorso, senza che sia stato chiarito se il numero di posti bandito da ogni ateneo corrisponda al reale fabbisogno della scuola», spiega ancora Calza: «Mentre a rimanere identici in quasi tutti i casi, sono i costi: fino a 2mila euro per i corsi da 30 cfu. Fino a 2.500 quelli da 60 crediti».

 

«Questa disparità di trattamento ci ha discriminati. Chi di noi riuscirà a seguire il corso di abilitazione - perché per noi l’accesso è a numero chiuso- terminerà le lezioni - che per noi sono al 50 per cento in presenza- solo dopo che si sono chiuse le graduatorie per le supplenze. Così verremo superati da chi ha potuto ottenere l’abilitazione prima di noi. Finiremo in fondo alla lista e diventerà sempre più difficile essere chiamati per lavorare a settembre», aveva spiegato a L’Espresso una delle migliaia di docenti precarie con almeno tre anni di servizio.

 

Ma non basta. Altre due professoresse, Alessandra e Laura, hanno contattato L’Espresso per raccontare la loro situazione: sono specializzate sul sostegno perché è questo il lavoro che vogliono fare. «È la ragione per cui non ci siamo iscritte ai percorsi abilitanti. Non ci interessa un’altra materia, vogliamo insegnare quello per cui siamo già specializzate. Adesso però veniamo a scoprire che il corso di abilitazione assegna fino a 36 punti ai docenti che lo frequentano, parti a tre anni di servizio. Punteggio che sarà valido anche per le graduatorie del sostegno».

 

Così, a quanto raccontano le due insegnanti, basterà seguire un corso online su una materia che non ha nulla a che fare con il sostegno, pagando duemila euro, per salire in graduatoria: «Senza nessuna attenzione all’educazione delle persone con disabilità che hanno diritto a essere seguiti da personale qualificato», dicono amareggiate le due professoresse: «Abbiamo più volte cercato di aprire una discussione con il ministro Valditara, esponendo il problema nostro e di migliaia di colleghi, ma siamo state completamente ignorate».

 

Come chiarisce Calza di Flc Cgil, che le abilitazioni vengano considerate come valore aggiunto, una competenza in più che il docente acquisisce, è legittimo: «I problemi oggi, però, sono molteplici. Il punteggio attribuito a questi percorsi non è proporzionato al resto della formazione. Inoltre è stato comunicato in ritardo: all’inizio quando il dpcm ha previsto i percorsi abilitati non si sapeva né quale sarebbe stato il loro valore né la funzione specifica che avrebbero avuto. E infine, la mancanza più grave è dal punto di vista qualitativo: non c’è nessuno che vigili sull’offerta dei corsi proposta dalle università». Così la formazione per i docenti si sta trasformando in un caotico mercato dei crediti con promozioni e sconti che si alternano alle vere e proprie truffe, in cui va avanti solo chi ha i soldi per pagare.