Economia
4 settembre, 2025Il futuro del gruppo e la successione "pianificata" prima della morte
Giorgio Armani è morto il 4 settembre all’età di 91 anni, dopo una carriera che dai grandi magazzini della Rinascente, dove nel 1954 ha avuto i primi contatti con il mondo della moda grazie a un lavoro come vetrinista, lo ha portato a diventare una delle firme più note dello stile mondiale.
La sua vita da stilista per 50 anni è andata di pari passo con un’avventura imprenditoriale che lo ha reso il terzo uomo più ricco d’Italia con un patrimonio personale stimato recentemente da Forbes intorno agli 11,5 miliardi di euro. Dalla fondazione, nel 1975, il gruppo Armani è cresciuto fino a diventare un vero e proprio impero, con interessi in campi anche molto lontani dalla moda.
Se il focus principale è sempre rimasto sull’abbigliamento, con 500 negozi monomarca e tre collezioni attive, la reputazione del marchio Armani è stata la chiave per diversificare gli investimenti dell’azienda mantenendo il filo conduttore del lusso. Negli anni la promessa di esclusività dell’universo Armani si è declinata, ad esempio, in collezioni d’arredo (Armani Casa) e di cosmetica (Armani Beauty) così come in catene di ristoranti e hotel.
A differenza di molti grandi gruppi della moda mondiale, il controllo del marchio è sempre stato saldamente nelle mani del fondatore, rimasto unico proprietario della holding alla base di tutte le attività. Come anticipato dallo stesso Armani all’interno di “Per Amore”, l’autobiografia pubblicata nel 2022, questa scelta controcorrente ha permesso anche di preparare la successione per tempo.
Per pianificare l’inizio della nuova fase e garantire una continuità dei prodotti a marchio Armani anche dopo la morte di Re Giorgio, nel 2016 è nata la Fondazione Giorgio Armani, proprietaria dello 0,1% delle quote del gruppo (Giorgio Armani ha mantenuto il controllo del restante 99,9%) e dotata di un consiglio fiduciario incaricato di vigilare sul rispetto dell’identità del brand. L’impressione è che la Fondazione avrà un ruolo centrale anche nel definire la nuova gestione. Armani non ha discendenti diretti e il nuovo assetto societario dovrebbe prevedere un ruolo di primo piano per i parenti più stretti, tutti già in consiglio di amministrazione, e i collaboratori storici come ad esempio il manager ed amico Pantaleo Dell’Orco.
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