Sei milioni di giovani elettori rischiano di essere esclusi da un’elezione dove si annuncia un astensionismo record. Mentre si avvicina un inverno dove il caro-energia imporrà duri sacrifici. Ma i partiti in campagna elettorale parlano d’altro

Ci sono almeno sei milioni di cittadini italiani, tra studenti e lavoratori, che il 25 settembre rischiano di essere esclusi dal voto. Gli universitari fuori sede, in quel periodo, saranno impegnati lontano dalla loro residenza ad affrontare la sessione d’esame straordinaria.

 

È una condizione che si traduce nell’impossibilità di esercitare il diritto di voto. Tempi stretti, costi di viaggio e lunghe distanze rendono complicato il ritorno verso il seggio di appartenenza. Per l’Istat la platea dei fuorisede, tra studenti e lavoratori, è di circa cinque milioni di elettori, il dieci per cento degli aventi diritto. A questi si aggiunge un altro milione di italiani senza cittadinanza. Nella maggior parte dei casi si tratta di giovani tra i 18 e 35 anni. Una fetta di potenziali elettori che di volta in volta contribuisce ad allargare la crescente percentuale degli astensionisti. La legge prevede metodi alternativi al voto solo in alcuni casi: per chi è residente all’estero o per coloro che si trovano temporaneamente fuori dall’Italia per motivi di lavoro, salute o studio. Queste categorie possono esprimere la propria preferenza per corrispondenza. È più facile votare per chi vive dall’altra parte del mondo rispetto a chi si trova a poche ore dal seggio. Il nostro Paese è rimasto l’unico in Europa, insieme a Malta e Cipro, a non consentire una qualche forma di voto a distanza.

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Ci sono sei milioni di italiani esclusi dal voto che la politica continua a ignorare
2/9/2022

Il Parlamento tiene questi milioni di cittadini ai margini di una delle elezioni che si annunciano meno partecipate della sua storia.

 

Quello che emerge è razionare. È un termine che in questo periodo viene sempre più spesso utilizzato da esponenti del governo, da parlamentari, e di conseguenza da imprenditori e commercianti. E chi ne fa le spese sono i cittadini.

 

Mentre siamo in campagna elettorale e si pensa di razionare, abbiamo ancora una guerra alle porte della Ue. L’Ucraina in questi sette mesi si è difesa dal suo invasore Putin in modo più efficace di quanto molti in Europa pensassero possibile. E mentre l’inverno incombe, i Paesi dell’Unione Europea iniziano a sentire i forti effetti collaterali della guerra a cominciare dalla lievitazione dei prezzi dell’energia. La Russia ha reagito alle sanzioni occidentali limitando il flusso di gas da cui dipende l’Europa. Putin ha annunciato che il suo gasdotto Nord Stream 1 sarà sottoposto a ulteriore “manutenzione” dal 31 agosto, suscitando sospetti che potrebbe non essere mai riaperto. In alcune parti d’Europa il gas viene ora scambiato a quello che equivarrebbe a oltre mille dollari per barile di petrolio, un livello assurdo.

 

I governi si trovano di fronte a una scelta: o pagare le bollette elettriche che altrimenti spezzerebbero molti bilanci familiari, o subire una recessione poiché i consumatori sono lasciati al verde. A peggiorare le cose, l’euro è sceso al di sotto della parità con il dollaro, il livello più basso degli ultimi due decenni. Per la maggior parte delle persone e delle imprese, la vaga prospettiva estiva di dover pagare di più per mantenere in inverno le case calde e il ronzio delle fabbriche sta per diventare una dura realtà per i prossimi mesi. Con ricadute anche sui posti di lavoro.

 

Occorre regolare il termostato e l’illuminazione pubblica viene ridotta, le docce fredde incoraggiate. Non solo in Italia. Emmanuel Macron, presidente della Francia, ha chiesto la volontà di «pagare il prezzo della nostra libertà e dei nostri valori». Il premier belga ha avvertito che ci attendono inverni difficili. È il prezzo per sostenere la democrazia e difendere chi è aggredito. L’Europa non ha altra scelta che rimanere salda su questi punti. Sarebbe pericoloso spingere l’Ucraina alla capitolazione affinché la Russia ripristini i suoi flussi di gas.

 

La campagna elettorale macina parole su parole mentre l’imposta sugli extra profitti delle società energetiche non è stata ancora versata da molte aziende. Risorse stimate intorno ai dieci miliardi che possono essere utilizzate per finanziare le misure di sostegno per famiglie e imprese in difficoltà.