Fenomeni

Internet tv, quanti ostacoli per chi vuole dire addio alla televisione tradizionale

di Alessandro Longo   19 ottobre 2016

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Problemi di copyright, apparecchi non compatibili, banda larga che non c'é. L'esplosione anche in Italia dei vari Netflix, Timvision, NowTv e Infinity è rallentata da un gran numero di fattori diversi. Ma per gli esperti è ormai solo questione di tempo

Sono quasi 3 milioni e mezzo gli italiani che vedono la tv su internet- film e serie tv- attraverso i quattro principali servizi dedicati: Timvision di Tim, NowTv di Sky, Infinity di Mediaset e Netflix. E' un piccolo esercito silenzioso che cresce, quello di chi ha già imparato a rompere gli schemi della tv tradizionale.

Non senza fatica: per poter accedere a (quasi) tutti i contenuti disponibili, si è costretti ad abbonarsi ad almeno due (meglio tre) di questi servizi, per una spesa totale di 12-20 euro al mese. Senza contare la necessità di una tv compatibile o di una console di videogame di nuova generazione.

E' quanto risulta dalla nostra indagine nel mondo della internet tv: universo in espansione ma caotico. Tanto che costringe l'utente a una corsa a ostacoli per trovare i contenuti e dotarsi dei dispositivi più adatti ad accedervi.

La causa è la complessità degli accordi, spesso esclusivi, che legano questi servizi con i detentori di copyright sui contenuti, da una parte, e i produttori di tv e console dall'altra. La buona notizia, a quanto riferiscono aziende ed esperti al nostro giornale, è che nei prossimi mesi il mercato italiano farà grossi progressi. I numeri in crescita confermano che il business sta uscendo dalla nicchia e incoraggiano le aziende a fare nuovi investimenti per arrivare al grande pubblico.

"Secondo una nostra ricerca in collaborazione con Doxa, ad aprile erano 3,2 milioni gli italiani che fruivano di almeno uno dei quattro servizi di internet tv", conferma Marta Valsecchi, degli Osservatori del Politecnico di Milano. "L'interesse degli utenti è stato trainato dall'arrivo di Netflix, in Italia, a ottobre 2015", dice Valsecchi. Un anno fa: è un mercato giovane che attende i prossimi mesi per esprimere le potenzialità.

E che siamo sull'orlo di grosse novità lo confermano le ultime notizie. "Timvision ha lanciato il proprio decoder, basato sulla piattaforma Android Tv, con una nuova interfaccia semplice e immediata. Sky ha cambiato nome al proprio servizio da Sky Online a NowTv, arricchendo ulteriormente la propria offerta di pacchetti di intrattenimento, serie Tv e cinema", dice Valsecchi. "Infinity potrebbe rientrare all’interno di un ampio progetto europeo che vedrebbe la costruzione di un’unica offerta nata dall’unione di più servizi locali (oltre a Infinity, ad esempio Watchever in Germania e CanalPlay in Francia)".

"Assistiamo in questa fase a una politica di ribasso dei prezzi, che partono ormai da circa 5 euro al mese per abbonarsi a questi servizi", aggiunge Bruno Zambardino, docente Economia dei Media Sapienza Università di Roma e Direttore Osservatorio Media di I-Com.

Il più economico è Timvision (5 euro al mese, appunto), che è anche quello con il più ampio numero di titoli: 8 mila, tra film, serie tv e il replay della programmazione televisiva nazionale. Non è però un catalogo molto ricco di novità o di serie di punta, ecco perché, secondo Zambardino, "l’offerta più costosa ovvero quella di NowTv (da 9,99 euro) è quella che dispone di un catalogo cinema meglio bilanciato tra novità e classici. Ed è anche la sola che propone eventi sportivi".

Sky si è aggiudicata anche qualche serie molto popolare in esclusiva (come il Trono di Spade e Gomorra). "Uno dei limiti – oltre al prezzo – è che non consente la visione su più schermi con lo stesso canone, a differenza dei concorrenti, e non supporta l'alta definizione", dice Zambardino. Quest'ultimo limite - dicono da Sky - sarà superato entro fine anno, quando il servizio arriverà anche su smartphone (come già i concorrenti) e avrà una nuova offerta sportiva. Spicca anche un altro limite: a differenza dei concorrenti, Sky tende a eliminare dal catalogo le vecchie stagioni delle serie tv, sostituendole con le nuove. Rivela così una filosofia "meno internet" e più da vecchio palinsesto.

"Infinity, con 6 mila titoli, ha un catalogo molto forte nei film, oltre ad essere poco costoso (5,99 euro al mese). Ha inoltre da poco attivato un servizio aggiuntivo (Infinity Premium) che garantisce settimanalmente un film in anteprima scelto tra le ultime uscite (ovvero dai sei mesi dall’uscita nella sale cinematografiche)", dice Zambardino. Tra l'altro, siamo stati colpiti dal trovare il capolavoro di Pupi Avati Magnificat (non disponibile nemmeno in dvd in nessun negozio online).

Altro vantaggio, solo di Infinity, la possibilità di scaricare il contenuto per vederlo offline (utile quando la connessione internet è poco adatta allo streaming oppure se vogliamo usufruirne in un posto dove non c'è internet su rete fissa, per esempio in viaggio).

"L’offerta di film Infinity è sicuramente di ottimo livello mentre per le serie ci si deve accontentare di proposte più limitate anche per dare spazio alle tante fiction domestiche", dice Zambardino.

Netflix eccelle per serie tv (nonostante le esclusive Sky); per usabilità dell'interfaccia e per efficacia del motore di raccomandazione (due vantaggi dovuti agli investimenti della piattaforma a livello internazionale). Il prezzo è medio (da 7,99 euro al mese). Il principale difetto è "la povertà del catalogo di film, italiani soprattutto", dice Zambardino.

Quanto a sviluppi futuri, tutte le piattaforme promettono di potenziare il catalogo, anche in ultra alta definizione (4K). "La vera novità, che sarà sempre più forte, è il fenomeno dell'autoproduzione: i distributori che diventano anche produttori di film e serie tv", dice Valsecchi.

Ha cominciato Netflix, seguita da Amazon, negli Usa. Prima solo con produzioni internazionali in lingua inglese; ora anche localizzate per i diversi mercati nazionali. In Italia sta producendo la serie tv Suburra. I concorrenti si stanno allineando: Infinity sta producendo una serie con Maccio Capatonda.

Di contro, l'offerta italiana deve ancora maturare: è frammentata nei contenuti e nei dispositivi, notano sia Valsecchi sia Zambardino. Il gioco delle esclusive o - nel caso di Sky - le scelte di distribuzione costringono l'utente a dover saltare da una piattaforma all'altra per trovare tutte le proprie serie preferite. "In certi casi ci sono solo alcune stagioni di una serie. Ed è forte la tentazione di scaricarle pirata da internet, dove si trova tutto con facilità", dice Valsecchi.

"Si può scoprire anche che la propria tv supporta solo le app di alcune piattaforme. E di essere costretti a rimediare comprando un decoder dedicato al servizio, se non si ha una nuova console", dice Zambardino. Le tv di Samsung sono di gran lunga le più supportate. D'altro canto, il mercato italiano è frenato anche da una bassa diffusione della banda larga.

Tutto considerato, i limiti sono superabili nel tempo e gli esperti concordano nell'impatto futuro di questi servizi, sui modi in cui si fruisce e si fa tv in Italia.

"Siamo convinti che un italiano su tre avrà Netflix entro il 2022", dice Joris Evers, vice presidente Emea dell'azienda, secondo cui "in futuro la tivù lineare sarà obsoleta come il telefono fisso". Più prudente Chiara Tosato, direttore commerciale di Infinity, secondo cui ci sarà ancora un ruolo per la tivù tradizionale, ma in riduzione: per esempio per gli eventi in diretta. "Gli ultimi dati rivelano che gli italiani stanno segmentando sempre più il modo di vedere la televisione. L'utente può passare dalla tv tradizionale allo streaming sul televisore di casa fino a quello su cellulare, a seconda della situazione", dice Valsecchi. "In futuro queste piattaforme diventeranno più intelligenti, in grado di suggerire il contenuto migliore ai singoli utenti a seconda non solo dei diversi gusti ma anche del momento e della situazione di contesto: creando una sorta di playlist dinamica personalizzata".

Tutti d'accordo su un punto: si va verso il grande pubblico. "La domanda che va intercettata è quella generalista. Dalla nostra esperienza constatiamo che gli utenti sono anche più sensibili ai titoli inediti, le serie in anteprima e prodotti che in genere trovano poco spazio nell’offerta televisiva tradizionale", dice Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment & consumer digital services di Tim.