Si chatta, si regalano virtualmente parti del corpo mentre ci si incontra meno. E riappare trionfante la masturbazione, che dal '68 si credeva in declino. Diminuisce il contatto reale tra i sessi, che da sempre e in tante forme ha nutrito la società

In natura è il corpo femminile che assicura la sopravvivenza dei gruppi. Questo corpo interessa i maschi per più di un motivo. Secondo diverse ricostruzioni, i maschi avrebbero preso il dominio nelle società sia per assicurarsene il possesso, sia per controllare che le gravidanze fossero opera loro e non di uno straniero di passaggio. Dal maschio con la clava che, negli stereotipi, trascina per i capelli la femmina, alla libertà sessuale di oggi tutto sembra cambiato. Eppure, sotto i cambiamenti, possiamo rintracciare ciò che non varia.

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L. è un liceale del ceto medio di una media città europea. Essendo “normale”, è anche bravo col computer, attratto dal corpo femminile e studiare lo annoia. Come rimedio scarica da Internet foto di ragazze poco vestite. Le inserisce nel suo Instagram Account, chiamandole officialhotgirls. Fa lo stesso con un suo Facebook Account battezzandole Scandinavian Girls: poi lo utilizza per far conoscere officialhotgirls e viceversa. Sorpresa: dopo una decina di giorni ha già 5.000 followers. (Io non ho mai avuto Facebook, Instagram, Twitter, ma ho cercato – come mi hanno detto che deve avvenire – di essere invidioso di chi ha tanti followers. Non so se ci sono riuscito, ma trovo la vicenda molto interessante). Poiché i followers di L. leggevano in Internet che il loro numero era in crescita, le ragazze sono state colte da una tentazione: quelle che a loro volta avevano una pagina web hanno cominciato a inviargli delle loro foto provocanti chiedendogli di pubblicarle, in modo da generare un circolo virtuoso che aumentasse la popolarità dei loro siti personali, quindi i loro followers. L. pubblicava le migliori: così, oltre a quelli delle ragazze, crescevano di centinaia alla settimana anche i suoi followers.

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Tutta la piramide – L. al vertice, poi l’harem di corpi pubblicati, più sotto i followers sia di lui che delle ragazze – stava sprofondando in quell’immaginario dove esisti quando di te esiste una immagine pubblica. Secondo un best seller americano (C. Hedges The Empire of Illusion) è il definitivo allontanamento dai riferimenti reali - politici o intellettuali - sostituiti dal culto delle celebrities (create per nutrire la fantasia). Il passo seguente è il ritiro dei giovani dagli incontri reali, rimpiazzato dai contatti per smartphone (o computer: descritto in iGen di J. Twenge, purtroppo anch’esso non tradotto). In pochi anni gli incontri fra gli adolescenti americani si sono ridotti del 40%: intendiamoci, non è solo un male, in questo modo sono crollati anche il loro abuso di sostanze, gli incidenti stradali, le gravidanze indesiderate. L’ultimo fatto ci riporta alla sessualità e a L. Anche fotografi professionisti cominciarono a chiedergli di pubblicare le loro “modelle”. Insieme al successo arrivava però qualche rischio: quali erano minorenni? Le identità erano falsificate o rubate? Come verifica d’identità L. cominciò a chiedere che, a lui privatamente, mandassero anche un’altra foto: sulla tanta pelle scoperta, dovevano scrivere a mano un messaggio per lui.

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Superati i 45.000 followers, L. cominciò a programmare un viaggio fra le ragazze sparse su tutti i continenti. Non facile, erano ormai 750: ma quanti diciottenni avrebbero resistito? Per preparare il terreno, chiese se avrebbe potuto fare altre foto di persona: gli offrirono cose che omettiamo perché state leggendo un settimanale serio. Le complicazioni incontrarono una soluzione semplice. Essendo L. normale aveva una ragazza, a sua volta normale: che, stanca di dover rovistare tra seni e glutei virtuali per scovare il fidanzato reale, gli comunicò che lo lasciava. Contagiato da un attacco di normalità, L. ha interrotto l’onnipotente crescita dell’eros virtuale, ha superato la maturità e pensa a cosa farà da grande. Tiene però le sue pagine – congelate, ma pubbliche - come salvadanaio virtuale. Un giorno potrebbe aprire una attività di qualunque tipo: le decine di migliaia di followers e le foto gli offrirebbero una partenza che altri ventenni neppure si sognano.

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Osservando la repressione sessuale di fine Ottocento, Freud ci ha insegnato che, se la coscienza si sbilancia in modo innaturale, la psiche inconscia si sposterà in direzione opposta per ritrovare l’equilibrio: esso si ristabilisce, ma in modo nevrotico. Jung ha aggiunto che la nevrosi riguarda non solo gli individui ma il collettivo. Nei secoli in cui l’identità femminile era troppo repressa, nacquero le leggende sulle streghe: essa continuava ad esistere, ma nell’inconscio collettivo, che la rigurgitava in forma malata. Pure la nostra epoca è nevrotica. Nel XXI secolo anche il garbato porno-soft di L. rappresenta una forma di arcaico maschilismo e quasi di razzismo: le sue foto provengono da ogni continente ma raffigurano ragazze bianche. Hanno il corpo, non la mente. Solo una ha un libro: ma si è addormentata, lasciandolo cadere su certe parti. Suggerisce di sollevarlo, non per vedere cosa legge ma cosa c’è sotto.

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Anche se è un oggetto, come nella tradizione repressiva, questa libertà del corpo femminile suscita in altre parti del mondo un radicale rifiuto. I combattenti dell’Isis considerano noi occidentali irrimediabilmente perversi e lottano perché quel corpo sia completamente controllato dagli uomini, sia del tutto nascosto alla vista, e addirittura si possa comprare o vendere. L’Islam e certe sue versioni fondamentaliste esistono da secoli: però le sue attività perverse sono esplose con la globalizzazione e con l’uso universale di Internet. La loro rappresentanza più cospicua non viene da paesi islamici, ma da minoranze musulmane europee frustrate, che nella crudeltà e nella morte cercano una rivincita preferibile alla docilità e alla vita. L’Isis sogna un califfato scomparso da secoli, ma - come i nostri adolescenti - non può far a meno di una presenza quotidiana nel web. In questo, i suoi sono ragazzi “normali” come i nostri. Il suo porno, però, si affida a Thanatos (le decapitazioni online) anziché a Eros. I nostri contenuti web sono da loro proibiti: il porno-soft occidentale rappresenta l’inconscio collettivo del fondamentalismo islamico. Ma contemporaneamente la loro violenza rappresenta il nostro: il colonialismo e le guerre mondiali dimostrano che gli europei non sono meno violenti. Insomma, proprio perché è senza limiti Internet si alimenta delle diverse patologie collettive: purtroppo le “contiene” ma non le controlla.

Non esistono soluzioni vicine all’opposizione tra Occidente e Islam fondamentalista. Sarebbe comunque frettoloso convincersi che noi siamo sulla retta via, mentre loro inventano la retromarcia della storia. Stiamo soltanto attraversando un periodo in cui disponiamo di maggior ricchezza e cultura, mentre dispieghiamo meno violenza: ma non è detto che sia per sempre. L’esempio del nostro rapporto con l’Eros ci mostra come certe marce, che qualcuno credeva definitive, possono diventare retromarce. I dati - per ora frammentari - ci dicono che, per la prima volta dopo Freud, gli incontri sessuali tra i giovani stanno crollando. Si chatta, si regalano virtualmente parti del corpo: ma per Internet, mentre ci si incontra meno. Le adolescenti si offrono, ma mediante lo smartphone. I maschi coetanei gradiscono, ma sempre virtualmente. Riappare trionfante la masturbazione, che dal 68 si credeva in declino. Diminuisce il contatto reale tra i sessi, che da sempre e in tante forme ha nutrito la società.