Non solo la mostra evento che viaggerà tra Pavia, Napoli e San Pietroburgo. Molte sono le associazioni culturali che fanno riscoprire i Longobardi in Italia. E soprattutto valorizzano il patrimonio artistico e culturale che questi "invasori" ci hanno lasciato. Se qualcuno si chiede «Chi sarà il loro prossimo re?», è presto detto: l'ex ministro Mastella, oggi sindaco di Benevento

La storia d’Italia è un succedersi ?di dominazioni straniere. Dai popoli germanici che giunsero nella penisola nel V secolo, accelerando la fine dell’impero romano, agli austriaci che fino alla I guerra mondiale governarono il Nord Est. Passando per bizantini, arabi, francesi, spagnoli.Tutti hanno lasciato un’impronta, più o meno forte, nell’identità e nella cultura degli italiani.

Tutti, eccetto i longobardi. «Non esiste una vera e propria identità e tradizione longobarda nella penisola. In pochissimi territori, fino a venti anni fa, si teneva a mente ?la storia dei Longobardi come una storia propria», afferma Gabriele Zorzi, presidente dell’Associazione La Fara, che si occupa di rievocazione storica.

«La causa è da ricercare in una storiografia che ha sempre additato ?i Longobardi come un popolo di barbari invasori e oppressori che hanno contribuito alla decadenza della società romana. Poi nel 1990, con la grande mostra di Cividale del Friuli e Villa Manin è cambiato tutto. Da allora, soprattutto in Friuli, c’è stata una riscoperta popolare del tema longobardo, che è diventato molto sentito e noto: tutti sanno che qui hanno vissuto i Longobardi. Poi non conoscono precisamente chi sono, anche perché di solito a scuola gli si dedica solo qualche paginetta ?nei libri di storia. Sanno però che ?hanno lasciato un’eredità nel nostro territorio».
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Un’eredità soprattutto artistica e architettonica, che nel 2011 è stata riconosciuta dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. Il sito seriale “I Longobardi in Italia. ?I luoghi del potere (568-774 d.C.)” comprende monumenti in tutta Italia: Cividale del Friuli, Brescia, Castelseprio, Spoleto, Campello ?sul Clitunno, Monte Sant’Angelo, Benevento. «I Longobardi sono stati capaci di fondere diverse culture: germanica, romana, bizantina. Questa fusione ha permesso di produrre innovazioni nel linguaggio artistico ?e culturale», sostiene Stefano Balloch, sindaco di Cividale del Friuli e presidente di Italia Langobardorum.
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«Il riconoscimento dell’Unesco ha permesso di portare alla ribalta la storia dei Longobardi, in un momento ?in cui si ha più attenzione per le radici socio-culturali del nostro Paese», continua il presidente dell’associazione che riunisce i comuni in cui si trovano ?i monumenti riconosciuti dall’Unesco, occupandosi della tutela, valorizzazione e promozione dei siti «conoscere la storia di questo popolo di migranti, capaci di integrarsi e creare una società multiculturale, permette anche di riflettere sulle migrazioni contemporanee».

A Balloch, in carica dal 2015, succederà il sindaco di Benevento Clemente Mastella. «La dominazione longobarda ha significato tanto per ?la nostra città, così come i romani ?o i sanniti. Basta guardare cosa ci ha lasciato: la Chiesa di Santa Sofia è il più complesso e affascinante edificio costruito nella penisola dal popolo germanico», dichiara all’Espresso Mastella «e poi entrare in contatto ?con la loro eredità permette di scoprire un elemento importante dell’identità storica non solo italiana, ma europea». Il riconoscimento dell’Unesco ha fatto riaccendere i riflettori sul popolo dalle lunghe barbe.

In ogni angolo d’Italia ?si possono trovare manifestazioni e rievocazioni del vivere longobardo. Come nel Parco Valle Lambro, dove è possibile passare una giornata vivendo come i Longobardi. Dalla cucina alla medicina, dalla guerra all’ordalia, il “giudizio di Dio”, un combattimento corpo a corpo con cui venivano risolte le dispute: è tutto come 1.500 anni fa. Non solo Nord Italia, ma anche centro e sud. A Nocera Umbra si può assistere al “Luglio Longobardo”, una due giorni di rievocazione storica in cui è possibile girare per un accampamento militare, fare acquisti in un mercato medievale, o assistere alla rappresentazione di un matrimonio in costume. Oppure “Benevento Longobarda”, che comprende un ciclo di rievocazioni storiche incentrate sulla figura di ?Arechi II, ultimo duca e primo principe della città.
LA MOSTRA
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«Alle manifestazioni che sosteniamo la partecipazione è sempre notevole», afferma Stefano Balloch: «Al Salone dell’archeologia e del turismo culturale di Firenze dello scorso gennaio, 4mila persone hanno visitato il nostro stand e partecipato ?ai nostri workshop».

L’immagine del popolo germanico ?è utilizzata anche per la promozione ?di competizioni sportive. Come la Longobard Race, la corsa ad ostacoli che si è svolta per la prima il 3 giugno a Cividale del Friuli. «Un solo re. Una sola regina. Chi vuole essere incoronato deve mostrare il proprio valore!» c’è scritto in homepage, sotto l’immagine di corridori in pelliccia e cotta di maglia con la pettorina della gara.

«Questa nuova attenzione per i Longobardi va dalle università fino alle strade dei centri cittadini, dove sempre più spesso si svolgono manifestazioni a tema», afferma Balloch, che aggiunge: «I Longobardi fanno parte delle radici culturali sulle quali si fonda l’identità del nostro paese: sono ?un popolo che ha fatto grande la sua storia, ma che la storia non ha voluto riconoscere. Almeno finora».