Colpo di scena

Riabilitare la pessima fama di Clitennestra

di Francesca De Sanctis   13 luglio 2023

  • linkedintwitterfacebook

Malvagia, falsa, infedele. La regina di Micene gode di una pessima reputazione nel mondo greco. Lo spettacolo di Colm Toíbín, con la regia di Roberto Andò, prova a riabilitarla

Su di lei è stato detto di tutto: assassina, infedele, malvagia, vendicatrice. Nell’Odissea Omero la definisce “perfido mostro” e “cagna”. Ed Eschilo non è di certo più tenero quando nell’Orestea la chiama “terribile vipera”. Clitennestra, regina di Micene, gode decisamente di una pessima reputazione nel mondo greco. Viene considerata un’anti-Penelope, il prototipo della donna infedele e infame. È vero, in pochi difenderebbero una moglie che uccide il proprio marito dopo averlo anche tradito con suo cugino... Insomma, Clitennestra non è una santa, ma forse neppure un mostro. Ecco allora uno spettacolo (molto bello) che prova a riabilitarla, che tenta cioè di spiegarci le ragioni delle sue azioni, trasformando il mito di una donna assassina nella tragedia di una madre sofferente che trova la forza per vendicarsi della morte di sua figlia, sacrificata dal padre per placare l’ira di Artemide.

Il punto di partenza per raccontare un’altra Clitennestra non poteva che essere il romanzo dello scrittore irlandese Colm Toíbín, “La casa dei nomi” (Einaudi), che senza dare giudizi esplora i labirinti della mente. Da quelle pagine nasce lo spettacolo Clitennestra, adattamento e regia di Roberto Andò, che affida la parte della protagonista ad un’attrice con la quale ha già lavorato (per esempio nella miniserie tv dedicata a Letizia Battaglia, “Solo per passione”) e qui alle prese con una prova non semplice ma decisamente superata: Isabella Ragonese. In abito scuro la regina di Micene si muove tra lapidi, stanze del palazzo, antiche fontane, animata dal desiderio di vendetta per la figlia sacrificata agli dei dal padre Agamennone (Ivan Alovisio, bello e regale), che non cambia idea neppure di fronte alle suppliche della stessa Ifigenia (Arianna Becheroni). Ed è da quel momento che Clitennestra trae la sua forza, si mette in viaggio con Elettra (Anita Serafini, bravissima), tradisce, fino ad uccidere Agamennone, che muore nella vasca da bagno come Marat nel dipinto di Jacques Louis David.

Il racconto, avvincente quasi come un thriller, rapisce il pubblico del Teatro Grande, nel Parco Archeologico di Pompei, dove ha debuttato inaugurando il Pompeii Theatrum Mundi (fino al 16 luglio). Ma c’è silenzio attorno al dolore, il coro sta a guardare un mondo in cui non c’è più traccia degli Dei. Restano solo gli uomini, le donne, e le loro debolezze.

Clitennestra di Colm Toíbín
adattamento e regia di Roberto Andò
Napoli, Teatro Mercadante, dal 18 al 29 ottobre. E poi Palermo (7-12/11), Catania (14-19/11), Torino (28/11-3/12), Genova (6-10/12), Roma (10-21/1), Padova (24-28/1), Venezia (1-4/2), Milano (6-11/2), Perugia (14-18/2)

APPLAUSI
Al via anche la 53esima edizione del Santarcangelo Festival (fino al 16 luglio). Tema: “enough not enough”, ovvero cosa non siamo più disposti ad accettare? In arrivo artisti da tutto il mondo, fra cui Rébecca Chaillon, originaria della Martinica, con “Whitewashing”, sul tema della discriminazione razzista (12-13 luglio).

E FISCHI
E se il pubblico se ne va al mare? Belli, bellissimi certi festival teatrali, magari organizzati in borghi altrettanto meravigliosi. Ma guardando tra le file, i volti di chi assiste agli spettacoli sembrano essere sempre gli stessi: critici, operatori culturali, insomma “addetti ai lavori”... E il pubblico vero prende il sole.