Imputazione coatta per il comandante della sala operativa della Marina militare e il collega della Guardia costiera: ecco perché vanno processati per omissione d'atti d'ufficio e omicidio colposo. Nuove indagine sulla comandante di nave Libra. Nel naufragio, raccontato nel film "Un unico destino", sono morte 268 persone tra cui sessanta bambini in fuga dalla Siria

Devono essere processati per omissione di atti d'ufficio e omicidio colposo di più persone. Sono l'allora comandante della centrale operativa della Squadra navale della Marina militare italiana, il capitano di fregata Luca Licciardi, 47 anni, e l'allora responsabile della sala operativa della Guardia costiera italiana, il capitano di vascello Leopoldo Manna, 56 anni. Secondo il giudice per le indagini preliminari di Roma, Giovanni Giorgianni, gli elementi già raccolti sono sufficienti per sostenere l'accusa contro di loro in dibattimento: la loro condotta avrebbe gravemente ritardato i soccorsi alle 480 persone, tra cui 100 bambini, che l'11 ottobre 2013, a 60 miglia nautiche a Sud di Lampedusa e a 118 miglia a Sud Ovest di Malta, hanno atteso quasi cinque ore prima di affondare. Mentre la nave Libra della Marina era a meno di un'ora di navigazione. Nel naufragio, ricostruito nel film “Un unico destino” prodotto da Espresso e Repubblica con 42° Parallelo e Sky, sono annegate 268 persone, tra cui sessanta bambini: intere famiglie scappate dalla Siria che cercavano protezione in Europa.
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È il passaggio più rilevante della decisione del giudice, che si aggiunge alla richiesta di ulteriori indagini nei confronti di Catia Pellegrino, 41 anni, comandante di nave Libra. Il famoso pattugliatore, invece di dirigere verso il punto dell'emergenza, ha eseguito l'ordine di allontanarsi e andare a nascondersi deciso da Licciardi o da qualcuno al di sopra di lui. Per l'allora tenente di vascello Pellegrino ed eventualmente per altri ufficiali non ancora identificati pesa la testimonianza del comandante dell'aereo militare decollato quel pomeriggio da Malta, il maggiore George Abela, che ha dichiarato di avere più volte chiesto sul canale 16 delle emergenze l'intervento immediato della Libra: perché il peschereccio era “sovraffollato e molto instabile”. Ma secondo la testimonianza del pilota, dei suoi colleghi e di altri militari maltesi, registrata anche nei rapporti di fine missione, dalla Libra nessuno ha risposto e tanto meno ha deciso di dirigersi verso il peschereccio.
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«Ciò che dovrà quindi costituire oggetto del rimprovero penale», scrive il giudice Giorgianni, «è la mancata tempestiva emissione – in violazione della Convenzione Sar e delle altre disposizioni convenzionali e interne vigenti in materia di soccorso marittimo – degli ordini diretti a un intervento autonomo dei mezzi navali di cui si disponeva, nonché all'apprestamento e alla messa a disposizione dei mezzi navali di soccorso, prossimi alla zona in cui si trovava l'imbarcazione, in favore dell'autorità», cioè il centro di coordinamento soccorsi di Malta, «cui era stato demandato il compito di coordinare le operazioni di salvataggio, che tale compito aveva in concreto assunto e che aveva espressamente e ripetutamente chiesto l'intervento dei mezzi navali italiani (violazione da ricondurre nell'ambito applicativo dell'articolo 328, comma 1, del codice penale ricorrendo ragioni di sicurezza pubblica».
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Continua il giudice per le indagini preliminari, nella motivazione della sua decisione: i due ufficiali superiori vanno processati anche per la «mancata tempestiva emissione degli ordini tale da non aver consentito il raggiungimento dei luoghi, da parte del mezzo soccorritore, in epoca precedente al capovolgimento del barcone e tale dunque da non aver evitato il decesso di alcune delle persone che trovavano posto nell'imbarcazione richiedente o comunque tale da non averne contenuto le infauste conseguenze (condotta quest'ultima da ricondurre nell'ambito applicativo dell'articolo 589, commi 1 e 3, del codice penale)».

Il gip ha quindi accolto gran parte delle richieste dei familiari delle vittime, rappresentati dagli avvocati Alessandra Ballerini, Emiliano Benzi e Arturo Salerni. Ha invece disposto l'archiviazione per gli ufficiali di servizio di turno alla centrale operativa della Guardia costiera, Clarissa Torturo, 40 anni, e Antonio Miniero, 42 anni, per il comandante in capo della Squadra navale della Marina militare, ammiraglio Filippo Maria Foffi, 64 anni, e per  il capitano di fregata Nicola Giannotta, 43 anni, l'ufficiale della sala operativa della Marina che ha passato gli ordini di Licciardi alla comandante Pellegrino.

Gli stessi elementi di indagine sono stati acquisiti dal procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, che procede per i reati militari di omissione di soccorso e protezione (articolo 113 del codice penale militare) e violenza contro civili stranieri (articolo 185 del codice penale militare di guerra).