Le rivelazioni dell’Espresso sul Giglio Nero hanno fatto luce sulle accuse di Luigi Marroni, amministratore della centrale appaltatrice nominato dal governo Renzi, consegnate ai pm napoletani Woodcock e Carrano lo scorso dicembre. Ma i punti da chiarire restano molti
Le certezze dell’accusaIl caso Consip si avvia con un’inchiesta dell’antimafia di Napoli su appalti per pulizia e altri servizi presso l’ospedale napoletano Cardarelli. Romeo, in questo filone, è indagato per concorso esterno in associazione camorristica. La società ha sempre respinto ogni addebito, la principale contestazione riguarda l’assunzione tra il personale di soggetti legati ai clan napoletani.
Nell’informativa degli inquirenti c’è un capitolo dedicato al tema «interessi della criminalità organizzata negli appalti pubblici» e che prende spunto dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno spiegato come i clan di zona si occupino delle strutture ospedaliere per ottenere ingiusti profitti dalle aziende che gestiscono ?gli appalti. L’altra certezza riguarda il secondo filone di indagine e le dazioni di denaro.
È il cosiddetto sistema Romeo. L’imprenditore, per questo finito in carcere la scorsa settimana, avrebbe corrotto Marco Gasparri, che in Consip, si occupa delle gare per l’acquisto dei servizi per la pubblica amministrazione. Sul passaggio di denaro non ci sono dubbi, gli avvocati di Romeo derubricano tutto a «pagamenti in cambio di consulenze sulle gare». L’inchiesta per competenza territoriale è nelle mani della Procura di Roma, a Napoli resta unicamente il filone legato al crimine organizzato. Tra gli indagati c’è Italo Bocchino, braccio operativo di Alfredo Romeo, destinatario anche di una perquisizione nei giorni scorsi.
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I pm vogliono approfondire il filone Renzi-VerdiniFinite le certezze, iniziano le questioni da approfondire e i ruoli svolti dai protagonisti di questo groviglio di interessi.
Al centro c’è Carlo Russo, imprenditore fiorentino, che avrebbe chiesto a Luigi Marroni di favorire un’impresa cara a Denis Verdini chiarendo che quest’ultimo e Tiziano Renzi erano arbitri del suo destino in Consip. Pressioni e fatti da accertare che sono al centro di uno dei filoni dell’inchiesta. Renzi e Russo sono indagati per traffico di influenze. Russo viene descritto come uomo di relazioni: «È in rapporti - si legge nell’informativa - con più esponenti del Governo, si è sentito con la BOSCHI, con il BONIFAZI, con il LOTTI».
Altro capitolo da chiarire è quello dei soldi, partendo dai pizzini e dalle indicazioni di possibili cifre corrisposte ai protagonisti di questo gruppo di pressione e interessi.
Da verificare anche il ruolo di Denis Verdini e del suo fedelissimo, il deputato Ignazio Abrignani perché, secondo quanto ha messo a verbale Marroni, i due avrebbero fatto richieste per far vincere un lotto, quello di Roma centro, all’azienda Cofely. Verdini e Abrignani non sono indagati. Certi, a leggere l’informativa, sono i ripetuti contatti e incontri di Marroni con Russo e anche con Abrignani e Verdini. «Ciao Denis, ci vediamo per un caffè?» è uno degli sms inviato da Marroni a Verdini che denota la confidenza tra ?i due. Marroni rivela di aver pranzato ?al ristorante “Al Moro” con Verdini ?alla presenza di un sodale del senatore Ezio Bigotti, quest’ultimo, emerge dalle carte, competitor ?della cordata di Romeo.
Gli spioni e chi ha danneggiato l’inchiestaGli inquirenti devono anche trovare riscontro alle parole di Luigi Marroni ?in particolare quelle relative alla fuga di notizie. Un elemento certo è che l’inchiesta è stata danneggiata dalla bonifica degli uffici Consip disposta ?da Marroni dopo aver ricevuto spifferi sull’indagine. Marroni indica in Luca Lotti, insieme al generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, il presunto “suggeritore” dell’esistenza dell’inchiesta, questi ultimi sono indagati per rivelazione di segreto ?e favoreggiamento.
Lotti ha negato ogni addebito. ?La bonifica degli uffici della Consip si affianca ad altre fughe di notizie che hanno favorito nelle scorse settimane gli indagati. Nell’informativa c’è un capitolo, inoltre, dedicato al presunto ruolo di alcuni esponenti dei servizi segreti. Ad occuparsi di questi rapporti, per conto di Alfredo Romeo, è Italo Bocchino, «abile nello sfruttare - si legge nell’informativa - nel migliore dei modi le relazioni che egli ha ereditato dal suo passato di parlamentare».