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Football Leaks, l'Uefa ha punito il Milan e graziato l'Inter. Che però aveva i conti peggiori

di Vittorio Malagutti e Stefano Vergine   5 novembre 2018

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Icardi e Romagnoli durante l'ultimo derby Inter-Milan

Dai documenti riservati consultati dall'Espresso e dal consorzio Eic emerge una forte disparità di trattamento tra le due squadre: ai rossoneri fu in un primo momento vietata la partecipazione alle Coppe. Ma i nerazzurri avevano un rosso più profondo

Icardi e Romagnoli durante l'ultimo derby Inter-Milan
C’è un derby segreto giocato sotto la Madonnina. Un derby vinto dall’Inter, come accaduto nella stracittadina di due settimane fa, ma in questo caso non per meriti sportivi. A decretare il successo dei nerazzurri non è stato infatti il fiuto del gol di Mauro Icardi, l’argentino che ha siglato al 92esimo minuto la rete della vittoria interista a San Siro. Il merito - o il demerito, dipende da che maglia si indossa - è stato tutto dell’arbitro. Che in questo caso è la Uefa. Di fronte ai bilanci dei due club milanesi, l’organo che governa? il calcio europeo si è comportato in modo non proprio imparziale. Di manica larga con i nerazzurri, di manica molto più stretta con i cugini rossoneri.

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Questo almeno dicono i numeri, quelli contenuti nei documenti di Football Leaks, ottenuti dal settimanale tedesco Der Spiegel e analizzati da L’Espresso insieme agli altri partner che formano il consorzio di giornalismo investigativo Eic. Carte che permettono per la prima volta di conoscere nel dettaglio ?i parametri sui cui sono state basate le decisioni in tema ?di fair play finanziario dei due club milanesi.

Partiamo dalla fine. Gli appassionati di calcio ricorderanno l’estate caldissima vissuta dal Milan, quella appena trascorsa. Il club sette volte campione d’Europa escluso dalle coppe europee su decisione della Uefa, poi riammesso grazie a una sentenza del tribunale sportivo di Losanna. Al di là del salvataggio in extremis, ciò che conta è il motivo per cui i rossoneri sono stati puniti così duramente dall’organo di controllo finanziario della Uefa, il Cfcb (Club Financial Control Body). La motivazione principale è stata riportata nei mesi scorsi da vari media: mancato rispetto della regola del pareggio di bilancio. La Uefa aveva infatti contestato alla società italiana di aver accumulato troppe perdite nei tre anni precedenti. I documenti in nostro possesso confermano che il rosso del Milan era ben oltre i limiti, ma aggiungono un dato finora inedito: le perdite dell’Inter erano maggiori di quelle dei cugini. Eppure, il club nerazzurro non ha subito lo stesso trattamento riservato a Donnarumma e compagni.

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Le regole del fair play finanziario sono piuttosto complicate, ?ma possiamo riassumerle in alcuni semplici punti. Il principio generale, adottato a partire dal 2013, è quello del pareggio di bilancio. In altre parole, ogni club che partecipa a competizioni europee deve presentare conti senza perdite. La Uefa concede in realtà la possibilità di sforare leggermente. In gergo tecnico viene chiamata «deviazione accettabile». Semplificando, fino alla metà del 2015 ogni squadra poteva accumulare al massimo un deficit di 45 milioni di euro in due anni. Da quel momento in poi il limite ?è stato abbassato a 30 milioni di euro in tre anni. Per valutare l’imparzialità della Uefa nel giudicare i bilanci di Inter e Milan conta però soprattutto un altro aspetto normativo. Che fare quando un club ha accumulato perdite superiori a quelle fissate dalle regole? Le opzioni sono due. La più punitiva prevede ?di chiamare in causa la Camera Giudicante, il tribunale interno ? alla Uefa, che nella peggiore delle ipotesi può arrivare a vietare ?la partecipazione alle coppe europee. È proprio quello che è successo la scorsa estate al Milan, poi salvatosi facendo ricorso alla Corte Arbitrale dello Sport di Losanna (Tas). L’opzione più morbida si chiama invece “settlement agreement”: un accordo tra le parti, fra la società e la Uefa, per riportare i conti in equilibrio senza traumi, potendo cioè continuare a giocare le coppe ?e a incassare soldi derivanti dalla partecipazione a queste competizioni. E questa è la strada scelta per l’Inter.

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Ora passiamo ai numeri. La premessa è che non basta leggere ?i bilanci pubblici dei due club milanesi. La Uefa prende infatti in considerazione solo i ricavi e i costi che definisce «rilevanti». Ciò significa che ai fini del fair play finanziario non vanno considerate come spese, ad esempio, gli investimenti per lo stadio, i costi di sviluppo del settore giovanile e altre uscite non direttamente collegate all’attività di una squadra di calcio.

I documenti di Football Leaks permettono di conoscere le cifre esatte prese ?in considerazione dalla Uefa per valutare il rispetto del fair play finanziario. Ed ecco i risultati. In 30 mesi, dal giugno 2014 al dicembre 2017, il Milan ha accumulato perdite pari a 145,9 milioni di euro. Sottraendo da questa cifra la deviazione considerata accettabile dalla Uefa per quegli anni, il rosso scende a 120,9 milioni. È questo il numero da tenere a mente. Ora vediamo invece la situazione dell’Inter. Il club nerazzurro è finito sotto il faro della Uefa per le tre stagioni sportive che vanno dal 2012 al 2014. Il deficit accumulato in questi 36 mesi è stato di 210 milioni di euro. Al netto della deviazione considerata accettabile in quegli anni, la perdita è stata di 165 milioni di euro.

Dunque: 120,9 milioni per il Milan, 165 milioni per l’Inter. Perché allora la Uefa ha scelto di usare le maniere forti ?con il Milan e non con l’Inter? Perché ha firmato un accordo ?con i nerazzurri, mentre ai cugini rossoneri è stata negata questa possibilità? Sono gli stessi dubbi che qualche mese fa aveva esternato alla stampa l’allora amministratore delegato del Milan, Marco Fassone. Dubbi che adesso, grazie ai numeri svelati ?con i documenti di Football Leaks, appaiono ancora più fondati. ?E mettono in discussione l’imparzialità della Uefa, l’arbitro del derby finanziario giocato sotto la Madonnina.