Una società nel paradiso fiscale di Mauritius per l'attuale ct della nazionale quando allenava la squadra inglese

Al Jazira SCC. Nella lista ufficiale delle squadre allenate da Roberto Mancini la piccola società calcistica basata ad Abu Dhabi non compare. Eppure, è stato proprio questo semi-sconosciuto club arabo a pagare una parte dello stipendio dell’attuale commissario tecnico italiano. Una parte molto consistente.

Milioni di sterline bonificati prima sui conti correnti ?di una società offshore riconducibile a Mancini, e poi su quelli di un’impresa italiana che fa riferimento sempre al tecnico marchigiano. È successo tutto nel 2011, quando l’attuale ct azzurro allenava il Manchester City. Squadra inglese di proprietà dello sceicco di Abu Dhabi, Mansour bin Zayed al-Nahyan. Lo stesso che presiede l’Al Jazira. E che, all’epoca, era uno dei principali azionisti della Barclays, la banca inglese attraverso cui sono avvenuti i pagamenti.La storia emerge grazie ai documenti di Football Leaks, ottenuti dal settimanale tedesco Der Spiegel e analizzati da L’Espresso insieme agli altri partner che formano il consorzio di giornalismo investigativo Eic.

Il 25 marzo del 2011 l’Al Jazira riceve una fattura da 1,8 milioni di sterline da saldare su un conto corrente della Banca Popolare di Ancona. A inviarla è la Sparkleglow Holdings Ltd, impresa basata nel paradiso fiscale di Mauritius. La fattura rivela però informazioni utili a capire chi si nasconde dietro la scatola offshore. La richiesta di pagamento si basa infatti su un «contratto di consulenza» tra Al Jazira e Sparkleglow. Contratto che prevede non meglio specificate «attività eseguite da Mr Roberto Mancini». Alla nostra richiesta di un commento su questi fatti, il ct azzurro ?non ha risposto. Secondo il registro commerciale di Mauritius, la Sparkleglow ?è stata creata nel dicembre del 2009. Proprio quando è iniziata l’avventura dell’allenatore italiano sulla panchina dei Citizens.

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Dieci giorni dopo la fattura da 1,8 milioni di sterline, Al Jazira riceve un’altra richiesta di pagamento da parte della Sparkleglow. Questa volta il bonifico, da accreditare sempre sullo stesso conto corrente italiano e con le medesime motivazioni, è da 437,5 mila sterline. A saldare le fatture non sarà però il piccolo club di Abu Dhabi ma il Manchester City, che effettuerà i pagamenti attraverso la Barclays.

Comprendere i motivi di questi strani giri ?di denaro è complicato, anche perché neppure il City ha voluto rispondere alle nostre domande. Di sicuro, però, Mancini non ha smesso di offrire le sue consulenze all’Al Jazira dopo le due fatture inviate all’inizio del 2011. I documenti in nostro possesso dimostrano che il rapporto d’affari è proseguito, e le cifre sono aumentate. A cambiare è stato solo ?il nome della società attraverso cui l’allenatore è stato pagato. Nel giugno ?del 2011 il contratto di consulenza fra Sparkleglow e Al Jazira viene interrotto.

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Contemporaneamente il piccolo club di Abu Dhabi prepara un nuovo contratto con la Italy International Services, in sigla IIS, società italiana con base a Roma che ha iniziato a operare nel gennaio del 2011 ed è intestata alla fiduciaria Fidor, rappresentata dall’avvocato Silvia Fortini, da qualche mese moglie di Mancini. Nella bozza di contratto fra Al Jazira e la IIS non viene mai resa nota l’identità del proprietario dell’impresa italiana. Il nome dell’allenatore viene però citato come ?uno dei dirigenti della società.

Che cosa prevede questo accordo? Prevede che dal giugno del 2011 al giugno del 2013 la IIS fornisca ad Al Jazira «consulenze relative a questioni calcistiche, di marketing, di pubblicità, consulenza strategica su temi commerciali relativi al calcio». Per tutti questi consigli la squadra di Abu Dhabi è disposta a pagare 9 milioni di sterline (circa 10 milioni di euro): 1,8 milioni di sterline alla firma del contratto, ?il resto in tranche trimestrali nel giro di due anni. I documenti di Football Leaks non rivelano se i pagamenti siano stati effettuati. I bilanci della IIS fanno però pensare che tutto sia andato come da programma. O almeno fino a un certo punto. La società ha infatti registrato un fatturato di 3,6 milioni di euro nel 2011 e di 3,3 milioni di euro nel 2012. Poi le entrate sono crollate: nel 2013 i ricavi sono stati di appena 3 mila euro. Sarà una coincidenza, ma a maggio di quell’anno Mancini è stato esonerato dal City.

Resta infine da capire chi ha pagato davvero l’italiana IIS. È stata la Al Jazira, come prevedeva il contratto, o i soldi sono arrivati dai Citizens, come già avvenuto per la Sparkleglow? Su questo punto tornano in aiuto i documenti di Football Leaks.

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È il 13 gennaio del 2012. Graham Wallace, all’epoca direttore operativo del City, scrive a Simon Pearce, uno dei consulenti più importanti dello sceicco Mansour. «Puoi per favore controllare con Al Jazira lo stato dei pagamenti della consulenza di Roberto di gennaio (pagamento alla sua azienda, la IIS)? La cifra - continua Wallace - è di 796.903 sterline. Il denaro è stato inviato dal Manchester City ad Adug il 19 dicembre, per essere poi trasferito ?ad Al Jazira. Il pagamento doveva essere effettuato il 5 di gennaio, ma al momento non è stato ricevuto da IIS».

Insomma, lo schema sembra chiaro. Soldi che partono dal City, passano per Adug, poi per Al Jazira e infine arrivano alla IIS di Mancini. Perché scegliere un percorso così tortuoso? In mancanza delle risposte dei diretti interessati, non resta che affidarsi alla logica. La stessa per cui la squadra inglese ha spesso usato per i suoi giri di denaro le casseforti dello sceicco ad Abu Dhabi. Perché con le regole del fair play finanziario, i costi dell’attività calcistica, come stipendi di calciatori e allenatori, sono una voce da tenere a bada per evitare le sanzioni Uefa. Ma la regola non vale per altre spese, come quelle per lo sviluppo di progetti immobiliari. Proprio ?una delle attività di cui si occupa Adug, la holding usata per far perdere traccia dei milioni pagati a Mancini.