Lo scioglimento del gruppo ultrà della curva Nord è stato un atto inevitabile per i superstiti della stagione di Diabolik. Che con la morte di Piscitelli rischiavano di diventare prede. E perdere il controllo del territorio

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La notizia dello scioglimento del gruppo degli Irriducibili non rappresenta una nota di folklore inerente al tifo organizzato del nostro Paese ma è un vero e proprio accadimento storico nelle logiche e nelle strategie del controllo del territorio criminale della città. Nei locali occupati illegalmente in via Amulio a Roma è andato in scena l’ultimo atto qualche sera fa, tra lacrime e recriminazioni, ma la certezza che sciogliere per non perire è l’unico atto che i superstiti della stagione di Diabolik hanno potuto mettere in pratica.

Nonostante le smentite ufficiali del gruppo che ha specificato come la morte di Fabrizio Piscitelli non c’entri nulla con la decisione presa, appare chiaro non solo il nesso tra i due eventi ma la matrice della decisione. I vertici degli Irriducibili hanno sempre avuto un ruolo nello scacchiere criminale della Capitale partendo dalla Curva Nord che è stato il laboratorio di ciò che rimaneva della destra eversiva degli anni ’80, un laboratorio che univa identità politica, sportiva e affari. Un misto di criminalità servente e criminalità pensante che ha saputo, grazie a Fabrizio Piscitelli, guadagnare uno spazio ampio nel panorama della malavita.

Per capire l'unione, il legame indissolubile, bastava andare in curva ogni domenica. «Gli irriducibili erano un gruppo che ha fatto la storia del mondo ultrà e Fabrizio Piscitelli ha scritto quella storia. A lui sono stati legati portandolo sempre in curva anche se a lui era vietato l'ingresso perché sottoposto a Daspo» racconta chi ha frequentato quegli scaloni e intonato quei cori. «E con la sua morte il rischio di diventare una preda era molto alto».

Il nesso non è solo confermato da chi ha partecipato attivamente alle riunioni che hanno portato allo scioglimento del gruppo, ma si può ricostruire con una attenta visione di quello che è accaduto in curva, “per molto tempo – continua la nostra fonte - in Nord campeggiavano tre striscioni, uno dedicato a Fabrizio Piscitelli aka Diabolik, un altro a Marco Turchetta, braccio destro di Piscitelli e il terzo dedicato ad un sodale storico del gruppo Zogu Arben, detto Riccardino, noto narcotrafficante, oggi in carcere. Questi striscioni non erano solo roba commemorativa ma stavano a significare che quel territorio era ancora roba di Diabolik e compagnia”. 

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Come abbiamo raccontato, prima che giungessero gli arresti, tutti questi personaggi erano diventati il blocco di riferimento degli affari di Diabolik. lessandro Telich era l'uomo delle tecnologie, usate per bonificare ambienti e distribuire telefoni satellitari al sodalizio criminale, Fabrizio Fabietti, signore della droga ed Ettore Abramo, capo storico della curva, tutti coinvolti in una maxi inchiesta della Guardia di Finanza dello scorso novembre. Dalle carte delle inchieste appare evidente la sovrapposizione di ruoli: i vertici degli Irriducibili erano anche i vertici di un clan dedito al traffico internazionale di droga, ai pestaggi (affidati per conto del gruppo a uomini come Kevin Di Napoli e Aniello Marotta) e alla cura dei rapporti con altri clan. 

Ma la storia di Diabolik nel gruppo non è stata solamente quella del leader indiscusso: c’erano molti dissapori sulla sua figura tanto che, oggetto di discussione dopo il suo arresto tra i reduci degli Irriducibili, è proprio la sua figura controversa «perché Diabolik - come racconta un vecchio conoscente della Nord - non andava mai in galera. Il carcere non era il suo vestito, in ogni indagine lui non c'era e quando c'era finiva subito fuori». 

Questi dissidi, queste voci emergono sfogliando anche vecchie informative dove al centro si ritrovano i sospetti di molti sodali che ipotizzavano “movimenti strani di Piscitelli con avvocati e gente che conta”. Da notare come un altro capo ultrà Fabrizio Toffolo, per anni amico di Piscitelli, è stato gambizzato due volte. Nella prima occasione, era l'anno 2007, molti non esclusero il fuoco amico. Contrasti e dissidi che producevano voci incontrollate e mezze verità.
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Eppure a sfogliare l'informativa del Ros dei Carabinieri relativa all'inchiesta Mafia Capitale, si legge a proposito della prima gambizzazione di Toffolo: “Il ruolo di Piscitelli quale leader della tifoseria organizzata della S.S. Lazio (Curva Nord dello Stadio Olimpico) è inequivocabilmente emerso nel corso delle indagini svolte dal Comando Provinciale Carabinieri-Nucleo Investigativo nell’ambito del p.p. 54939/07 di Codesta Procura della Repubblica (relativo al tentato omicidio di Toffolo, altro storico capo ultras della tifoseria della S.S. Lazio". Alla fine per quella storia, però, Piscitelli non fu neanche indagato.

Toffolo da anni non è più capo come un tempo. Diabolik, invece, non è mai caduto in disgrazia fino a quando, da signore della droga, boss temuto, è stato ucciso con un solo colpo dietro la testa. 

Vale la pena ricordare che Piscitelli, prima di tornare libero ed essere ucciso, ha scontato la parte residua dell'ultima condanna in una casa di recupero per tossicodipendenti e alcolisti con tanto di piscina gonfiabile. Ed era con altri boss di rango. 
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Lo scioglimento degli Irriducibili, che mentre chiudono la loro parabola rivendicano la loro storia iniziata nel 1987, arriva non appena lo Stato con un ingente spiegamento investigativo ha decapitato un gruppo che aveva nei vertici trasformato la foga ultrà in strategia criminale, la passione per il calcio in una struttura organizzata dedita a pestaggi, affari con le mafie e traffici internazionali di cocaina.

Ora la geografia criminale della città cambierà. «In tanti stanno facendo accordi con i calabresi, altri con i napoletani - ci dice un ex appartenente agli Irriducibili - nessuno vuole morire e tutti vogliono mettersi al sicuro perché è finita un’epoca e di sangue ne è già stato versato parecchio».

Roma Nord, territorio di Piscitelli, sarà equamente spartita, una sorta di terra di nessuno dello spaccio, un libero territorio di transito in attesa di un nuovo patto. Ormai da giorni nei quartieri di Primavalle, Battistini, Corso Francia è cambiata l’aria e forse la provenienza degli stupefacenti. Il mercato della droga corre veloce e non ha tempo di fermarsi a pensare. La Roma di Piscitelli non esiste più e morto un Diabolik non se ne fa un altro, almeno per il momento, e con lui muore un gruppo gli Irriducibili.

Forse chi gli ha sparato in testa quel giorno di agosto sapeva che facendo fuori Fabrizio Piscitelli le fondamenta criminali della città sarebbe state scosse. Facendo crollare muretti dentro uno Stadio e antiche appartenenze.