Innovazione
24 ottobre, 2025Leonardo, Airbus e Thales firmano un’unica nota che annuncia e chiarisce i termini di questo accordo che stravolge gli equilibri dell’industria spaziale europea: 25 mila dipendenti, un fatturato annuo stimato di 6,5 miliardi di euro e un portafoglio ordini superiore a tre anni di ricavi
L’Europa è pronta per dare un volto al suo “gigante dello Spazio”. La notizia era nell’aria da tempo – e L’Espresso ne aveva già parlato qui – e oggi arriva la conferma, sotto forma di dichiarazione congiunta dei tre colossi che hanno scelto di seguire una strada comune, verso lo Spazio ed oltre.
Roberto Cingolani, Ceo di Leonardo, Guillame Faury, Ceo di Airbus e Patrice Caine, Ceo di Thales firmano un’unica nota che annuncia e chiarisce i termini di questo accordo che stravolge gli equilibri dell’industria spaziale europea. “L’Idea di creare questa nuova società segna una tappa fondamentale per l'industria spaziale europea”. Comincia così la dichiarazione congiunta che cambierà per sempre l’assetto dello Space europeo. “Mettendo in comune il nostro talento, le nostre risorse, le nostre competenze e le nostre capacità di ricerca e sviluppo per creare un nuovo attore europeo nel settore spaziale, miriamo a generare crescita, accelerare l'innovazione e offrire un valore aggiunto ai nostri clienti e stakeholder”.
Mou
Arriva a chiudere anni di discussioni, tentativi falliti e negoziazioni complesse: il Memorandum of Understanding (Mou) firmato da Airbus, Leonardo e Thales che sancisce la nascita di un nuovo soggetto industriale, destinato a emergere fra i protagonisti globali dell’economia spaziale. Project Bromo è il “nik name” del progetto, che prevede la fusione delle attività satellitari dei tre gruppi, con l’obiettivo di costruire un polo europeo capace di tener testa ai giganti statunitensi e asiatici. E il pensiero corre subito al competitor per eccellenza: SpaceX e la sua costellazione Starlink.
New-co
La firma catapulta il mondo dello Space direttamente nel 2027, data in cui sarà operativa la nuova società che avrà sede in Francia e partirà con una base industriale imponente: 25.000 dipendenti distribuiti in tutta Europa, un fatturato annuo stimato di 6,5 miliardi di euro e un portafoglio ordini superiore a tre anni di ricavi. La struttura azionaria riflette l’equilibrio tra i tre partner: Airbus controllerà il 35% del capitale, mentre a Leonardo e Thales tocca il 32,5% ciascuna. La governance sarà condivisa e bilanciata con l’obiettivo di garantire stabilità decisionale e un’integrazione effettiva delle rispettive competenze tecnologiche e industriali.
Space sovranity
L’Europa sta giocando la carta della sovranità spaziale, requisito ritenuto ormai indispensabile visto il divario sempre maggiore che segna una grande distanza tra Europa e Stati Uniti. Detto con i numeri: nel 2024 l’Europa ha realizzato appena tre lanci orbitali contro i 144 effettuati negli Stati Uniti e i 68 completati dalla Cina. Sempre nello stesso anno SpaceX ha consolidato il proprio primato mettendo in orbita 10.000 satelliti Starlink, un risultato che fotografa in modo eloquente la distanza tra le due sponde dell’Atlantico. Secondo le stime di Novaspace, nei prossimi dieci anni saranno lanciati più di 43.000 satelliti, per un giro d’affari globale stimato in 665 miliardi di dollari (circa 570 miliardi di euro) tra produzione e servizi di lancio.
Satelliti del Sol levante
Anche la Cina corre a ritmo sostenuto nel piazzare satelliti nell’orbita bassa: sono già operativi i due mega-progetti GuoWang e G60 che contano su una costellazione di 25.000 satelliti per fornire connessione internet satellitare, chiaro indice dell’intenzione di Pechino di presidiare il mercato globale.
Tlc
In questo contesto, l’Europa rischiava di restare ai margini, con il programma Iris² non operativo prima del 2030. L’unione tra Airbus, Leonardo e Thales nasce anche per colmare rapidamente questo divario e garantire una capacità autonoma per la sicurezza, le telecomunicazioni e l’osservazione della Terra.
Lanciatori fuori
La NewCo raccoglierà le divisioni Space Systems e Space Digital di Airbus Defence and Space, la Divisione Spazio di Leonardo - inclusi Telespazio e Thales Alenia Space - e le partecipazioni di Thales in Thales Alenia Space, Telespazio e Thales SESO. Mentre saranno escluse dalla fusione le attività legate ai lanciatori. L’obiettivo finale è quello di creare un portafoglio tecnologico integrato in grado di coprire l’intera filiera satellitare, dall’infrastruttura ai servizi, con un approccio end-to-end.
Transizione
La spinta verso questa fusione non nasce solo da considerazioni politiche, ma anche da precise necessità economiche e industriali: il mercato dei satelliti commerciali è crollato: da circa 20 ordini annui a meno di 10, perché la concorrenza dei satelliti in orbita bassa — meno costosi e più flessibili — ha eroso rapidamente i margini e imposto un cambio di paradigma. Le difficoltà si sono riflesse nei bilanci. Airbus Defence and Space ha registrato perdite per quasi un miliardo di euro nel primo semestre 2024 e ha annunciato fino a 2.500 esuberi entro la metà del 2026. Anche Thales Alenia Space ha avviato ristrutturazioni importanti in Francia, tagliando centinaia di posti di lavoro nei siti di Tolosa e Cannes. La fusione rappresenta quindi anche una risposta difensiva a una crisi industriale che rischiava di indebolire irrimediabilmente il settore spaziale europeo. La nascita di un grande player europeo risponde ad un’esigenza industriale ma anche ad una necessità strategica, in un settore che vale centinaia di miliardi e definisce sempre più la sovranità tecnologica delle nazioni.
Pollice su dai sindacati
L’accordo viene accolto da un “giudizio positivo" da parte di Fiom, Fim, Uilm, che pure diramano una nota congiunta a commento dell’iniziativa: "Questo risultato, in attesa del giudizio positivo dell’Antitrust Ue, rappresenta una buona notizia per l’industria europea del settore spaziale e non solo - si legge nella nota - Adesso, attendiamo di conoscere i riflessi industriali ed occupazionali sull’Italia che, rispetto alle altre due realtà francesi, non prevede sovrapposizioni di strutture produttive. Auspichiamo che questa alleanza possa consentire all’industria nazionale italiana di poter esprimere ancor di più le capacità e le competenze di migliaia di addetti del settore".
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