Innovazione
24 ottobre, 2025Parte il conto alla rovescia: dal 3 novembre Linkedin userà i dati degli utenti per l’addestramento dei modelli di AI che generano contenuti per la piattaforma. Anche il social di Microsoft si adegua al trend, ma il consenso può essere revocat
“Linkedin usa i dati personali quando è necessario, sulla base dell’accordo – user agreement – con i nostri membri”. Nella pagina della legal privacy del social dedicato ai professionisti c’è la chiave della nuova svolta. Porta la data del 27 febbraio 2025 la nota che preannuncia questo cambiamento: “Dal 3 novembre 2025 aggiorneremo l’informativa che riguarda l’uso per interessi legittimi dei dati degli utenti – si legge sul sito della piattaforma - come base giuridica per l'addestramento dei modelli di IA che generano contenuti utilizzati nei nostri prodotti”. C’è però una possibile “via di fuga”, che Linkedin rende disponibile: “Puoi disattivare questa opzione in qualsiasi momento nelle impostazioni”.
L’azienda spiega che l’obiettivo è “migliorare l’esperienza complessiva degli utenti”, rendendo più efficiente la creazione di contenuti, la gestione dei profili, la ricerca di opportunità professionali e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, e l’Ai potrà potenziare funzioni già note — come la scrittura assistita di post, aggiornamenti di profilo e messaggi — e affinare gli strumenti a disposizione dei recruiter.
Accesso ai dati pubblici
Sulla base dei “termini d’uso” che gli utenti sottoscrivono per avere accesso alla piattaforma LinkedIn, la piattaforma ha libero accesso alle informazioni pubbliche contenute nei profili: esperienze professionali, competenze e titoli di studio, oltre a post, articoli e commenti pubblicati. Non potranno essere utilizzati, invece, i contenuti dei messaggi privati che non verranno analizzati né usati per l’addestramento dei modelli.
La raccolta dei dati sarà attiva di default, il che significa che se non viene espressa la chiara volontà, da parte dell’utente, di impedire alla piattaforma di utilizzare i propri dati, questi confluiranno in automatico nei flussi di addestramento dell’AI.
Lo dice la legge
È il “legittimo interesse” - uno dei presupposti previsti dal Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) – a cui LinkedIn si appella per avallare questa operazione. Di fatto il Gdpr consente il trattamento dei dati personali degli utenti senza un consenso esplicito, a patto che vengano rispettati i diritti fondamentali dell’utente, e qui si potrebbero aprire grandi discussioni etiche.
I precedenti
Il primo a fare questa mossa è stato proprio Meta che aveva attuato un primo tentativo nel 2024, salvo dover rallentare l’implementazione in Europa dopo l’intervento delle autorità garanti della privacy. E comunque ha portato a casa il risultato nel 2025, come anche raccontato da L’Espresso qui, e anzi si è raggiunto il livello “Pro” quando la possibilità di tutelare i propri dati è stata messa “in vendita”. Alla fine in molti hanno ceduto e in cambio di circa 10 euro al mese per ciascun account Meta posseduto, hanno preferito dare libero accesso ai propri dati pubblici.
Diritto di opposizione
Anche l’operazione messa ora in campo da LinkedIn potrà essere oggetto di attenzione da parte dei regolatori europei, che da mesi monitorano l’espansione dei modelli di intelligenza artificiale addestrati su dati degli utenti. Con quali modalità? Intanto va chiarito che l’attivazione del “servizio” è automatica, lo abbiamo detto, ma solo nel caso in cui gli utenti non abbiano esercitato il diritto di opposizione, pur garantito dal Gdpr.
Per non permettere alla piattaforma Linkedin di utilizzare i propri dati pubblici, l’utente dovrà seguire un preciso procedimento, partendo dalle impostazioni dell’account: Impostazioni e privacy → Privacy dei dati → Dati per migliorare l’IA generativa. Qui si trova un “cursore” posizionato sul SI, che andrà ovviamente spostato sul NO. Negando il consenso prima del 3 novembre, questo avrà valore per tutti i dati storici e pregressi.
Ma attenzione, perché nel caso in cui l’utente faccia questa “scelta di tutela della propria privacy” dopo la data ufficiale di avvio dell’operazione - Linkedid feeds AI with data - è giusto sottolineare che l’azione non avrà valore retroattivo: i dati storici saranno automaticamente utilizzati già dal 3 novembre e resteranno comunque parte del dataset di addestramento. E questo è uno degli aspetti che mette più in allarme gli esperti: l’assenza di meccanismi chiari per rimuovere retroattivamente i dati dai modelli potrebbe generare contenziosi e nuove richieste di regolamentazione.
LinkedIn buon ultimo
Non c’è comunque niente di nuovo sul fronte della privacy e dei social: l’uso dei dati pubblici degli utenti per alimentare l’AI è un trend già visto con Meta, Google e OpenAI che si sono mossi su terreni simili utilizzando i contenuti generati dagli utenti per addestrare i LLM (learning language model) di AI, e anche X che utilizza tweet e interazioni per alimentare i sistemi di xAI e il chatbot Grok.
Ma a differenza degli altri social, LinkedIn opera in un contesto strettamente professionale, e questo aumenta il valore e la sensibilità dei dati trattati che raccontano identità reali, ruoli aziendali e carriere documentate.
Intanto c’è ancora qualche giorno di tempo per “rendere indisponibili” i propri dati personali, e professionali. Forse è il caso di approfittarne.
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