Innovazione
28 ottobre, 2025La parola d’ordine è competitività, intesa a vantaggio della filiera industriale italiana, come è emerso dagli Stati Generali dell’Economia dello Spazio dedicati alla diplomazia che si fa strumento di politica estera e motore di crescita
La nuova frontiera della competitività globale si gioca nello Spazio, in equilibrio con la diplomazia. Nell’ambito degli Stati Generali della Space Economy - organizzati dall’Intergruppo parlamentare Space Economy – le strategie di settore sono il fulcro del dibattito fra istituzioni e aziende, che anticipa di poche settimane la Ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea che a novembre definirà le linee guida delle politiche europee per i prossimi tre anni, e riguarda da vicino il nostro Paese a cui spetterà probabilmente la Presidenza del CM25. In questo scenario in evoluzione, la diplomazia e la politica industriale diventano strumenti complementari per posizionare l’Italia come attore centrale nella nuova economia dello Spazio.
Saper fare
“Abbiamo grandi aziende e tante Pmi nell’indotto, un sistema che permette di creare importanti opportunità per il nostro Paese”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha aperto i lavori del panel dedicato alla diplomazia dello Spazio, puntando l’attenzione sul valore del saper fare delle imprese italiane per “valorizzare il settore. Non possiamo rinunciare al nostro ruolo e alle nostre conoscenze nel contesto europeo, dobbiamo continuare a svolgere un ruolo determinante nella politica industriale europea” ha continuato il ministro, spiegando che, “a livello strategico, dobbiamo capire quanto aiuto può dare lo Spazio alla competitività industriale nel confronto globale”.
Nella visione di Tajani lo Spazio va inteso come parte integrante delle strategie economiche e di sicurezza dell’Europa. Il ministro ha ricordato che i sistemi satellitari e le infrastrutture orbitali sono oggi strumenti imprescindibili per il monitoraggio ambientale, la prevenzione delle crisi e la protezione delle infrastrutture critiche. La competitività, tuttavia, non è frutto di singole eccellenze, ma di un sistema coeso. Da qui l’appello del vicepremier a rafforzare la collaborazione tra governo, Parlamento, istituzioni europee e imprese per costruire un ecosistema nazionale integrato con la dimensione internazionale.
L'obiettivo condiviso
“Cuore nello Spazio, radici nei territori”. Si potrebbe sintetizzare così il contributo del presidente dell’Intergruppo parlamentare Space Economy, Andrea Mascaretti, che ha evidenziato come la forza dell’Italia nel settore spaziale risieda nella capacità di unire visione globale e radicamento territoriale. L’Intergruppo, che riunisce 45 parlamentari di tutte le forze politiche, è nato proprio per creare un raccordo stabile tra istituzioni, territori e filiere produttive. Lo Spazio è un obiettivo comune che nasce da una rete diffusa di competenze e capacità produttive, e che trova nella dimensione nazionale ed europea il proprio terreno naturale di sviluppo.
Italia in prima fila
Il Paese si prepara a un doppio appuntamento di rilevanza strategica: della Ministeriale Esa si è già detto che definirà le priorità europee in materia spaziale. L’Italia gestirà anche la presidenza - per il biennio 2026-2027 – dell’United Nations Committee on the Peaceful Uses of Outer Space (Copuos), il principale foro multilaterale per la definizione di regole comuni nello spazio extra-atmosferico. Un duplice ruolo che conferisce un peso politico e diplomatico senza precedenti: distintasi per saper unire competenze scientifiche e capacità industriali, l’Italia guiderà nei prossimi anni il dialogo internazionale sulle regole e gli standard che plasmeranno il futuro dell’economia spaziale.
Diplomazia spaziale
La Cooperazione internazionale riveste un ruolo di primo piano anche nell’ambito Space. Nel suo intervento nell’ambito degli Stati Generali della Space Economy, l’ambasciatore italiano in India Antonio Bartoli ha sottolineato la crescente rilevanza della collaborazione fra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Indian Space Research Organisation, che dispone di una filiera produttiva completa e ambiziosi piani per la realizzazione di una stazione orbitale entro il 2035. “L’india ha capacità su tutta la filiera produttiva, dai satelliti ai lanciatori e l’obiettivo del governo è realizzare una stazione spaziale entro il 2035”. In questo scenario, sottolinea l’ambasciatore, l’India “guarda alla cooperazione internazionale per la costruzione di satelliti, analisi dei dati, e questo rappresenta una grande opportunità, un nuovo mercato di valore per la nostra nazione”.
La collaborazione fra le due agenzie spaziali, italiana ed indiana, ha dato già vita a numerose attività di collaborazione: “abbiamo dato centralità al settore spazio nell’ambito del Business forum che si è tenuto fra Dehli e Brescia, e nella missione di sistema a settembre che ha interessato Bangalore e Dehli”. Ne sono emerse sinergie di collaborazione su Cosmo Skymed, attività di matchmaking e la progettazione di una piattaforma online organizzata per rafforzare gli ambiti della collaborazione e della ricerca.
Piano Mattei
La diplomazia spaziale italiana guarda, ovviamente, al continente africano dove l’Accademia Italia-Africa potrebbe diventare un punto di riferimento per iniziative di capacity building e sviluppo tecnologico condiviso, in particolare con il Kenya e altri Paesi emergenti. La base dell’Agenzia Spaziale Italiana con sede a Malindi - storicamente utilizzata per i lanci dei satelliti italiani fra gli anni 60 e 70 - torna al centro di una riflessione strategica che unisce cooperazione, economia e sicurezza, in vista di una lettura più orientata all’autonomia del Paese nell’ambito dei lanci spaziali. Una riflessione, più che una concreta azione, ma è comunque un punto di partenza.
L'elefante nella stanza
Ai lavori sulla Diplomazia Spaziale nell’ambito della Space Economy ha partecipato anche Massimo Claudio Comparini, Managing Director della Space Division di Leonardo che, a pochi giorni dalla notizia della firma del memorandum per la costituzione del nuovo ‘Colosso’ spaziale europeo – nato dall’accordo fra Leonardo, Thales e Airbus – è partito proprio dal concetto chiave: “Dobbiamo domandarci come possiamo crescere tutti insieme, perché i nostri nemici non stanno in Italia e nemmeno forse in Europa”.
L’importante, secondo Comparini, è focalizzare l’attenzione sul fatto che la Space economy muove cifre importanti: circa 600 miliardi di euro nel 2024, che potrebbe raggiungere la somma di 1,8 trilioni di euro entro il 2035. Un valore che non parla solo della manifattura spaziale ma di quanto può essere generato anche dall’industria non space e dalla nuova economia dello Spazio.
Il dilemma
“Il mondo va veloce, se guardiamo alla tecnologia, e abbiamo bisogno di masse critiche per poter indirizzare in maniera corretta” questo sviluppo. Per Comparini, “l’Europa ha di fronte un dilemma: ha dimostrato di poter essere sul ‘forefront’ del mercato mondiale, ma oggi deve capire come aggregare le forze – in termini economici e di competenze - per indirizzare la sfida ed essere parte del sistema” a livello globale. L’Italia ha scritto gran parte della storia dell’esplorazione spaziale ma, dice Comparini: “Dobbiamo riflettere su come proiettarci nel futuro”, perché “il consolidamento europeo non è uno strumento per mettere insieme i grandi per affamare la filiera”. Se ci sarà il colosso dell’aerospazio - e il condizionale è d’obbligo, secondo Comparini, perché il closing è condizionato dal parere dell’anti trust - “se ci sarà questo nuovo scenario, Leonardo lo porterà avanti perché è convinta che crea valore per sé stessa e per il Paese”.
Del consolidamento europeo non dobbiamo avere timore, chiude il capo di Leonardo Space: “l’Italia gioca una partita, è il gioco di un sistema e l’Italia ha dimostrato che nello Spazio sistema si può fare, e anche bene”. La Space Economy non è più un settore di nicchia ma un’infrastruttura strategica, capace di generare sviluppo economico, sicurezza e nuove forme di cooperazione internazionale. L’Italia, con le sue imprese, le sue istituzioni e la sua diplomazia, sembra determinata a giocare un ruolo da protagonista.
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