Innovazione
30 settembre, 2025Non di solo spazio vive SpaceX. Già abilitato per fornire la banda larga ai suoi clienti, punta ora alla telefonia mobile e acquista le frequenze per consentire a Starlink di “servire” i cellulari, al netto degli operatori mobili terrestri.
Per la “modica” cifra di 17 miliardi Starlink ha fatto compere, si è aggiudicata le frequenze telefoniche di EchoStar e viaggia veloce verso la realizzazione di un sogno: raggiungere direttamente i telefoni cellulari – offrendo anche il 5G – senza più bisogno dell’intermediazione delle infrastrutture di terra. In altre parole l’idea è quella di creare un link diretto fra il satellite e i cellulari, senza dover più “passare” dalle torri di trasmissione che oggi rappresentano l’infrastruttura di terra indispensabile per le connessioni telefoniche.
Un passo alla volta
Nell’estate 2025 sono stati molti gli italiani che hanno ceduto al fascino discreto del servizio internet offerto da Starlink. Con buona pace di qualche blackout e disservizio qui e lì, il fatto di poter “portare” la connessione internet anche in vacanza è piaciuta a molti, tanto che il numero dei clienti italiani di Starlink si attesta intorno ai 60 mila utenti, stando ai dati ufficiali. Ora Starlink – che appunto è già fornitore di banda larga – è anche entrata nel settore della telefonia mobile, come si poteva facilmente intuire a margine della partnership con T-Mobile. A questo puzzle si aggiunge ora il tassello dei diritti sull'uso delle frequenze di EchoStar che permetteranno a Starlink di connettersi ai cellulari direttamente, arrivando a coprire col servizio anche le aree più remote.
Direct to cell
Con sei milioni di utenti in tutto il mondo – tanti ne ha dichiarati SpaceX – l’acquisto del pacchetto di frequenze consentirà all’azienda di agire in maniera indipendente, liberandosi dagli accordi con gli operatori mobili. E con l’acquisizione dei protocolli 5G ottimizzati per il collegamento diretto fra smartphone e satelliti Starlink di nuova generazione, il salto verso un servizio “chiavi in mano” è presto fatto. Con quasi seicento satelliti già in orbita bassa – con latenze ridotte e migliore qualità del segnale - la rete Starlink è già pronta, a quel salto.
Sfida delle frequenze
Questo “dossier frequenze” si inserisce in una sfida competitiva più ampia, che vede anche Amazon impegnata a sviluppare il progetto Kuiper - sempre finalizzato alla connettività diretta ai dispositivi telefonici - mentre Starlink gioca la carta della copertura globale, con una presenza in oltre cento Paesi con velocità non sempre paragonabili alla fibra ma comunque altamente competitive.
E l'Italia che fa?
Nella Relazione 2024 al Parlamento - realizzata dal Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali, che è presieduto dal ministro Adolfo Urso – si traccia un quadro preciso di quello che accade nel nostro Paese, dove Starlink è già operativa ma l’alternativa europea no. Il programma IRIS² - Infrastructure for Resilience, Interconnectivity and Security by Satellite - è stato varato dalla Commissione Europea nel 2024 per fornire un servizio di Tlc satellitari che dovrebbe essere operativo a partire dal 2030. Oltre che per i lunghi tempi di realizzazione, anche guardando alla “dimensione” del servizio – la costellazione consterà di circa 300 satelliti – il confronto non regge, e viene facile dire che Starlink ha già vinto a tavolino.
Dice il saggio
“Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum”. Nell’adagio attribuito a Cesare c’è la chiave che l’Italia e l’Europa stanno usando per risolvere questo dilemma: il concorrente Starlink non lo potremmo battere, allora facciamocelo amico, includendone i servizi nel servizio di tlc Spaziali EU, dal momento che non siamo ancora in possesso di alternative “mature” made in Europe. Cambio di strategia, verrebbe da pensare, ripercorrendo gli eventi dell’ultimo anno. Solo la scorsa primavera sembrava che l’orientamento nazionale fosse quello di garantire la sovranità del servizio, ma oggi si legge una chiara apertura, anche nella stessa legge dello Spazio, varata a giugno 2025, che è stata attaccata proprio perché lascerebbe, secondo i maligni, molti margini di apertura nei confronti delle aziende di Elon Musk. E la domanda, a questo punto, nasce spontanea: SpaceX potrebbe tentare di replicare in Italia il modello statunitense, acquisendo o negoziando porzioni di spettro per servizi direct-to-cell? Per il momento questo scenario è collocato nel futuro remoto, e verrebbe da rispondere “ma figurati”.
Un affare da poco
Spesso si parla dell’Economia dello Spazio come di un traino importante per l’industria del Paese. E i dati ufficiali confermano questa lettura, se è vero che Il comparto spaziale vale oggi circa 596 miliardi di dollari e potrebbe sfiorare i 944 miliardi entro il 2033, trainato proprio dalle Tlc e navigazione satellitare.
Per stare al passo però, l’Europa dovrà sciogliere un nodo storico, e diventare attrattiva per i capitali privati in fase di scale-up, vincendo la concorrenza di paesi quali Stati Uniti e Asia, storicamente più propensi al rischio e dotati di filiere industriali integrate. In Italia sarà la definizione delle regole attuative dell’articolo 26 a chiarire se il Paese intenda dotarsi di una capacità sovrana per le tlc satellitari o se preferisca affidarsi a “partnership transatlantiche”.
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