Mantovano: "Sui migranti giudici contro la volontà popolare. Il rischio è che si percepiscano establishment"

Il sottosegretario ancora contro la magistratura: "Riduttivo parlare di toghe rosse, è un cronico sviamento della funzione giudiziaria. Spesso deragliano dai propri confini per decidere le politiche sui temi più sensibili"

Nel suo discorso di fronte agli avvocati del Consiglio forense per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, il registro linguistico scelto da Alfredo Mantovano è da addetti ai lavori. Ma il senso del suo messaggio è chiaro - la magistratura spesso fuoriesce dai suoi confini e si percepisce come un potere intoccabile - e si trasforma inevitabilmente nell’ennesimo capitolo del continuo scontro tra governo e toghe. C’è “la tendenza delle corti a negare spazi regolativi al legislatore”. Una tendenza, ha spiegato il potentissimo sottosegretario e tra i principali consiglieri di Giorgia Meloni, “che erode gli spazi di diretta espressione della sovranità popolare. Pensiamo, per riportare un esempio di leggi sistematicamente disapplicate, a quelle in materia di immigrazione”. Il riferimento, per rimanere sulla cronaca più recente, è ai mancati trattenimenti dei richiedenti asilo nei centri per migranti in Albania che, in attesa della pronuncia della Corte di giustizia europea sulla definizione di “Paese sicuro”, sono stati trasformati dal governo in “semplici” Cpr.

"Rischio che la magistratura si percepisca establishment"

Per Mantovano è riduttivo parlare semplicemente di “toghe rosse in azione”, termine usato più volte da esponenti di centrodestra, perché è un fenomeno “più complesso e più grave. È un ormai cronico sviamento della funzione giudiziaria - ha continuato - perché quest’ultima deraglia dai propri confini e decide, insieme alle norme, le politiche sui temi più sensibili. Ed è uno sviluppo che attraversa tutte le giurisdizioni a prescindere dalle appartenenze correntizie”. Il rischio, per l’ex magistrato “prestato” alla politica al fianco di Meloni, “è che che la magistratura percepisca se stessa non già come chi è chiamato a esercitare l'arte regale dello ius dicere nel caso concreto, bensì come parte di un establishment che ha la funzione di arginare la 'pericolosa' deriva della coerenza fra la manifestazione del voto, la rappresentanza politica e l'azione di governo”. Il tema della "giurisprudenza creativa non è nuovo - ha proseguito Mantovano -. La novità oggi è il suo carattere non più eccezionale, bensì diffuso tra tutte le giurisdizioni, con riferimenti alle fonti internazionali ed europee, dando una lettura estensiva, per non dire arbitraria, delle norme costituzionali, attingendo al cosiddetto multilivello - ha sottolineato il sottosegretario - una sorta di shopping fra le disposizioni di altri ordinamenti nazionali”. Con che finalità? “Per costruire discipline che il parlamento non ha mai approvato o perché non le condivide o perché non ritiene di trattarle”.

Le parole su Marine Le Pen

L’intervento prendeva spunto dalla recente sentenza contro Marine Le Pen e dall’incandidabilità della leader del partito di destra francese Rassemblement National. “Va scongiurato lo spettro del reciproco sospetto che avanza con l’avanzare fra le Corti e le istituzioni politiche. Va scongiurato, in particolare, il sospetto che il perseguimento dell’insindacabilità del soggetto politico visto come ostile condizioni il merito della decisione giudiziaria, perché questo sospetto mina in modo irreparabile la fiducia dei cittadini nella giustizia e nella politica. Non aiuta che talune forze politiche - ha continuato Mantovano - paiano ancora liete degli azzoppamenti giudiziari dell’avversario, pur di ottenere chance nella competizione elettorale. Non entro nel merito delle accuse a lei rivolte all'interno della giurisdizione di un altro Stato europeo. Mi limito a constatare che commentatori di parti politiche contrapposte a Marine Le Pen, in Francia come in altre nazioni, Italia inclusa, hanno espresso forti dubbi sulla proporzione fra i reati posti a base della condanna, l'entità di quest'ultima, e soprattutto l'applicazione anticipata della sanzione accessoria. Non entrare nel merito non impedisce però di riflettere sul criterio di proporzione, e quindi sul bilanciamento operato". Ma è proprio parlando sul caso Le Pen che, secondo Mantovano, quel che è accaduto Oltralpe si tocca con l'erosione (italiana) degli "spazi di sovranità". Sono tre, per il sottosegretario, "le tipologie di aggiramento della volontà popolare attraverso la strada giudiziaria: la creazione delle norme per via giurisprudenziale; la sostituzione delle scelte del giudice a quelle del governo; la selezione per sentenza di chi deve governare".

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