Ecco la batteria terra-aria schierata da Mosca a ridosso della Georgia. Che rischia di riaprire la guerra fredda con Washington nel Caucaso

È una sfida che sembra tornare da un passato sepolto, russi e americani che si confrontano lungo la frontiera dei loro alleati. Con batterie di missili che possono cambiare l'equilibrio strategico di una regione e satelliti sguinzagliati per scovarli: come a Cuba nel 1962, quando le foto delle rampe di lancio sovietiche portano il mondo sull'orlo della guerra atomica. Le immagini scattate dallo spazio sono simili: parcheggi, veicoli sospetti, silos. L'unica differenza è che all'epoca venivano impresse su pellicole bianco e nero, mentre adesso sono elaborazioni digitali a colori. Il significato è lo stesso: concretizzare la minaccia militare e alzare il livello della tensione.

Oggi i missili della contesa sono armi terra-aria, i potentissimi Sa-300: non hanno testate nucleari, servono ad abbattere aerei. E come due anni fa, la frontiera calda è quella tra la Georgia, uscita dall'Urss e legatissima a Washington, e le due enclave scissioniste di Ossezia e Abkhazia, territori a maggioranza russa resi indipendenti dalla presenza dei soldati di Mosca.

Nell'estate 2008 l'Armata rossa partì dalle basi delle due enclave per invadere la Georgia, sbaragliandone le forze armate in pochi giorni. Solo l'arrivo nel Mar Nero della flotta americana impose la fine dei raid dei bombardieri moscoviti, che avevano smantellato la rete di difesa georgiana.

Perchè tanto allarme per i nuovi missili? Semplice: permettono ai russi di dominare i cieli georgiani. Ogni Sa-300 copre un'area di 200 chilometri di raggio, colpendo fino a 30 mila metri d'altezza. Adesso ne hanno schierato una nuova batteria in Abkhazia, che si aggiunge alle due dislocati in Armenia: un tiro incrociato che, in pratica, trasforma gran parte del cielo della Georgia in uno spazio russo impedendo ai caccia avversari, georgiani o delle portaerei statunitensi, di sorvolare il territorio nazionale. Le ultime armi posizionate da Mosca vanno a chiudere l'ultima finestra, quella sul Mar Nero da dove nel 2008 arrivò la protezione dell'Us Navy e con essa la fine degli attacchi.

Gli SA300, che la Nato chiama in codice Sa-10B Grumble, sono dell'ultima versione Mpu, così moderna da venire adottata persino da paesi della Nato come la Grecia. Lanciatori, radar e mezzi logistici sono tutti semoventi: possono essere nascosti e spostati continuamente. Ogni singolo missile è lungo sette metri e ha una velocità di due chilometri al secondo: la testa contiene 150 chili di esplosivo e schegge, sufficienti a distruggere ogni bersaglio. Ma soprattutto il sistema radar permette di dare battaglia a 24 aerei contemporaneamente: la triplice batteria può quindi tenerne sotto controllo oltre settanta. Il tutto con apparati elettronici sofisticati che sono indenni dalle contromisure di disturbo adottate dagli occidentali. Insomma, un grosso guaio per la Georgia e gli Stati Uniti.

Il comandante dell'aviazione russa Alexander Zelin ha annunciato il rischieramento dei missili la scorsa settimana, all'indomani della visita del presidente Medvedev in Abkhazia, che si è recato proprio nella base dove si trovano gli SA300.

In realtà, i satelliti avevano già individuato la batteria - allineata su una pista senza nessun accorgimento mimetico: il modo di lanciare un avvertimento. Poi la dichiarazione del generalissimo Zelin ha obbligato le diplomazie a uscire allo scoperto, innescando una nuova crisi dei missili.

Gli analisi la considerano una risposta all'annuncio statunitense sulle nuove installazioni di armi-antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca, accolte come una sfida a Mosca. Washington negli scorsi mesi ha piazzato una batteria dei suoi Patriot nel territorio di Varsavia e Praga ha deciso di accogliere sistemi del nuovo scudo stellare americano. E adesso dopo la mossa di Putin, tocca a Obama studiare la risposta nel segno di Kennedy.

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