Oggi i missili della contesa sono armi terra-aria, i potentissimi Sa-300: non hanno testate nucleari, servono ad abbattere aerei. E come due anni fa, la frontiera calda è quella tra la Georgia, uscita dall'Urss e legatissima a Washington, e le due enclave scissioniste di Ossezia e Abkhazia, territori a maggioranza russa resi indipendenti dalla presenza dei soldati di Mosca.
Nell'estate 2008 l'Armata rossa partì dalle basi delle due enclave per invadere la Georgia, sbaragliandone le forze armate in pochi giorni. Solo l'arrivo nel Mar Nero della flotta americana impose la fine dei raid dei bombardieri moscoviti, che avevano smantellato la rete di difesa georgiana.

Gli SA300, che la Nato chiama in codice Sa-10B Grumble, sono dell'ultima versione Mpu, così moderna da venire adottata persino da paesi della Nato come la Grecia. Lanciatori, radar e mezzi logistici sono tutti semoventi: possono essere nascosti e spostati continuamente. Ogni singolo missile è lungo sette metri e ha una velocità di due chilometri al secondo: la testa contiene 150 chili di esplosivo e schegge, sufficienti a distruggere ogni bersaglio. Ma soprattutto il sistema radar permette di dare battaglia a 24 aerei contemporaneamente: la triplice batteria può quindi tenerne sotto controllo oltre settanta. Il tutto con apparati elettronici sofisticati che sono indenni dalle contromisure di disturbo adottate dagli occidentali. Insomma, un grosso guaio per la Georgia e gli Stati Uniti.
Il comandante dell'aviazione russa Alexander Zelin ha annunciato il rischieramento dei missili la scorsa settimana, all'indomani della visita del presidente Medvedev in Abkhazia, che si è recato proprio nella base dove si trovano gli SA300.
In realtà, i satelliti avevano già individuato la batteria - allineata su una pista senza nessun accorgimento mimetico: il modo di lanciare un avvertimento. Poi la dichiarazione del generalissimo Zelin ha obbligato le diplomazie a uscire allo scoperto, innescando una nuova crisi dei missili.
Gli analisi la considerano una risposta all'annuncio statunitense sulle nuove installazioni di armi-antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca, accolte come una sfida a Mosca. Washington negli scorsi mesi ha piazzato una batteria dei suoi Patriot nel territorio di Varsavia e Praga ha deciso di accogliere sistemi del nuovo scudo stellare americano. E adesso dopo la mossa di Putin, tocca a Obama studiare la risposta nel segno di Kennedy.