Dopo l'approvazione della legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, la capitale argentina è diventata la nuova mecca del turismo omosessuale. Un milione di ospiti all'anno, centinaia di locali dedicati. E un giro d'affari del settore superiore a quello di Rio de Janeiro (Foto di Giancarlo Ceraudo)

C'è un nesso che collega uno dei rifugi turistici più lussuosi di Buenos Aires con la modesta sede della corporazione dei portieri argentini Suterh, nel quartiere popolare di San Telmo. Mentre nell'Hotel Axel a cinque stelle si svolge la Terza Conferenza Internazionale di Marketing e Turismo LGBT (sigla di uso internazionale che raggruppa l'insieme di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transessuali), in un salone del sindacato si tiene una speciale riunione di condominio.

Sono inquilini e proprietari di uno stesso edificio venuti a festeggiare il matrimonio di Diego De Jesus Arias e Leonardo De Santo, i due angeli custodi che vegliano quotidianamente sulla loro sicurezza diurna e notturna, riusciti finalmente a sposarsi dopo innumerevoli ricorsi ed appelli in tribunale. Due facce di una stessa medaglia, o di una stessa città, la "Buenos Aires Gay" che oggi rappresenta una delle mete turistiche più ambite dalla comunità omosessuale internazionale.

Nell'Hotel Axel, Pablo De Luca è l'anfitrione della conferenza, e discerne disinvoltamente sull'elevato potere d'acquisto delle coppie gay. Pablo ha fondato la Camera di Commercio LGBT Argentina e promuove tutto ciò che riguarda possibili attività commerciali legate a questa preziosa nicchia di mercato. Il futuro mondiale del settore si dibatte qui e De Luca parla anche delle potenzialità economiche derivate dall'approvazione della nuova legge sul Matrimonio Egualitario: "Ci sono già tre imprese di servizi cerimoniali on line che offrono diversi rituali, e si prevedono investimenti per la costruzione di alberghi per lune di miele gay a Bariloche".

Diego e Leonardo, i due portieri di San Telmo che festeggiano nel salone messo a disposizione dal sindacato, sembrano ignari dei risvolti monetari impliciti nella lotta per il semplice riconoscimento della loro unione da parte dello Stato. Sono felici e commossi per l'iniziativa dei vicini, per la dimostrazione di genuina solidarietà nei loro confronti, due omosessuali per giunta, e per l'unione generatasi su questo tema in un contesto sociale come un condominio, generalmente ricettacolo dei peggiori istinti umani. Due facce della Buenos Aires Gay opposte ma intimamente legate, perché evidentemente non ci sarebbe l'una senza l'altra. La metropoli sofisticata, accogliente e "friendly" esiste infatti anche grazie agli anni di lotte e rivendicazioni portate avanti dai militanti dei diritti civili.

Le conquiste ottenute dagli attivisti del movimento nel breve tempo intercorso tra la caduta della dittatura militare ad oggi sono andate di pari passo con lo sviluppo di una sorta di rete di accoglienza integrale per il visitante gay. Alex Freyre e José Maria Di Bello sono stati i primi a unirsi in matrimonio civile ancor prima dell'approvazione della legge, aprendo un cammino quasi rivoluzionario.

La loro è stata una scelta non solo affettiva, ma anche pienamente militante. Oggi Alex continua a impegnarsi nell'affermazione di eguali diritti per tutti e guarda più in là dei risultati già ottenuti: "Vogliamo costruire non solo una nuova immagine di ciò che rappresenta essere uomo, ma anche una nuova visione della famiglia che non sia solo quella formata da un maschio e una femmina con l'obbligo di riprodursi".

La recente approvazione della legge sul Matrimonio Egualitario, grazie anche all'impegno di Alex, Josè, Leonardo e Diego, ha posto l'Argentina all'avanguardia dell'America Latina in materia di integrazione, proiettandola ancor più sullo scenario mondiale come una delle mete favorite del mercato LGBT. A De Luca ancora una volta non sfugge il risvolto economico della questione: "Negli altri nove paesi del mondo dove esiste questa legge, il turismo gay si è potenziato, e l'Argentina non farà eccezione". "Buenos Aires è riconosciuta come la mecca gay dell'America Latina, ed ha addirittura soppiantato Rio de Janeiro", afferma entusiasta il direttore della Camera di Commercio LGBT argentina. "Con la nuova legge inviamo al mondo un messaggio di eguaglianza, e questo incita i turisti che cercano una destinazione speciale", aggiunge poi opportunamente De Luca. Buenos Aires in effetti, riceve oggi un milione di turisti all'anno che si rivolgono ai servizi dedicati specificamente alla comunità gay, e la rivista "Gmaps", la più completa del mercato locale, illustra oltre 200 proposte gay-friendly nella città.

Oltre all'esclusivo Hotel Axel che si definisce "etero-friendly", ci sono agenzie immobiliari specializzate per affitti short-terms al pubblico omosex, bed & breakfast dedicati, ristoranti esclusivi, milonghe per gli amanti del tango "gay & queer", spa di lusso, saune, discoteche, crociere, fino a trovare proposte come la "vendemmia gay" nella provincia vinicola di Mendoza, a ridosso delle Ande.
Percorrendo i quartieri più tipici della città, la tradizionale Recoleta, lo storico e popolare San Telmo, il sofisticato Palermo o il modernissimo Puerto Madero, ci si accorge facilmente delle dimensioni di questo fenomeno. Dappertutto si incrociano coppie di trentenni dall'aspetto curatissimo, vestiti impeccabilmente pur con abiti casual, a passeggio di giorno nelle strade dei negozi più alla moda o seduti negli innumerevoli caffè della città.

Una Buenos Aires probabilmente lontana anni luce da quella vissuta da Mercedes Mojaime e Silvina Massa, anche loro omosessuali, ma con l'urgenza principale di sancire, grazie alla nuova legge, un'unione che dura da ormai 16 anni. "Abbiamo una figlia di otto anni, Ludmila. Oggi la possiamo riconoscere e siamo convinte che questo migliorerà la società", dice Mercedes mentre, appena sposata, esce dal Registro Civile sulla sedia a rotelle che la costringe seduta da anni.

"Fin dall'inizio ci siamo considerate come una delle alternative tra i diversi modelli parentali possibili, e nostra figlia è stata abituata fin da piccola a pensare che aveva due madri, non che gli mancava un padre", continua Mercedes, mentre accarezza Ludmila che ancora piange emozionata e la abbraccia.
Lo spa di lusso per soli uomini Markus, nel cuore del polo gay della città, a ridosso delle avenidas Santa Fe e Callao, rappresenta invece perfettamente le esigenze edoniste del consumatore evocato con tanta insistenza da Pablo De Luca. Al suo interno si incrociano professionisti di successo della metropoli e turisti facoltosi in cerca non solo di armonia e benessere. Nella vasca a idromassaggio, noncurante della presenza di un giornalista e di un fotografo c'è Jonathan. Ha solo 26 anni, non è straniero, ma viene dalla provincia argentina di Neuquen. Ha un aspetto esotico e potrebbe tranquillamente essere un modello di Dolce & Gabbana o un'attrazione turistica della città in sé.

La sua è una famiglia ricca e tradizionale della campagna argentina ma a lui non interessa molto la questione. Non ha seguito le orme paterne ed ha deciso di venire a Buenos Aires dove la sua sensibilità non risalta tanto come in provincia. È deejay di notte e fotografo di giorno e non ha problemi ad ammettere la sua bisessualità. Jonathan rappresenta una generazione che sembra aver saltato a piè pari qualsiasi problematica di genere sessuale, e parla con la stessa disinvoltura delle sue relazioni con uomini o con donne. È lui che cita per la prima volta la Festa Plop, l'ultima moda in tema di discoteche urbane a Buenos Aires, riservata ad un pubblico sopra i 18 anni e non oltre i 29 con l'unica consegna di abbandonare nella porta di ingresso qualsiasi tabù. Lo scenario, un antico teatro dei primi del Novecento, con i suoi stucchi e marmi intatti, è propizio allo spirito dionisiaco.
Qui la libertà più sfrenata e assoluta è unita alla leggerezza dell'essere, non c'è spazio per discriminazione alcuna, sia sociale, sessuale o razziale. Valgono solo i sentimenti, il divertimento, l'originalità e il carisma.

L'applicazione pratica del sogno di tanti che hanno lottato una vita contro le differenze. Forse anche grazie alla militanza di Alex e Josè, e al di là dell'ossessione per il glamour e il mercato di Pablo, il futuro della società argentina e probabilmente anche mondiale si trova qui, nella Festa Plop.